13 agosto 2022

Hybrida Tales by Untitled Association #45: intervista a Michele Tocca, artista

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Untitled Association presenta Hybrida Tales, un racconto corale e variegato dell'arte in Italia, a partire dalla prospettiva del narratore: la parola a Michele Tocca

1. Andrea Mantegna, Ecce homo (particolare), 1500 ca. “La stanza di Mantegna. Capolavori dal museo Jacquemart-André di Parigi”, mostra presso Palazzo Barberini, Roma 2019. Foto dell’artista

Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il progetto lanciato lo scorso anno da Untitled Association. Con l’intento di raccontare storie molteplici e prospettive plurali, Hybrĭda Tales costruisce uno spazio di dialogo, articolato e aperto su più livelli. Coinvolgendo alcune personalità legate a vario titolo al sistema dell’arte contemporanea, Hybrĭda Tales intende fornire un racconto, corale e variegato, a partire dalla prospettiva del narratore. Le interviste e i racconti di artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi andranno così a costituire un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive future del Contemporaneo.

Oggi abbiamo raggiunto Michele Tocca, artista nato a Subiaco (Roma), nel 1983. Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.

Carol Rhodes, River, Roads, 2013 (particolare). Mummery+Schnelle Gallery, Londra 2013. Foto dell’artista

Cos’è per te l’arte? Qual è il tuo ruolo nel mondo dell’arte contemporanea?

«La vivo da pittore, quotidianamente».

In quale direzione vorresti che l’arte contemporanea si muovesse?

«Credo ci sia sete di capacità interpretativa, di tempi di lettura delle opere».

2. Jean-Baptiste Siméon Chardin, A Lady Taking Tea (particolare), 1735. Glasgow, Hunterian Art Gallery, University of Glasgow. Foto dell’artista

L’arte contemporanea ha un valore narrativo per te, ossia serve a raccontare? E cosa?

«È indubbio che la questione della narrazione ha assunto maggiore centralità, è molto sentita, in un momento in cui, nell’arte e nella sua veicolazione, ci si relaziona più direttamente al tema, a ciò che si sarebbe chiamato ‘il genere’. Tuttavia sono convinto che il racconto rimanga un aspetto consequenziale, anche quando è l’artista a porlo al centro del lavoro. Il rapporto tra l’arte, l’esperienza e i contenuti è metaforico, allusivo e critico, più incasinato e profondo».

Quali pensi siano i difetti principali nella comunicazione dell’arte? Quali aspetti che ripenseresti all’interno della comunicazione legata all’arte contemporanea? Perchè?

«Direi che possibili difetti non sono scindibili da più ampie problematiche della comunicazione in generale. Quando la comunicazione prende il sopravvento, ciò che percepisco come un limite è che non ha memoria – si accumula nel presente, occupa spazio ma viene dimenticata – e toglie terreno al giudizio. Se lavorassi all’interno della comunicazione nell’arte, rifletterei su questo».

3. John Constable, Cloud Study, 1822 (particolare). Londra, Tate Modern. Foto dell’artista

Come credi sia possibile avvicinare un pubblico nuovo all’arte? Quali idee hai per l’arte nella città? «L’avvicinamento all’arte segue corsi e ricorsi difficilmente codificabili, profondamente individuali, a volte affini all’iniziazione. Rimango dell’idea che sia il pubblico a doversi avvicinare. Finora, gli effetti del contrario sono spesso stati meramente quantitativi, con il risultato di arrivare ad un diffuso addomesticamento dell’arte e del pubblico. Credo, invece, nella possibilità di trasmettere che l’arte richiede sforzo, approfondimento, una continua interiorizzazione. Far capire che l’arte è per tutti deve partire dalla consapevolezza che bisogna guadagnarsi anche solo di essere entusiasti. Per questo il ruolo di ognuno è decisivo. In città, a Roma, mi viene in mente l’esempio di Palazzo Barberini/Corsini, le cui mostre riescono a creare un rapporto intimo con le opere, innescando meccanismi semplici su aspetti profondi anche in un pubblico alle prime armi. Lasciano qualcosa che vuoi proseguire, replicare davanti ad una qualsiasi opera».

4. Canaletto, La Basilica di Massenzio, Santa Francesca Romana e il Colosseo, Roma, 1753-’54 (particolare), Collezione privata. “Canaletto 1697-1768”, mostra presso Museo di Roma, 2018. Foto dell’artista

Trovi che il concetto di ibridazione sia importante nell’ambito dell’arte? E in che senso?

«Se prendiamo il concetto di ibridazione per ciò che è oggi, una categoria estetica che incapsula e rimanda velocemente a tutta una serie di discorsi complessi sui media e sull’identità, credo abbia più importanza dal punto di vista storico-teorico che da quello creativo. Poterne valutare significati, tradizioni, canoni e convenzioni. L’ibridazione come metafora organica allude ad un processo connaturato all’arte, che ho sempre sentito più caotico, spontaneo, per nulla definitivo».

Terme di Tito. Agosto 2019, h 7 ca. Foto dell’artista

 Che responsabilità abbiamo del nostro ruolo, e delle nostre azioni, all’interno del circuito di scambio e di relazioni attivato dal sistema dell’arte contemporaneo? Senti di averne? Quale?

«Ho sempre pensato che un artista debba dare una misura, le proporzioni, dei metri di giudizio».

Cosa significa fare ricerca oggi? Esiste uno spazio, una realtà, una associazione, che si occupa di ricerca e che vorresti raccontarci?

«Significa rendersi conto di ciò che davvero possiamo fare per l’arte, di volta in volta ascoltandone le necessità o creando nuove condizioni. In questo senso, pensando agli spazi di ricerca, parlerei di MARS, non solo per essersi messo in gioco tempestivamente. Ma direi per tutte le diramazioni e i progetti a latere che ha generato senza tirarsi indietro davanti ad aspetti marginali o negletti della creazione. Nel piccolo spazio di Milano, ho conosciuto artisti con cui, dopo anni, lo scambio non si è esaurito e continua a riservarmi sorprese».

Screenshot, Maps

Biografia di Michele Tocca

Michele Tocca (Subiaco, Roma, 1983) si forma tra Italia, Belgio e Regno Unito dove completa un post-grad in Art and Critical Studies, UAL (2008) e un MA, Painting, presso il Royal College of Art, Londra (2011). La sua pittura parte dall’osservazione e dall’esecuzione dal vivo come ripensamento delle distanze tra processo e metafora, il naturalismo e i suoi paradossi, tempo e storia.  In questo senso, Tocca affianca alla pittura l’attività critica attraverso scritti e recensioni.

Il  suo lavoro è stato presentato in mostre presso gallerie e istituzioni, tra cui si ricordano: IUNO, Roma 2022; Trattare l’aria, Ipercorpo, Extrart, Forlì 2022; Hic, z2o Project, Roma 2021;Verticale terra, Sara Zanin, Roma 2021; Le realtà ordinarie, Palazzo de’ Toschi, Bologna 2020; Painting Project, LNM, Norwegian Society of Painters, Oslo 2019; Pittura italiana e altre storie minori, Musei di Villa Torlonia, Roma 2015; Allegoria, FuoriCampo, Bruxelles e Siena 2014; The Fate of Forms, FLAG ART Foundation, New York 2014; Spazio Cabinet, Milano 2014; Appunti di Pittura, MARCA, Catanzaro 2011; Impresa Pittura, CIAC,Genazzano 2010; Moscow Biennale, Mosca 2010; Prague Biennale 4, Praga 2009.

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