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Impraticabilità degli stereotipi: i corpi di Francesca Lolli al CAOS di Terni
Arte contemporanea
All’interno della Project Room Sala Ronchini del CAOS di Terni, l’artista Francesca Lolli (1976) presenta la sua mostra personale “Io non sono qui”, con l’obiettivo di porre l’attenzione su tematiche come la lotta agli stereotipi e alle discriminazioni di genere e il ruolo marginalizzato della donna nel contesto sociopolitico, offrendo spunti visivi e concettuali per combattere l’ideologia patriarcale alla base della cultura misogina della società contemporanea.
L’opera di Lolli può essere racchiusa in un’unica parola, come lei stessa afferma: “urgenza”. «È l’urgenza che porta alla comunicazione, e i mezzi che ho scelto per fare ciò sono quelli a me più congeniali: il corpo e il video. Attraverso di essi cerco di essere veicolo di emozioni, cerco di sublimare la mia visione della vita e del mondo che mi circonda e molto stesso possiede. L’obiettivo principale della mia ricerca è ricevere ed elaborare il ‘qui e ora’, di parlare del presente e di poterlo trasporre cercando di renderlo universale. Vorrei che il mio corpo (dal vivo o passando attraverso l’obiettivo) fosse un mezzo pulsante e ricettivo dei mali (e beni) dell’epoca nella quale mi è dato vivere».
L’urgenza dei temi affrontati non pregiudica la qualità dei processi formativi dell’opera di Lolli, come afferma Pasquale Fameli, Dottore di ricerca all’Università di Bologna e Responsabile Scientifico del CAOS di Terni. I lavori dell’artista, infatti – sia che essi siano video, installazioni o performance – offrono un sottile quanto intellegibile superamento della femminilità stereotipata, cristallizzata nelle affermazioni, tanto sconsiderate quanto tristemente inconsce della società contemporanea. Lolli chiama a raccolta il qualunquismo della disparità di genere per incatenarlo attraverso i suoi stessi elementi costitutivi, proponendone una decostruzione che ha il duplice obiettivo di mistificare e ridicolizzare la narrazione misogina e patriarcale della contemporaneità.
Per far ciò, il linguaggio di Lolli indugia spesso in una dimensione giocosa e irriverente che, sfruttando la relazionalità dello spettatore con l’opera, propone una serie di cortocircuiti che intendono smantellare l’idea stereotipata della soggettività femminile e ridicolizzare le discriminazioni che la interessano.
In questa prospettiva trovano spazio, nella mostra, cinque videoinstallazioni di Lolli, da Just Want to be a WoMan (2014) a La santa e la puttana (2021), quest’ultima presentata alla 15ma edizione di Videoart Yearkbook, rassegna dedicata alla videoarte italiana curata da Renato Barilli, Piero Deggiovanni, Pasquale Fameli e Silvia Grandi. In aggiunta, Francesca Lolli ha realizzato per l’occasione due installazioni site-specific: Non ti scordar di me, dove al di sotto di un altare di rose bianche vi è una donna che giace mentre veste un abito da sposa. Col trascorrere del tempo i fiori avvizziranno ma la donna rimarrà sé stessa, nel suo sonno indisturbato.
Nel foyer del CAOS trova spazio Tutte le volte che, altra opera inedita e praticabile: il visitatore è invitato a sedersi su di una poltrona la cui imbottitura è riempita di sassi, mentre osserva da un televisore a tubo catodico le immagini distorte di una donna che tenta di comunicare all’esterno alcuni pensieri tratti da Anarchia e femminismo di Emma Goldman (1910). Il disturbo audiovisivo, che annulla il potere della parola e dei gesti della donna, viene percepito come un’imposizione della struttura patriarcale della società, che preferisce relegare la donna a immagine sensuale, pubblicitaria, svuotata di qualsiasi intento d’autodeterminazione.
Attraverso le figure femminili presentate in “Io non sono qui”, Francesca Lolli comunica con dirompente forza formale l’impellenza del tema della disparità di genere, proponendone il suo superamento attraverso una lotta visiva che, dal quotidiano al contesto sociopolitico, si può compiere a partire dalla comprensione profonda delle radici della discriminazione strutturata nei confronti della donna.