27 dicembre 2021

Dalla parte del drago #23: A peso morto

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La figura di Gesù, per la religione Cristiana, sa essere a volte un problema, che costringe a dover spiegare cose complicate come la resurrezione e la verginità della Madre. E questo "peso" lo si vede da alcune opere, che ci piace ripercorrere

Carlo Innocenzo Carloni, Deposizione, 1761-1763, Olio su tela

Anni fa un frate non indovino mi disse che la figura di Gesù per la religione Cristiana sa essere a volte un problema, che costringe a dover spiegare cose complicate come la resurrezione e la verginità della Madre. In uno spettacolo di teatro sacro, che ricordo di aver visto, Gesù venne addirittura messo in scena come un personaggio immobile, sdraiato a terra per tutto il tempo, mentre la vicenda gli si svolgeva accanto.
E che Gesù sia un peso lo si vede da alcune opere. La Deposizione di Volterra del Rosso Fiorentino va a genio per l’occasione perché rappresenta Gesù ormai spirato mentre viene rimosso dalla croce mettendo in crisi i suoi affannati soccorritori che provano a portarlo al suolo, evitando di farlo cascare. A parte il Cristo verde e il crepuscolo all’orizzonte, che rendono speciale e atipica questa magnifica tavola, eccezionale si rivela anche la serpeggiante composizione. Con quel signore curvato che indica agitato che la situazione gli sta per sfuggire di mano, mentre un uomo barbuto in alto, in preda al vento, osserva attento o preoccupato, e le donne sotto piangono a dirotto. Poi ci sono quella del Pontormo, l’arcinota del Caravaggio, quella di Raffaello e la Deposizione di Cristo del Bronzino ‪che sta a Besançon‬, nel Musée des Beaux-Arts.

Rosso Fiorentino, Deposizione dalla Croce, 1521, Olio su tavola, 375×196 cm

Vediamole man mano, a partire dal Pontormo: di colore acceso e quasi senza chiaroscuro è ritratta la scena del trasporto di questo Cristo, che risulta sicuramente più leggero rispetto a quello del Rosso. I due sostenitori sono in punta di piedi e non fanno smorfie di fatica, come se la forza di gravità fosse momentaneamente sospesa. E quante donne attorno al morto! Anche se tutte – ben sei – si preoccupano più del dolore di Maria che di sorreggere la spoglia mortale, che del resto non sembra impensierire. E tra le spoglie leggere aggiungo subito, perché l’ho rivista da poco, anche quella della Parrocchiale di Calvisano, realizzata da Carlo Innocenzo Carloni, che si regge grazie a un lenzuolo che non riesce nemmeno a sgualcire, come fosse già pronto, il Cristo, a volar via in cielo dritto. Ma torniamo al precedente elenco per capire quanto pesano il Cristo del Caravaggio o quello di Raffaello: il primo grava parecchio sulle braccia forzute degli apostoli Giovanni e Nicodemo, ma credo sia soprattutto l’evangelista a far fatica poiché a lui spetta la parte alta di quel corpo inclinato verso il basso, mentre Maria di Cleofa, dietro, sembra alzar le mani al cielo e invocare a dio un sostegno.

Bronzino, Deposizione di Cristo, 1545, Olio su tavola, 268×173 cm

Quello di Raffaello è invece il più pesante che ricordo, e ciò si vede chiaramente dall’espressione di chi sostiene la sua parte superiore. Monumentali sono le figure e la resa anatomica di tutte le persone e “croce sul cuore” che Lui è davvero greve. E così pare quello del Bronzino, che di troppo ha pure qualche chilo. Che proprio non ci voleva per quella grande muscolosa figura, ricoperta con un drappo giallo, che lo sorregge da dietro, costretta a piegarsi alla più non posso e a sfruttare la spalla come perno: diamogli una leva e ci solleverà il mondo. E vediamo un po’ di curiosità, già che ci siamo. In alto, alle destra di questa deposizione, conversano beatamente Bronzino stesso, il suo discepolo Alessandro Allori e il vecchio Pontormo in semicerchio, mentre il Nicodemo dipinto dal Caravaggio è rappresentato – sembra – con le sembianze di Michelangelo. Avanti con l’elenco, che le battute ancora non bastano.

Rogier Van der Weyden, Deposizione dalla Croce, 1435-1440, Olio su tavola, 220×260 cm

Rogier Van der Weyden fa sorreggere il suo Gesù a tre uomini: l’anziano barbuto Nicodemo, un giovane servo sulla scala e Giuseppe d’Arimatea, riccamente a vestito, che donò a Gesù il proprio loculo. Ma non sembra esserci fatica e la strana figura serpentina del buon Gesù, parallela a quella di Maria, facilmente viene sostenuta. Proseguiamo ormai a ritroso e scopriamo quanto fu rischioso ciò che successe nel 1335, con Pietro da Rimini e la sua Deposizione dalla Croce. E se chi regge il Cristo non scivola da quella scala a pioli, così sottile e inclinata, travolgendo la brigata sotto che guarda lo spettacolo, allora sì che c’è il miracolo.

Pietro da Rimini, Deposizione dalla Croce, 1325-1330, Tempera e oro su legno di pioppo, 430×357 cm

Ma se Pietro era un giottesco, cosa fece il Maestro? Sia nel Compianto a Padova dagli Scrovegni che nella Deposizione d’Assisi, Gesù viene sorretto in basso e dunque non c’è rischio. Giotto è maestro sapiente anche nelle scelte ed evita di tenerci… sulle spine.

Nicola Mafessoni è gallerista (Loom Gallery, Milano) e amante di libri (ben scritti). Convinto che l’arte sia sempre concettuale, tira le fila del suo studiare. E scrive per ricordarle.
IG: dallapartedel_drago

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