12 agosto 2019

Hygge-style per l’estate

di

Viaggio nell’arte contemporanea tra le istituzioni della Danimarca, e più nello specifico dalla Capitale, Copenaghen. In un tour che non si esaurisce con le ore di luce

Statens-Museum for Kunst credit Tina Agnew

Quasi diciassette ore. Questa è la media giornaliera di ore di luce che irradia Copenaghen nei mesi estivi. Questo già potrebbe essere un valido motivo per visitare la capitale danese e godersi la sua atmosfera nelle lunghe e fresche giornate estive, se a ciò aggiungiamo la ricca offerta culturale, la capitale danese si conferma come un’ottima meta. Tale qualità e abbondanza si deve sia a uno Stato che promuove e sovvenziona istituti e artisti, sia a quel particolare sentimento definito hygge, parola difficilmente traducibile, che definisce un concetto tipicamente danese che può essere reso come una sensazione di benessere e senso di familiarità. L’hygge è un modus operandi che permea tutto in Danimarca: dall’arredamento alla cucina, dalle arti visive alle relazioni sociali, e che mira a ricreare un’atmosfera di gioia e familiarità.
Come prima tappa per farsi un’idea dell’arte visiva in Danimarca è imprescindibile visitare lo Statens Museum for Kunst, la galleria nazionale danese. Nata come collezione reale nel sedicesimo secolo e cresciuta fino a ospitare oggi circa 260mila opere, il percorso museale ricostruisce seguendo i canonici parametri della storia dell’arte, la produzione artistica danese, passando in rassegna tutti i movimenti artistici dal gotico a oggi. In mostra gli artisti danesi dei principali movimenti degli ultimi secoli: dall’orientalismo romantico di Elisabeth J. Baumann al neoespressionismo di Per Kirkeby, fino alle installazioni contemporanee di Dahn Vo; passando però per i capolavori di Cranach, Matisse e Tiziano. Menzione a parte merita l’iniziativa X-rummet curata da Marianne Torp, la project room del museo, che ha ospitato fino al 28 luglio la personale della giovane artista danese Sidsel Meineche Hensens, “Are you difficult to work with?”.

Pipilotti Rist, vista della mostra. Louisiana Museum of Modern Art
Pipilotti Rist, vista della mostra. Louisiana Museum of Modern Art

Una delle caratteristiche dei luoghi espositivi danesi è, infatti, l’intenso dialogo col contemporaneo, che porta a dar spazio ad artisti giovani anche nei luoghi più istituzionali. Dopo un pit-stop davanti alla statua delle Sirenetta, che quest’anno celebra i cento anni, non si può evitare una gita fuoriporta al Museo Louisiana, nel piccolo villaggio di Humlebæk, a poco più di mezz’ora di treno dal centro. Inaugurato nel 1958 da Knud W. Jensen con lo scopo di divulgare le arti contemporanee, il museo è cresciuto fino a divenire oggi il centro espositivo più interessante della Danimarca. Knud è stato un pioniere, soprattutto per il suo originale “principio della sauna”, una tattica che affianca mostre “calde” di grandi nomi conosciuti dal pubblico, a mostre “fredde” di artisti giovani ed emergenti, per educare il pubblico a uno sguardo aperto e curioso. In questo momento il Louisiana ospita fino al 22 settembre, una grande personale della svizzera Pipilotti Rist, con video e installazioni liriche, sovversive e oniriche. A far da compendio troviamo la mostra della fotografa austriaca Birgit Jürgenssen su identità e scelte di genere.

Jesper Just, Servitudes, 2015. Kunsthal Charlottenborg, 2019. Photo by David Stjernholm.
Jesper Just, Servitudes, 2015. Kunsthal Charlottenborg, 2019. Photo by David Stjernholm.

