28 luglio 2021

Hybrida Tales by Untitled Association #26: MERZBAU e Tutto Questo Sentire

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Untitled Association presenta Hybrida Tales, una mappatura di spazi indipendenti, artist-run spaces e associazioni culturali in tutta Italia: nuova tappa da MERZBAU e Tutto Questo Sentire

Exercises On Displacement 4/5, Rebecca Salvadori, photo ©FrancescoMussida 2019

Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato oltre 200 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.

Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.

Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.

 

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MERZBAU

MERZBAU è un collettivo artistico fondato da Andrea Parenti, Désirée Nakouzi De Monte, Filippo Tocchi, Pietro Cortona che hanno aperto le porte del loro spazio di Lungo Stura Lazio a Torino per accogliere mostre ed eventi finalizzati a individuare idealmente forme autonome di discorso e posizionamento periferico.

 

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Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?

«La nostra ricerca è un tentativo di relazione col nostro tempo, che aderisce a esso e, insieme, ne prende le distanze. È come neutralizzare le luci che provengono dal nostro tempo per scoprire le sue tenebre».

Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate? 

«Concependo la nostra ricerca come pratica nomade, ci siamo spostati molto negli ultimi anni: il quartiere Aurora, Barriera di Milano e il fiume Stura a Torino, le periferie di Bologna, Milano, Amsterdam e Beirut sono state e sono essenziali per orientare la nostra ricerca».

Cosa significa per voi sperimentazione? 

«Significa trovare dei buchi in cui cadere».

Tutto Questo Sentire

Tutto Questo Sentire nasce nel 2014 dall’incontro tra Olivia Salvadori, Sandro Mussida e Rebecca Salvadori. TQS esiste come motore di progetti che approfondiscono le relazioni fra le diverse tradizioni sonore, la percezione del tempo e dell’ambiente attraverso la produzione di materiale originale ed eventi pubblici. TQS vive la curatela come pratica d’arte costruendo un sistema di esperienze che si articola in modo generativo attraverso residenze, eventi e pubblicazioni.

 

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Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?

«Il nostro modo di collaborare è nato organicamente e nel tempo durante scambi che avevano a che fare con riflessioni sullo spazio o meglio la ricerca di uno spazio condiviso che potesse ospitare le nostre pratiche individuali. Nel 2017 viene formalizzato il concept di Exercises On Displacement che tiene come centrali lo spostamento del punto di vista, l’individualità in rapporto con l’altro, esperienze di ascolto collettivo e site specific».

Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?

«Il nostro sentirci in costante movimento, spesso tra i luoghi oltre che tra le diverse discipline, ci ha portato a creare spazi e momenti per ospitare delle esperienze costruite intorno a combinazioni di rapporti sviluppati nel tempo. Siamo in ascolto del luogo che ognuno porta con sé. Abbiamo collaborato con istituzioni come il Museo Novecento di Firenze, la South London Gallery di Londra e l’Orto Botanico di Roma. Ogni luogo informa profondamente il nostro operare».

Cosa significa per voi sperimentazione?

«Rebecca Salvadori ha sempre lavorato con il video in modo non lineare; un materiale assemblato a blocchi con una forte connessione con la sperimentazione in ambito musicale. Olivia Salvadori è interessata alla ricerca vocale al di là dei limiti di genere. Soprano di formazione, ha da sempre vissuto la voce come fosse una scultura. La ricerca di Sandro Mussida parte da un’indagine tra lo strumento, la sua timbrica, le proprietà fisiche e meccaniche e lo spazio nel quale questo risuona».

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