05 marzo 2020

Il primo contenuto non pornografico di Pornhub è un docufilm d’artista

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Pornhub ha pubblicato sul suo sito Shakedown, un docufilm sulla scena lesbo e queer di Los Angeles, girato dall’artista Leilah Weinraub. È il primo contenuto non pornografico

Shakedown, docufilm su Pornhub

Che il confine tra arte e pornografia sia piuttosto sottile è diventato ormai un luogo comune, dopo Robert Mapplethorpe e Jeff Koons. Per quanto possa sembrare paradossale questa prossimità, visto che l’arte, per definizione, “rappresenta” la punta più avanzata di tutto il visibile, il metodo di riproduzione di idee e concetti massimamente condivisibile. Mentre alla pornografia, al contrario, è demandata la funzione di custodire l’osceno, ciò di cui si ammette l’esistenza solo di là dei limiti della rappresentazione, per quanto ben rappresentato sia. E se Made in Heaven, la serie fotografica di Jeff Koons e Ilona Staller realizzata nel 1989, è a tutti gli effetti una raffinatissima oscenità da museo – che cortocircuito pazzesco! – oggi, nel 2020, l’arte e la pornografia hanno fatto un altro passo per venirsi incontro. Anzi, si può dire che hanno scambiato i ruoli. Pornhub ha infatti messo online sul suo sito il primo contenuto non pornografico: Shakedown, docufilm girato da Leilah Weinraub, regista americana, artista concettuale ed ex CEO del brand di moda Hood By Air.

Cosa vediamo in Shakedown, su Pornhub

In Shakedown, Weinraub racconta la storia della scena lesbo e queer degli strip club di Los Angeles, attraverso un accurato linguaggio visivo onirico. Iniziato a girare nel 2002, in uno strip club lesbo del quartiere di Mid-City, lo Shakedown appunto, il docufilm è stato presentato in anteprima al Festival del Cinema di Berlino del 2018 ed è stato proiettato in musei come la Tate Modern di Londra, il MoMA Ps1 di New York, il Centre d’Art Contemporain di Ginevra, oltre che in manifestazioni come la Whitney Biennial del 2017. E adesso è online su Pornhub.

Shakedown, docufilm su Pornhub

«Shakedown fa parte di un più ampio impegno generale di Pornhub a sostenere le arti», ha dichiarato Alex Klein, brand director di Pornhub. «Vogliamo essere visti come una piattaforma che gli artisti e i creatori possano usare. Abbiamo visto diversi tipi di artisti caricare contenuti sul sito, che potrebbero non avere visibilità in posti come YouTube o Vimeo, che non permettono la nudità», ha quindi acutamente spiegato Klein.

Per il momento, la collaborazione tra Weinraub e Pornhub continuerà anche oltre la pubblicazione del film. L’artista sarà infatti ospite della piattaforma per una serie di live chat durante le quali risponderà alle domande degli utenti. Primo appuntamento, il 7 marzo, dalle 12 alle 13. Su Pornhub, ovviamente.

La cronologia della pornografia

Devo ammetterlo, ancora oggi attraversare il Gabinetto Segreto del Museo Archeologico di Napoli mi fa arrossire. Almeno un po’, anche dopo aver provato questa esperienza decine di volte, anche se mi atteggio a disinvolto e disinibito osservatore. E se un giorno smettessi di farlo ci rimarrei male, ne sono sicuro.

In effetti, il concetto di osceno è tutto storico, culturale e sociale. Qualunque intellettuale all’avanguardia avrebbe pagato fior di sesterzi per effigiare una parete della propria domus di Pompei con una concitata scena di copulazione. Sì, proprio lì, giusto all’ingresso, così tutti possono vedere. E poi è beneagurante. Chiaramente comparare il mondo contemporaneo con quello degli imperatori romani è fuorviante, per quanto romanzescamente suggestivo. Ma, in fondo, la soddisfazione nell’esporre le fotografie di Mapplethorpe nei salotti e nei corridoi, sopra i divani e affianco alle librerie, potrebbe essere piuttosto simile.

Ciò che, giocando con la cronologia, mi sembra assimilabile, è questa rinnovata fluidità della categoria dell’osceno, che negli ultimi anni ha compiuto molti passi al di qua della rappresentazione. Arrivando a scoprire non solo i prodotti e gli oggetti – cioè i corpi e le modalità in cui i corpi si uniscono tra loro – ma anche i canali attraverso i quali questi elementi vengono diffusi. Piattaforme come Pornhub, Youporn e Xhamster sono popolari quanto le loro controparti visibili alla luce del sole, cioè Youtube e Facebook. E considerando che entrambi i canali basano il loro successo sulla formula del prosumer – cioè della coincidenza tra consumatore e produttore del contenuto, che solletica quel certo grado di vanità da ostentazione tipico di tutti gli esseri umani – era solo questione di tempo prima che anche l’osceno uscisse orgogliosamente allo scoperto.

Leilah Weinraub

Eppure, una volta, agli albori dell’internet, la pornografia virtuale veniva considerata ancora più pericolosa, proibita, rispetto alla sua manifestazione concreta, affidata a giornali, fumetti, home-video, la cui realizzazione e distribuzione, però, era delegata a professionisti del settore, dalle case di produzione, come la CCC – Caballero Control Corporation, alle zone più oscure delle edicole. Poi, con l’ampliamento del web e delle sue potenzialità, la coperta si è accorciata e, alla fine, è stata tolta.

L’arte contemporanea potrebbe essere una nuova categoria di Pornhub

E così, adesso, Pornhub non solo è un colosso economico ma è anche un soggetto presente nella vita civile e culturale, sconfinando dal suo ambito di pertinenza con risultati di visibilità spesso clamorosi, come dimostrano le decine di articoli pubblicati per annunciare Shakedown. «C’è più apertura alla diversità e ai contenuti e a un diverso tipo di narrazione», ha dichiarato Weinraub, ventilando l’ipotesi di probabili collaborazioni per progetti futuri e anche, in generale, aprendo un nuovo canale di fruzione e distribuzione dell’arte, probabilmente più ricettivo alle categorie del contemporaneo, così fluide.

Che poi, sempre su Pornhub, ci siano già più di cento video raggruppati nella categoria Coronavirus, è un discorso che meriterebbe una trattazione a parte.

 

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