Tuttavia, per godere dell’arte contemporanea non serve uscire dalla città; proprio a fianco del Nyhavn, il canale che costituiva il cuore portuale della capitale, sorge Kunsthal Charlottenborg, ex residenza reale, costruita nel 1672 per il figlio illegittimo di re Frederik III, e oggi centro espositivo sperimentale. La Kunsthal ospita fino all’11 agosto la personale di Jesper Just, a cura di Irene Campolmi, la mostra raccoglie otto film proiettati nell’installazione spaziale concepita appositamente dall’artista, e la collettiva “Europa Endlos”, che riflette sull’identità europea. Sempre nel cuore di Copenaghen troviamo Nikolaj Kunsthal, una chiesa del tredicesimo secolo dedicata a San Nicola, che oggi ospita mostre, fino all’otto settembre potrete vedere “Korea in Denmark, Welcome to the Moon Palace”.
Proseguendo verso l’isola di Slotsholmen, sede del Palazzo Reale, s’incontrano altri due musei da non sottovalutare: il Museo Thorvaldsen, che ospita la più importante collezione di gessi e sculture dell’artista neoclassico Bertel Thorvaldsen, e anche qui il dialogo col presente non s’interrompe, disseminati per le sale troviamo gli interventi site-specific della coppia di artisti Hesselholdt e Mejlvang. Basta poi attraversare il canale per trovare GL Strand, istituzione fondata nel 1852 come casa degli artisti e punto d’incontro tra l’Accademia danese di belle arti e il pubblico. Ospita quest’estate le mostre dell’espressionista tedesco Hans Purrmann, dell’emergente danese Asger Harbou Gjerdevik e di Richard Mosse.
Altra storica istituzione è Overgaden, che ha come obiettivo promuovere tramite mostre personali artisti danesi, qui possiamo vedere fino al 25 agosto le ceramiche di Nour Fog e le sculture performative ironiche di Molly Haslund.
Poco fuori dal centro, nel quartiere portuale di Refshaleøen, nuovo food district della capitale troviamo in un enorme hangar Copenhagen Contemporary, 3400 metri quadri di spazi industriali trasformati in centro d’arte, che vanta il più alto numero di visitatori del paese, più di centomila visitatori in diciotto mesi! Espone quest’estate due monografiche imperdibili: una di Claudia Comte “I Have Grown Taller from Standing with Trees” e una di Donna Huanca “Lengua llorona”.

Claudia Comte, Have Grown Taller from Standing with Trees
Claudia Comte, Have Grown Taller from Standing with Trees

Chi vorrà spingersi ancora più fuori può fare una gita all’Arken, a circa un’ora dal centro. Il museo privato aperto nel 1996 è uno dei maggiori investimenti di politica culturale realizzati in Danimarca. Ishøj, il quartiere che lo ospita, ha i più alti tassi di immigrazione della capitale. L’Arken propone mostre di arte contemporanea come quella attualmente aperta dedicata all’australiana Patricia Piccinini aperta fino al 9 settembre.
Vivace sembra essere anche la scena commerciale, circa una quarantina in tutto le gallerie presenti nella capitale che si spartiscono un mercato giovane alimentato sia dal diffuso benessere economico, sia dalla considerazione dell’arte come elemento presente nella vita di tutti. Quasi tutte le gallerie, difatti, espongono i prezzi delle opere in mostra, questo gesto di chiarezza demistifica le opere, togliendone parte di quell’aura di oggetto contemplativo e scisso da ogni connessione col mondo quotidiano. Fra le gallerie da non perdere merita una visita Nicolai Wallner che propone una collettiva estiva con vari artisti da Jonathan Monk a Poul Gernes, assieme all’adiacente galleria Nils Stærk con una mostra del fotografo americano Ed Templeton e, infine, in centro Andersen’s Contemporary che aprirà a luglio nella nuova sede con una mostra di Landon Metz.
Un panorama dunque ricco di offerte di qualità, che mostra un approccio interdisciplinare all’arte, dove il contemporaneo è una continuazione dell’antico e i musei sono una parte attiva nell’educare il pubblico. Un collezionismo, forse meno esigente, ma più trasversale e diffuso. Artisti incentivati nella loro ricerca e musei che aiutano il pubblico ad approcciare le produzioni artistiche più recenti creano una sorta d’isola felice, dove anche l’arte contemporanea contribuisce, a suo modo, all’hygge collettivo.

Mattia Solari

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