21 marzo 2022

Massimo Giannoni, Ab illo tempore – Palazzo Valdina-Camera dei Deputati

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I quadri di Massimo Giannoni per la mostra “Ab illo tempore” nascono dalla riproposizione pittorica di una serie di fotografie scattate dell’artista nei locali dei Musei Capitolini

Massimo Giannoni, Cattura

Nella suggestiva cornice della Sala del Cenacolo, presso Palazzo Valdina a Campo Marzio, è stata inaugurata, a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Giovanna Caterina de Feo, con la collaborazione della Galleria Mucciaccia di Roma, la mostra “Ab illo tempore” dell’artista toscano Massimo Giannoni, un progetto sostenuto dalla Onlus Trait d’Union e da ICAS-Intergruppo Parlamentare “Cultura, Arte, Sport”.
Sei tele di grandi dimensioni, eseguite dall’artista per l’occasione, più una settima del 2019, costituiscono il corpus dell’esposizione dedicata alle radici e alle vestigia romane, da qui la personalissima rappresentazione di Giannoni di alcune sale dei Musei Capitolini di Roma; luoghi semideserti, popolati solamente dai busti marmorei di divinità e patrizi, in cui l’osservatore appare l’unico astante, attento a non violare un silenzio carico di memoria. Proprio per questo legame con l’antichità romana, nessun luogo sarebbe stato più appropriato per ospitare queste opere di quanto non lo sia Palazzo Valdina, eretto in epoca altomedievale sulle fondamenta dei templi di età repubblicana. Sei quadri per esprimere il desiderio collettivo di ritrovare un senso di appartenenza, una connessione tra passato e presente, in tempi in cui l’isolamento dovuto alla pandemia ha suggerito un meccanismo di solitaria riflessione interiore e di ritorno al passato.

Massimo Giannoni, Naufragio, 2019. Olio su lino, 200 x 300 cm

La memoria, uno spazio raffigurato sulla tela

I quadri di Massimo Giannoni per la mostra “Ab illo tempore” nascono dalla riproposizione pittorica di una serie di fotografie scattate dell’artista nei locali dei Musei Capitolini; da queste immagini statiche scaturiscono ambientazioni intrise di una viva carica emotiva, intense rievocazioni non solo di un passato ormai perduto, ma anche di un senso di appartata riflessione che coinvolge lo spettatore: una lenta presa di coscienza che fluisce dai densi colori a olio, lasciati con la spatola e i pennelli sulla tela, fino alle più profonde corde della psicologia umana. Il tempo si blocca, congela degli spazi altrimenti attivi per riproporre un preciso attimo, quello in cui il sole trapela dalle finestre del Museo e bagna di una luce dorata i marmi antichi, colorando con toni pastello l’atmosfera intorno alle statue e all’osservatore.
L’uomo, seppur assente, è il protagonista indiscusso delle opere di Giannoni. Raffigurazioni di ambienti in cui l’uomo è il grande assente, magari appena uscito. I luoghi antropizzati sono da sempre i soggetti prediletti da Massimo Giannoni: quelle biblioteche, archivi, librerie, quei locali della Borsa, dei centri culturali e dei musei, simboli di una contemporanea umanità, vengono immortalati nelle sue tele con una tecnica che lascia trapelare un’intensa indagine pittorica che muove dagli ultimi scampoli della Transavanguardia e dell’Informale per consacrarsi in una personale interpretazione della figurazione.

Massimo Giannoni, Sehn sucht, 2022. Tecnica mista olio, grafite e matita su lino

L’arte del cogliere l’attimo

“Il mezzo pittorico agisce all’interno di una materia dalla consistenza granulosa per liberare l’oggetto dalla precarietà di un’apparizione improvvisa, in un processo di addizione scarnificante, oltre l’intreccio tra figurazione e astrazione”, scrive Cesare Biasini Selvaggi. Così, il tempo viene introdotto nel linguaggio artistico, attraverso una tecnica non del tutto figurativa, in cui il colore denso, materico, appare quasi plastico se osservato da vicino, ma che da una dovuta distanza lascia il passo a una evidente figurazione, nonostante le smagliature dei pigmenti. Proprio questo sfrangiare il colore sulla tela imprime nelle opere di Giannoni esposte a Palazzo Valdina un sentimento di coinvolgimento dello spettatore che, nel momento in cui coglie l’esatto attimo fissato sulla opera, ne ritrova la memoria e ne contempla l’esistenza nel suo perpetuare attraverso il tempo.

Il catalogo della mostra sarà presentato presso la sede romana di Galleria Mucciaccia (l.go della Fontanella Borghese, 89) il prossimo venerdì 25 marzo alle ore 18.

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