19 aprile 2021

In studio #5: intervista a Pietro Ruffo

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Una nuova rubrica ideata e curata da Daniela Trincia: un racconto per immagini della ricerca degli artisti all'interno del loro spazio creativo. Il protagonista di questa settimana è Pietro Ruffo

Atelier Pietro Ruffo

Pietro Ruffo partendo dalla fascinazione delle carte geografiche e attraverso lo strumento del disegno, utilizzato per sublimare idee e concetti, realizza opere su disparati supporti, con acquerelli, inchiostri, pittura, collage, mediante le quali analizza tematiche politiche contemporanee, mettendo in dialogo riferimenti del passato con la più stringente attualità.

Dove e come era il tuo primo studio?

«Il mio primo studio era ricavato da un deposito delle olive in campagna vicino a Roma. Ho vissuto lì, in una sorta di clausura che adoravo, e mi ha permesso di capire quanto mi piaceva questo lavoro. La situazione è cambiata molto quando nel 2004 sono arrivato al Pastificio Cerere a Roma. Qui ho scoperto la condivisione, sia con i maestri che lavoravano qui da trent’anni, che con i miei coetanei con i quali abbiamo realizzato tanti progetti e un pezzo di vita insieme. E tutt’ora lavoro all’interno del Pastificio Cerere, e continuo a trovare molti stimoli in questo spazio.»

Cosa rappresenta per te lo studio?

«Lo studio è un luogo che di solito deve fornirti stimoli, per questo motivo quando si cambia studio, o quando si va all’estero per una residenza per artisti, nascono nuovi progetti. Lo spazio, le pareti, influenzano molto il lavoro che fai. Ricordo nel 2014, quando ho realizzato un aeroplano in scala 1 a 1 al Lanificio Luciani, in uno spazio completamente vuoto che andava re-inventato, sono stati sei mesi meravigliosi. Lo studio è anche il luogo dove ti senti protetto, e dove io passo più tempo.»

Biografia

Pietro Ruffo (Roma, 1978) già durante il corso di laurea in architettura si dedica al disegno e, con le prime mostre e progetti (nel 2010 ha vinto il Premio New York), in modo pressoché naturale, ha intrapreso la strada delle arti visive. Con una cura certosina, realizza le sue straordinarie composizioni attraverso ritagli di carta che, montati su spilli su mappe geografiche e costellazioni, conferiscono una particolare stratificazione nonché spessore e senso di controllata precarietà all’intero lavoro. Una ricerca che mira a descrivere nuove idee di libertà e dignità del singolo individuo, in un dialogo tra le differenze. 

Atelier Pietro Ruffo

Potete trovare tutte le tappe della rubrica #InStudio tramite l’hashtag #levisitedellatrincia.

Foto di Francesca Pompei

 

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