15 agosto 2021

Dalla parte del drago #16: L’arte in vacanza

di

Meduse, pesci dai colori cubisti e dai riferimenti agli artisti: anche "Dalla parte del drago" va al mare e vi augura buon ferragosto, insieme alla redazione di exibart

Emilio Notte, Natura morta con pesci, 1924, Olio su tela, 35 x 49 cm

Anche l’arte va in vacanza e per qualche giorno si rimane senza. O forse la si cerca altrove, nelle meraviglie del mare. E in effetti c’è da meravigliarsi guardando certi pesci che hanno preso ispirazione da pittori noti e dalle loro creazioni. Un bellissimo pesce, ad esempio, conosciuto come “pesce grilletto” perché può alzare e abbassare le pinne dorsali per bloccarsi all’interno della tana e impedire ai predatori di mangiarlo, è anche detto “Balestra Picasso”.

Pesce Balestra Picasso, 25 cm

Sul suo corpo di venticinque centimetri sembra infatti avere decorazioni cubiste dai colori brillanti e, come il grande Pablo Picasso in vita soleva fare, non se la passa affatto male, abitando una zona meravigliosa come la barriera corallina e mangiando molluschi e crostacei di gran sapore. In buone acque pare stare anche il “Pesce Farfalla di Klein” che nuota nell’Indo e nell’Est Pacifico, in comunità con altre specie diverse, da solo o in coppia, mangiando alghe varie e coralli molli. È di un bellissimo giallo, con l’occhio attraversato da una striscia nera e la bocca blu.

Pesce Farfalla di Klein, 15 cm

Io ci vedo sia Franz che Yves, e fingo di ignorare la vera motivazione del nome che risale al diplomatico, botanico, zoologo, storico, giurista -e chi più ne ha più ne metta- Jacob Theodor. A voler ben vedere nel mare vaga un soggetto che gli artisti hanno affrontato in tutte le salse: la Medusa, ovviamente. Nella mitologia era meglio starle alla larga e non incrociare il suo pietrificante sguardo ma anche nell’acqua è meglio non starci a contatto. Nella storia dell’arte l’incontro è invece molto felice e la si vede quasi sempre decapitata per mano di Perseo vincitore. E se volessimo dare uno sguardo – noi che possiamo – agli artisti che hanno immortalato la sua testa ciondolante incontreremmo alcuni dei più grandi: da Benvenuto Cellini, con la scultura in bronzo considerata il capolavoro manierista e che per via della fusione fu un’impresa epica e incredibilmente complessa, al busto in marmo scolpito dal Bernini con la bella Medusa sofferente. Dal Caravaggio, con il suo scudo con la testa recisa, la bocca aperta, la capigliatura di serpi sibilanti in bella evidenza e il fiotto di sangue fuoriuscente che il Merisi utilizzò (nella prima versione) ovviamente per la firma, fino al grande Rubens, che si cimentò con la sua testa orripilante, nel suo caso più ancora che nelle altre, per l’abbondanza di serpenti, ragni, scorpioni, sangue e macabri dettagli.

Jean Baptiste Simeon Chardin, Natura morta con gatto e pesce, 1728, Olio su tela, 79 x 63 cm

Che in un film dell’orrore potrebbe essere servita su un “pesce piatto d’argento”, che esiste veramente nelle lagune di mangrovie. Ma torniamo al mare per fare un inchino alle “damigelle dalla coda dorata” che non sono di Avignone ma stanno nelle barriere coralline e sono particolarmente note per la coda gialla o mezza azzurra e tra i loro vanti c’è quello di riprodursi anche negli acquari. Il “pesce Napoleone” è tra i miei preferiti e ha una livrea da perdifiato con uno sfondo variabile dall’azzurro al verde smeraldo, dal verde pisello al grigio rosato, screziato da un reticolo di linee sottili gialle che disegnando un labirinto su tutto il corpo e le pinne, che manco Jacques Louis David avrebbe saputo dipingerle. Tra i “Pesci pagliaccio” c’è invece un Pomodoro, che non c’entra nè con Gio nè con Arnaldo, anche se il profilo del corpo in effetti è ovoidale e le pinne sono ampie e tondeggianti. Il colore di base va dall’arancione scuro al rosso acceso e i giovani pesci hanno tre bellissime strisce bianche che con la crescita si ritirano gradualmente. Ma certi pesci sono finiti male nell’arte.

Vincenzo Campi, Pescivendola, 1576 – 1580, Olio su Tela, 144.5 x 217 cm

Pensate alla Pescivendola di Vincenzo Campi o alla Natura Morta con Pesci e gatto di Chardin. O a tutte quelle tavole apparecchiate del Seicento dove la fauna marina è spesso presente, anche per gli effetti pittorici che si possono ottenere con le squame e il loro effetto riflettente. E lì vi compaiono le più varie specie: aringhe, ostriche, molluschi, aragoste e granchi, con i loro significati simbolici più o meno facili da dedurre. E ai pesci e le ostriche di Manet, a quelli tra aranci e limoni di De Chirico, ai pesci ammassati di Goya e del Recco, a quelli rossi di Renoir e a quelli già impiattati di Emilio Notte e Guido Carrer, non resta che dire addio. Il mare ve lo saluto io.

Nicola Mafessoni è gallerista (Loom Gallery, Milano) e amante di libri (ben scritti). Convinto che l’arte sia sempre concettuale, tira le fila del suo studiare. E scrive per ricordarle.
IG: dallapartedel_drago

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui