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Cremona Contemporanea ridisegna la città attraverso l’arte: ce lo racconta la sua direttrice
Arte contemporanea
C’è un’Italia che non urla, non si impone, eppure quando parla la sua eco si diffonde ovunque. È l’Italia delle città dalla bellezza solida e discreta, che non insegue i riflettori, ma li attrae con naturalezza. Cremona è una di queste: un luogo dove il passato non è solo storia, ma un respiro vivo che attraversa il presente. Proprio qui, dal 24 maggio al 2 giugno 2025, si terrà la terza edizione di Cremona Contemporanea | Art Week: dieci giorni dedicati alle arti visive, ormai un appuntamento irrinunciabile per chi ama il contemporaneo nelle sue forme più contaminanti. Sotto la direzione artistica di Rossella Farinotti – tra le curatrici più influenti della scena emergente italiana, e forse anche la donna dal sorriso più contagioso che potrete mai incontrare – Cremona si trasforma in un museo diffuso, con diciannove artisti ad animare diciannove luoghi intrisi di storia.
In una città dove la tradizione liutaria continua a vibrare sotto la superficie delle cose, è ancora una volta l’arte a generare nuove armonie. Sì, l’arte che salva l’arte. L’arte del presente che si prende cura del passato, lo risveglia dal sonno del tempo, lo anima di nuova linfa e ne moltiplica forza e senso. Così, anche quest’anno, la città di Cremona torna a farsi ascoltare, non con il suono dei celebri Stradivari, bensì con il coro potente di un ensemble artistico in cui si distinguono le voci di grandi maestri: Michaël Borremans, Trisha Baga, Eva & Franco Mattes, Vedovamazzei e Angharad Williams.
Fin dalla sua prima edizione, la manifestazione ha raccolto il sostegno di artisti di fama internazionale – da Maurizio Cattelan a Claire Fontaine, da Emma Talbot a Patrick Tuttofuoco – sempre affiancati da una generazione di talenti emergenti capace di portare grande profondità e visione a un progetto che cresce di anno in anno.

Rossella, partiamo da questa splendida mappa. In un evento così ampio e articolato, orientarsi è il primo passo per scoprire la ricca stratificazione artistica di questa edizione e della città. Dal Battistero romanico al gotico lombardo del Palazzo Comunale, fino ai mosaici dell’XI secolo nella Cripta del Camposanto dei Canonici – inserita per la prima volta nel circuito. E ancora, il Museo Archeologico di San Lorenzo, scrigno romano custodito in una chiesa medievale, e Palazzo Fodri, raffinata espressione rinascimentale che ospita la galleria PQV Fine Art. Senza dimenticare il Cinema Teatro Filo, con la sua elegante architettura neoclassica, e la storica Pasticceria Lanfranchi, dove questa vitalità si può letteralmente assaporare. Quali sono i tesori nascosti di questa edizione? Quali le tappe davvero imprescindibili?
«Intanto grazie per questa profonda introduzione, rileggere – e ripensare – alle immagini più emozionanti degli ultimi anni è utile per ripercorrere la strada già compiuta in soli due anni. A ogni edizione, con la project manager Eleonora Santin, cerchiamo di cambiare, migliorare e diversificare.
E Cremona è la matrice da cui le idee nascono. Dunque i tesori nascosti sono tutti luoghi che abbiamo riaperto grazie alla collaborazione con la città. Si riapre un Ospedale degli anni ’20, chiuso e abbandonato da diversi decenni, con un progetto corale che racconta storie di persone, dal titolo Herenzia, creato dagli artisti Maximo Gonzalez e Ivan Buenader. Si può scendere in una cripta, anch’essa sconosciuta a molti, proprio sotto il Battistero del Duomo, dove appare un mosaico del 1100: un luogo speciale che verrà riattivato in maniera riflessiva, ma al contempo ironica, da Eva & Franco Mattes. E poi la sede meravigliosa di Fondazione Città di Cremona, dal lato opposto di piazza Giovanni XXIII, proprio di fronte all’ex Ospedale Maggiore e accanto alla chiesa del Foppone, dove le sue arcate accolgono, per il secondo anno, un’evocativa installazione (lo scorso anno c’era una scultura di Ornaghi & Prestinari; in questa terza edizione Luca Monterastelli ha interagito con lo spazio).
Sempre Fondazione Città di Cremona è la sede di un luogo speciale per la città, che quest’anno accoglie Art Week ponendo in dialogo la storia di Cremona e dei suoi artisti con due artiste contemporanee, Emilia Kina e Ludovica Anversa. Altra location nuova, metà ad uso privato e metà in disuso, è lo storico Palazzo Schinchinelli. E poi i Bastioni di Porta Mosa…insomma, sono diverse le novità da scovare.
Le tappe imprescindibili sono sicuramente questi luoghi citati, insieme ad alcuni classici: dal Comune fino al Battistero, che ritorna dopo un anno di pausa…dopo il coccodrillo di Maurizio Cattelan. Ma ogni luogo ha una sua storia da mostrare, e va vissuto. Dall’interno e dall’esterno, come i luoghi fruibili solo dalla strada: Robolottisei con i Vedovamazzei e i Billboard di via Mantova con Irene Fenara».

