13 maggio 2022

Lawrence Carroll – Museo MADRE

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Nel percorso di Lawrence Carroll, al MADRE, si sente la necessità di mettere al centro il mondo intero attraverso una ricerca rigorosa sulla forma e sul materiale

Lawrence Carroll, al MADRE, a cura di Gianfranco Maraniello. Ph. Amedeo Benestante

L’arte ha la forza di superare i limiti del tempo e dello spazio, anche quando tempo e spazio appartengono agli stessi artisti. Lawrence Carroll torna a Napoli, nella città piena di energia che lo aveva affascinato e accolto trent’anni fa in occasione della sua prima personale italiana. Torna senza se stesso, venuto a mancare fisicamente nel 2019. Eppure nella lunga infilata delle sale al secondo piano del Museo Madre, in cui si colloca la prima retrospettiva successiva alla sua scomparsa, la presenza dell’artista australiano è ovunque: lungo le superfici dei grandi bianchi monocromi, solcati dalle cicatrici di materiali sovrapposti, nelle immagini sepolte sotto strati di vernice e in quelle svelate delle fotografie, nel suo incessante gesto del “dipingere” in quanto atto di protesta contro l’oblio.

Lawrence Carroll, al MADRE, a cura di Gianfranco Maraniello. Ph. Amedeo Benestante

Ottanta le opere presenti, grazie alla collaborazione del Museo cittandino con l’Archivio Lawrence, in un percorso espositivo sofferto a causa della mancanza del suo deus ex machina ma che ha unito ancor di più il curatore Gianfranco Maraniello, la moglie dell’artista Lucy Jones Carroll che dirige l’archivio, la Presidente del Madre Angela Tecce e la Direttrice Kathryn Weir nella volontà di raccontare l’arte di Lawrence Carroll il più fedelmente possibile.

Lawrence Carroll, al MADRE, a cura di Gianfranco Maraniello. Ph. Amedeo Benestante

«Nel percorso di Carroll si sente la necessità di mettere al centro il mondo intero attraverso una ricerca rigorosa sulla forma e sul materiale – racconta Kathryn Weir in conferenza stampa – abbiamo qundi tentato di rispettare le sue tematiche: la memoria, le potenzialità del bianco monocromatico, la ricerca delle origini nell’arte». «Visitando la mostra vorremmo che chiunque si trovi catapultato nel personale universo di questo artista, un po’ come se si entrasse nel suo studio – prosegue Angela Tecce – Carroll intendenva l’arte attraverso una personalissima rielaborazione dello stesso concetto originario. Nel reinterpetare il fare pittorico spesso operava la destrutturazione del supporto, inteso come corpo che si rimargina. In questa incessante ricerca, è stato per lui importante anche il confronto con l’universo di altri artisti. Nella mostra abbiamo voluto quindi evidenziare la volontà di entrare in dialogo con personalità importanti e affini del mondo dell’arte, come Giorgio Morandi e Robert Rauschenberg».

Lawrence Carroll, al MADRE, a cura di Gianfranco Maraniello. Ph. Amedeo Benestante

«Non è possibile scindere l’opera dal suo processo creativo e dal luogo in cui tale creazione avviene – spiega Gianfranco Maraniello – La processualità è al centro: non vengono nascoste le tracce di sporco o le fasi di lavorazione. La reale difficoltà nell’allestimento di questa mostra è stata confrontarsi con gli spazi del Madre senza di Carroll. Come realizzare fedelmente la retrospettiva di un artista che pensa alla mostra come estensione della dimensione privata del proprio studio?».

Nonostante le difficoltà allestitive siano state dichiarate, queste non sono percepibili visitando la mostra: gli spazi sono stati profondamente rispettati, soprattutto nel passaggio dalle sale “cieche”, senza finestre, a quelle più luminose in cui l’opera contenuta dialoga con il paesaggio esterno; la scelta di seguire un ordine non cronologico, pur dando origine all’esposizione partendo proprio da una’opera degli esordi artistici di Carroll, risultano vincenti. Molte sono le opere in prestito da collezioni private e da istituzioni, messe insieme e portate a Napoli grazie al tenace volere di Lucy Carroll. E che sia proprio il Museo della città deputato all’arte contemporanea a ospitare la mostra Lawrence Carroll non è un caso: corrisponde sicuramente a un desiderio, espresso e soddisfatto per chi, come Lawrence, all’importanza di “vivere” i musei ha sempre creduto.

Lawrence Carroll, al MADRE, a cura di Gianfranco Maraniello. Ph. Amedeo Benestante

«Ancora oggi, ai miei studenti, dico di non smettere mai di guardare. Guardare e farsi domande, chiedersi sempre il perché di tutto – Racconta in occasione di un’incontro tenutosi al MAMBO di Bologna, qualche anno fa (Nella Ghost House di Lawrence Carroll – Un incontro, Racnamagazine, 2015) – I musei hanno una grande importanza, soprattutto per gli artisti, perché danno risposta a molte domane, creano nuovi interrogativi e danno “il permesso” di fare arte. La Venere di Milo, La Mona Lisa, Il Guernica ti dicono Sì, puoi, fallo, te lo permetto. Abbi coraggio».

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