13 luglio 2021

Opere site specifc lungo i Sentieri d’Arte di Cortina d’Ampezzo

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Benni Bosetto, Cuoghi Corsello, Dado e Maurizio Mercuri sono gli artisti coinvolti per la seconda edizione di Sentieri d’Arte, a Cortina d’Ampezzo: alla scoperta di Pian de ra Spines

Un panorama di Cortina d'Ampezzo. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

A Cortina d’Ampezzo, il progetto espositivo “Pupille” ha aperto la seconda edizione della rassegna artistica “Sentieri d’arte”, curata da Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli con la partecipazione degli artisti Benni Bosetto, Cuoghi Corsello, Dado e Maurizio Mercuri. La mostra, il cui allestimento prevede che le opere inserite nell’ambiente naturale accompagnino il visitatore alla scoperta del sentiero di Pian de ra Spines, è promossa da Associazione Controcorrente, Regole d’Ampezzo, Liceo Artistico di Cortina, in collaborazione con Quiqueg agenzia creativa di Milano. La mostra sarà visitabile fino al 3 novembre, dopodiché le opere rimarranno comunque esposte in questi luoghi in modo permanente.

Il progetto artistico “Pupille” attinge all’ampio patrimonio di leggende e fiabe che fanno da sfondo alla storia e al territorio delle Dolomiti, di Cortina e delle zone limitrofe, venendo a costituire un corpus di rilievo all’interno della letteratura italiana di genere. Le opere degli artisti, di natura site specific, sono state realizzate con l’apposito intento di essere installate nei boschi del sentiero di Pian de ra Spines, affinché si ricrei un percorso visionario in grado di coinvolgere i sensi e di interagire con la dimensione sinestetica: grazie alla suggestione dello scenario naturale, i visitatori potranno ritrovare la dimensione legata alla propria infanzia.

Con il termine Pupille i curatori hanno voluto rimisurarsi, in qualche modo, con la genesi della letteratura fantastica, nata per esorcizzare paure, misurarsi con l’ignoto, sovvertire schemi e formule precostituite, ricercando valori e principi che potessero guidare l’essere umano nelle avventure della vita. Le opere traducono in forma visiva la parola scritta o narrata, generando un percorso ispirato alla letteratura, che rinnova e rende contemporaneo il patrimonio letterario legato a questi luoghi.

Le pupille sono il filtro attraverso il quale ogni essere vivente mette in contatto il mondo esterno con quello interno: sono “strumenti” che riflettono come uno specchio e registrano come una memoria concettuale tutto ciò su cui il nostro sguardo si posa; sono la chiave dell’inconscio, si dilatano o si restringono a seconda delle variazioni della luce e nella misura in cui l’oggetto che stiamo osservando ci suscita emozioni. Le pupille, inoltre, sono anche un preciso rimando alla dimensione infantile: è attraverso lo sguardo che si influenza il processo di apprendimento tra bambino e adulto.

Il termine deriva dal latino pupa, ossia “bambola”, per l’immagine di piccole dimensioni che vi si vede riflessa all’interno. Ma soprattutto il titolo si riferisce alla soggettività che infuoca lo sguardo dell’artista sulla realtà in perpetuo divenire, tanto che questa relazione con il mondo delle cose ne condiziona la sensibilità: l’arte viene intesa come sguardo primordiale volto alla scoperta del reale.

Benni Bosetto ha progettato un’installazione sonora per diffondere nell’ambiente un canto a cappella polifonico che funga da richiamo per il pubblico, inoltre l’artista è intervenuta anche con il disegno a matita sui tronchi di alcuni alberi disposti lungo il percorso e in avvicinamento alla sua installazione sonora. Cuoghi Corsello ha proposto delle installazioni ispirate all’immaginario fiabesco, allestendo le opere in differenti luoghi di visione strategici che costringono il visitatore ad abbandonare il sentiero principale.

Dado (Alessandro Ferri) ha elaborato L’Albero magico, dipingendo con il colore oro uno degli alberi del sentiero di Pian de ra Spines, con la finalità di coniugare la sfera fantastica del mondo delle fiabe con quella reale del bosco: la luce trasforma l’opera in un elemento incantato. Maurizio Mercuri, ispirandosi alla leggenda de Il giardino di rose di Re Laurino, ha realizzato un’installazione che tenta di catturare la luce dolomitica attraverso gocce di vetro all’interno di piccole gabbie per uccelli, come fonte attrattiva per la sorgente luminosa.

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