Cremona, grazie a questa manifestazione, pulsa di un ecosistema artistico ciclico e in costante dialogo con la comunità. Da sempre orienti il progetto verso un modello curatoriale partecipato, che si nutre di istituzioni solide e di professionisti appassionati: dai percorsi espositivi di Faville, alla collettiva di giovani artisti curata da VENERDISABATO (PQV Fine Art), passando per i talk di “Bar Cremona” firmati da Giorgio Galotti (Pasticceria Lanfranchi), fino al progetto editoriale “Brigantia” di Annika Pettini e all’installazione site specific “Herenzia” degli artisti Maximo Gonzalez e Iván Buenader. In che modo questa edizione sviluppa e approfondisce questa visione curatoriale diffusa e partecipata?
«Sono felice che si percepisca l’apertura di nuove visioni grazie a sguardi diversi e stratificati. Curatela, visioni, dialoghi, immaginari, arte visiva, editoria, installazioni, giovani punti di vista, sfide in luoghi storici: sono tanti gli sguardi restituiti grazie ai progetti “Faville” e ai suoi protagonisti, così come numerosi sono i curatori e gli artisti coinvolti».

Tra i protagonisti che incontreremo ci sono Ludovica Anversa, Arianna Carossa, Daniele Costa, Olivia Erlanger, Irene Fenara, Stina Fors, Maximo Gonzalez, Emilia Kina, Giulia Maiorano, Edoardo Manzoni, Luca Monterastelli, Giovanni Oberti, Marta Pierobon e Andrea Romano. Quali sono le tematiche più urgenti emerse quest’anno?
«Ogni anno sbucano temi che vengono condivisi senza che gli artisti sappiano ciò che fa l’altro. Ciò arriva dalla sensibilità comune. Questo momento storico è densissimo, drammatico, e gli artisti lo risvoltano con educazione, senza didascalie, con progetti come Herenzia, che racconta di condivisione; Carossa, che tratta l’umano in contemplazione, con frammenti di corpo “frammentati” nello spazio del Museo Archeologico con ironia; Manzoni, che con “Preghiera” fa riflettere sulla natura, la sintesi della materia.
Dunque ci sono temi: natura, utilizzo raffinato dei materiali, ironia nel ribaltamento degli immaginari quotidiani (Vedovamazzei) e poesia in una visione del doppio, del decadimento, ma della salvezza nella protezione (Giovanni Oberti)».
Libera da ogni vincolo, quale messaggio, ma soprattutto quale invito, vorresti trasmettere a chi si appresta a vivere questa terza edizione?
«Prendere le mappe, non avere pregiudizi su ciò che si vedrà, e godersi queste produzioni e opere speciali».


