25 luglio 2022

Contemporary Caring entra nel reale, dalla newsletter alla mostra

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La curatrice Laura Rositani ci parla di Contemporary Caring, progetto anfibio, dai canali della newsletter durante il lockdown, a Baby Talk, ultima mostra tangibile con sei artiste

BABY TALK, Vista dell'esposizione

Era un venerdì, 27 novembre 2020, in pieno primo post pandemia, con un lockdown alle spalle e uno alle porte, quando, aprendo distrattamente la mail, trovo #01 – INSIDE OUT: il primo contributo di Laura Rositani ideatrice di Contemporary Caring (CC:) che mi regala un momento di riflessione sull’Arte e in particolare sul concetto di Cura. Da allora, puntuale ogni venerdì, questo progetto collettivo, portato avanti con contributi di artisti e teorici, anche non necessariamente legati al sistema dell’arte, mi avrebbe accompagnato fino alla primavera inoltrata del 2021, quando aprì un primo “progetto fisico” simile a un’operazione di mail art ma con cartoline di artisti, durante luglio e agosto dello scorso anno.

Poi, dopo l’estate, poco altro fino a qualche mese fa, in cui la newsletter si è riattivata un paio di volte per raccontare di quello che sarà, di lì a poco, un progetto reale e tangibile, una mostra, finalmente. Visitabile fino al 30 luglio, in via Saviabona 107, Monticello Conte Otto (VI), “BABY TALK” coinvolge il lavoro di sei artiste: Pauline Batista, Alessandra Brown, Serena Gamba, Sara Lorusso, Caterina Morigi e Adelisa Selimbasic. Abbiamo raggiunto Rositani per saperne di più.

 

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Un post condiviso da cc: contemporary caring (@contemporarycaring)

In un periodo in cui sempre più gli eventi da fisici sono diventati virtuali (con tutti i pro e contro) CC ha invertito la tendenza in quanto si è potuto manifestare con un evento in presenza Come è stato, finalmente, esistere al di fuori della rete, nel mondo reale?

«Contemporary Caring è nato come progetto digitale in un momento di estrema necessità di cura e condivisione attraverso delle lettere (purtroppo esclusivamente digitali) che spedivamo ogni venerdì. CC: è una creatura che continua a sentire l’esigenza di qualcuno che se ne prenda cura, nella sua accezione più profonda. Per questo è arrivato il momento di incontrarci, condividere e vivere insieme dei progetti fuori dal digitale.

Serena Gamba, Eco – quinta definizione, 2019

Tutto si è evoluto nella maniera più naturale e spontanea, quando ho preso in affitto questo piccolo spazio condiviso appena fuori dal centro di Vicenza, ho subito pensato che potesse diventare la giusta casa per CC:, una sede in cui organizzare talks, mostre ed eventi dove poter insieme costruire “il pianeta della cura”. Lo spazio in questione è perfettamente in connessione con i principi di CC: perché ne riflette la natura collettiva, di grande responsabilità verso gli altri e di cura appunto. Poter incontrare chi ha seguito il progetto digitale, poter vedere come riesce ad esistere Contemporary Caring aldilà di uno schermo è stato davvero intenso.

Adelisa Selimbasic, “Accetto e vado avanti”, 2021, 
 olio su tela, 24 x 30 cm

Il titolo del nostro progetto, Contemporary caring, è volutamente scritto in lingua inglese per sottolineare i molteplici significati del verbo to care. Il testo di riferimento di Contemporary Caring è il saggio di Giorgia Serughetti  Democratizzare la cura/Curare la democrazia. Il lavoro di curatrici, curare una mostra, un progetto, una riflessione, rientra in un’impegno verso la nostra comunità di ripensare la responsabilità per rivoluzionare la propria consapevolezza rispetto alla nostra vulnerabilità e rispetto all’imprescindibile e fondamentale contaminazione con l’altro. La cura deve quindi diventare “attività che comprende ciò che facciamo per mantenere, perpetuare e riparare il nostro mondo per viverci al meglio”».

Alessandra Brown, Degenerazione

Dopo oltre un anno di newsletter ai quali molti iscritti (compreso chi scrive) si sono affezionati ed hanno seguito con piacere, proprio a partire da una di queste mail del venerdì, a firma di Caterina Morigi, una delle artiste in mostra, è venuta fuori l’idea per BABY TALK, una mostra tutta al femminile, ce ne potresti parlare?

«È stato davvero emozionante vedere il riscontro che il progetto ha avuto. Molti si sono affezionati, attendevano l’arrivo della newsletter del venerdì e in molti ci hanno contattato, risposto, alcuni li abbiamo anche incontrati di persona. Per questo ho deciso che la modalità più giusta fosse quella di partire da una lettera d’artista spedita via mail ad aprile 2021 scritta da Caterina Morigi che affrontava gli studi di Ellen Dissanayake che ne “L’infanzia dell’estetica. L’origine evolutiva delle pratiche artistiche” trova analogie tra il rapporto madre-figlio in età pre-linguistica e l’azione di fare arte da parte degli artisti.

Caterina Morigi, Elitropia, 2021, disinfettanti su carta, 
34 x 28 cm e Sara Lorusso, “Camilla”, Milano 2019, stampa cotone, 41 x 31 cm

“BABY TALK” è un progetto basato in primis sull’idea di cura e collaborazione e per questo vede la partecipazione di diverse persone che hanno aderito a questo progetto con entusiasmo e dedizione. In primis le artiste Pauline Batista, Alessandra Brown, Serena Gamba, Sara Lorusso, Caterina Morigi e Adelisa Selimbašić. Ognuno con la propria pratica, che oscilla dalla pittura, alla scultura alla fotografia, affronta tematiche legate al tema del rito, del corpo, della cura e della memoria».

Pauline Batista, Incorporation (pink, white, blue), 2019

Come proseguirà il progetto? Sono in programma altri eventi fisici? CC tornerà a farci compagnia il venerdì nelle nostre mailbox?

«Il progetto CC: è nato come progetto collettivo ma attualmente lo sto portando avanti da sola. Quindi per ora arriveranno della comunicazioni anche via mail ma non con la stessa costanza del progetto nella sua fase precedente. Sicuramente seguiranno altri eventi in presenza secondo questa nuova veste di Contemporary Caring».

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