16 marzo 2022

Gala, Iacolutti, Parvanova, Co.So! Artisti per il sociale – Loggia dei Mercanti

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Enej Gala, Giulia Iacolutti e Anastasiya Parvanova sono i protagonisti della terza edizione del progetto di arte partecipativa e relazionale promosso da ETRARTE, il cui esito è oggi esposto in mostra

Installazione del workshop "Avvistamenti" condotto da Enej Gala, ph.credits © Claudio Cescutti

Sarà visitabile fino al 20 marzo prossimo negli spazi della Loggia dei Mercanti a Palmanova di Udine, la mostra conclusiva del progetto culturale “Co.So! Artisti per il sociale 2021”, iniziativa volta a sensibilizzare comunità territoriali del Friuli Venezia Giulia sui temi della salute mentale, dell’inclusività e del benessere sociale. Enej Gala, Giulia Iacolutti e Anastasiya Parvanova sono i protagonisti di questa terza edizione del progetto di arte partecipativa e relazionale promosso da Associazione ETRARTE e curato da Elena Tammaro e Rachele D’Osulado. Ai tre artisti è stato affidato il compito di animare altrettanti laboratori co-progettati insieme a facilitatori, esperti del settore della salute mentale e dell’assistenza socio-sanitaria, e rivolti a persone portatrici di esigenze specifiche e non solo. Laboratori il cui esito è oggi esposto in mostra.

Opera realizzata nel corso della residenza d’artista di Anastasiya Parvanova “Sogni” presso la struttura ‘Casa di Teresa’, ph. Credits © Claudio Cescutti

La fotografa e visual artist Giulia Iacolutti ha proseguito il suo progetto di arte relazionale Dopamina. Uno studio visivo sugli ormoni dell’amore con l’Associazione teatrale Cantiere dei Desideri di Fiumicello Villa Vicentina, in un laboratorio che ha visto la partecipazione di persone diversamente abili e normodotate insieme. Secondo capitolo di una ricerca intorno al ruolo dei neurotrasmettitori nel determinare movimenti e influenzare la sfera emotiva, il laboratorio ho visto i partecipanti coinvolti in una serie di esercizi studiati ad hoc per far aumentare il senso d’intimità, l’empatia e la gentilezza, come teorizzato dallo psicologo Robert Epstein, per il quale la ripetizione di alcuni gesti fisici può portare anche all’innamoramento. A conclusione degli incontri, in un’ottica di coautorialità, Iacolutti ha fotografato con una macchina medio formato le persone mentre mettevano in pratica gli esercizi davanti al suo obiettivo, dando vita a delle staged photography, ora in mostra, che ne rievocano le emozioni provate. In questa tappa del suo progetto artistico, Iacolutti ha voluto in particolare affrontare il tema a tratti scomodo dell’affettività e della sessualità delle persone con disabilità, per mettere in discussione alcuni tabù e preconcetti che ancora oggi ci accompagnano.

L’artista Giulia Iacolutti nel corso del laboratorio “Dopamina, uno studio visivo sugli ormoni dell’amore” laboratorio con l’associazione Cantiere dei Desideri

Lo scultore e pittore sloveno Enej Gala ha condotto invece due workshop con degli studenti di una scuola superiore monfalconese a indirizzo sanitario e sociale, e con lo spazio aggregativo giovanile Collettivo 48. Gala ha guidato i ragazzi nella realizzazione di semplici burattini con materiali poveri, invitandoli a caratterizzarli secondo uno storytelling specifico, a partire da leggende popolari o improbabili avvistamenti, così da esplorare l’immaginazione collettiva di un territorio di confine. In mostra un’installazione raccoglie tutti i burattini creati dai giovani partecipanti.
La pittrice bulgara Anastasiya Parvanova – del collettivo veneziano Fondazione Malutta – ha invece svolto una residenza d’artista presso la ‘Casa di Teresa’ di Aiello del Friuli, realtà che si occupa di disagio mentale, e che ha visto utenti ed operatori coinvolti in un percorso di avvicinamento alla pittura. Il tema prescelto è stato quello dei sogni, nelle più diverse accezioni: dall’onirico all’aspirazionale. Né è scaturita una grande tela, dallo sfondo indaco su cui sono confluiti a mano a mani i contributi di tutti.
Il progetto Co.So! vuole mettere al centro l’artista come attore di cambiamento, agente capace di creare connessione impreviste, detonatore in grado di scardinare dinamiche ormai consolidate e precostituite, per aprire ad orizzonti nuovi. L’artista con il suo ‘fare’, stimola ad agire diversamente e utilizzare linguaggi fuori dall’ordinario, ridefinendo il modo di ciascuna persona coinvolta di percepire se stesso, ma anche scompaginando le consuete dinamiche di gruppo. Il progetto agisce quindi su più livelli. Intende da un lato lavorare nelle ‘comunità fragili’ andando a coinvolgere tanto le persone con bisogni ‘speciali’ quanto coloro che se ne prendono abitualmente cura, ma chiamando in causa proattivamente anche la comunità territoriale tutta. L’arte, come linguaggio altro, apre infatti anche alla possibilità di trovare un terreno comune dove le ‘categorie speciali’ sono superate, le differenze interindividuali si annullano, gli schemi precostituite svaniscono. Obiettivo è in tal senso innescare un primo ma significativo processo di cambiamento, che possa essere duraturo nel tempo.

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