23 settembre 2021

Parran Faville: un progetto di arte pubblica tra rigenerazione urbana e culturale

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A Verona la rigenerazione urbana passa attraverso le installazioni di Massimo Uberti, in un progetto sostenibile. Che dimostra anche il valore dell'arte pubblica e il coraggio di un comune

PARRAN FAVILLE, Massimo Uberti - Ph. Fabrizio Stipari

Due istallazioni luminose di Massimo Uberti abitano dal 30 luglio l’area di Porta Fura e Ponte Risorgimento lungo l’ampio e articolato percorso della cinta delle mura magistrali a Verona, dichiarata nel 2000 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Un’operazione di rigenerazione urbana che passa attraverso l’arte contemporanea e che riconosce il valore di un progetto di arte pubblica come modello di sostenibilità su base culturale, capace di rendere i cittadini, in primis, consapevoli del valore del proprio territorio puntando sulla partecipazione e sui modelli di educazione all’arte.
Storicamente l’arte si confronta con il fruitore non solo in spazi privati, ma anche pubblici. Pensiamo alla lunga tradizione di monumenti che campeggiano nelle piazze delle nostre città con la triplice funzione di qualificare un luogo attraverso l’inserimento di un’opera d’arte; di affermare o celebrare un potere costituito; di creare un simbolo atto a conservare la memoria di eventi, eroi e miti della storia di un Paese. Il Novecento affranca l’arte da queste funzioni: seppur non mancano interventi artistici in spazi pubblici atti alla conservazione della memoria collettiva (pensiamo ai numerosi monumenti alla memoria delle vittime dell’Olocausto), non spetta più all’arte il compito di veicolare messaggi di cui ora si occupano i nuovi mezzi di comunicazione di massa, dalla TV ai giornali al web. Oggi, l’arte esce dai musei non per celebrare, non per glorificare, ma per stabilire un nuovo rapporto con la realtà indagando l’identità materiale e immateriale dei luoghi, per incontrare un più vasto pubblico negli spazi del quotidiano, stabilendo un legame diretto con chi quei luoghi li abita, li attraversa e magari da molto tempo ha smesso di vederli.
Proprio da questi presupposti e dall’impegno di Francesca Toffali, assessore al Turismo e ai Rapporti Unesco del Comune di Verona, nella riqualificazione e nella valorizzazione della cinta muraria e delle aree attigue, nasce l’idea di coinvolgere un artista, e in particolare Massimo Uberti, da un lato per riportare l’attenzione su un luogo che per decenni era stato inagibile e degradato, dall’altro per stimolare l’attenzione dei cittadini sui linguaggi dell’arte contemporanea.

PARRAN FAVILLE, Massimo Uberti – Ph. Fabrizio Stipari

Francesca Toffali: “Parran Faville, è realizzato in occasione della seconda edizione di Mura Festival, che offre un articolato programma di appuntamenti in diversi luoghi tra bastioni, porte e altre fortificazioni disseminati all’interno del Parco delle Mura, un’oasi verde di fondamentale valore storico-culturale, animando l’intera estate veronese, dal 1 maggio fino al 17 ottobre, con oltre 650 eventi gratuiti. Quest’anno il festival parte idealmente proprio da porta Porta Fura, scelta da Massimo Uberti come luogo in cui realizzare due installazioni site specific. Ho conosciuto Massimo l’anno scorso, nel 2020, in Maremma in occasione di di Hypermaremma, dove aveva realizzato SPAZIO AMATO. Un lavoro che mi ha incantato per la sua incisività estetica e concettuale resa attraverso un segno semplice, pulito, minimo.
Così ho deciso di invitarlo a visitare la nostra città, Verona, e ho fatto con lui un viaggio in macchina lungo tutto il corso delle mura magistrali. Abbiamo parlato molto dell’identità di quei luoghi ripercorrendone la storia dalla loro edificazione in epoca medievale, con Cangrande della Scala, a oggi. Luoghi che, oltre ad avere un elevato valore paesaggistico ed architettonico, sono uno degli elementi simbolo di Verona, eppure passano spesso inosservati: i turisti, concentrati come sono sul centro storico all’interno dell’ansa dell’Adige, spesso ne ignorano l’esistenza; i cittadini, pur percorrendone diversi tratti che offrono scorci inediti e spettacolari, hanno dimenticato aree come quella di Porta Fura, perché per troppo tempo ha giaciuto in uno stato di abbandono e di degrado. Oggi, grazie ai lavori di riqualificazione quest’area si è trasformata in una spiaggetta lungo il fiume, un giardino sulle sponde dell’Adige in cui per tutta l’estate godersi musica dal vivo e dj set, fare un aperitivo, incontrarsi. Si è trasformata in un punto di riferimento e di ritrovo per tutte le età. Ci è sembrato ideale quindi celebrarla con l’inserimento delle opere di Uberti, che ha saputo interpretarne i più di 700 anni di storia”.

Proprio da Porta Fura, in effetti, erano iniziati i lavori di edificazione della cinta muraria nel 1325 per opera di Cangrande della Scala, che Uberti ricorda attraverso i versi di un’altra figura storica che si lega all’identità della città scaligera, e per lo più nell’anno in cui si celebra il centenario della sua morte: Dante Alighieri.

[…] parran faville de la sua virtute
in non curar d’argento né d’affanni.
Le sue magnificenze conosciute
saranno ancora, sì che ’ suoi nemici
non ne potran tener le lingue mute.

(Paradiso, Canto 17, Paradiso, vv. 83-88)

Massimo Uberti – Ph. Fabrizio Stipari

In Parran Faville, quindi, Uberti modella i suoi neon per esplicitare visivamente il passo dantesco, trasformando la parola in segno luminoso, come è prassi nel suo lavoro, che da sempre ruota intorno alle relazioni tra spazio, luce e superficie.
Nella seconda installazione realizzata nell’ambito dello stesso contesto, invece, la luce si fa segno tracciando una linea “da sponda a sponda”, per parafrasarne il titolo, e unendo due anime opposte della città, quella del quartiere di Borgo Trento, a nord di Ponte del Risorgimento e quella della spiaggetta di Porta Fura, un tempo degradata e mal frequentata, per ricucire così una ferita che ha segnato l’identità del luogo per molti anni e per ricostruire virtualmente quella catena che per cinque secoli fisicamente correva da sponda a sponda, con la torretta al centro, fungendo da barriera per il passaggio delle imbarcazioni quando l’Adige era navigabile e rappresentava la principale via commerciale dal Trentino a Venezia e viceversa.

DA SPONDA A SPONDA, Massimo Uberti – Ph. Fabrizio Stipari

Massimo Uberti: “Quando si tratta di realizzare un’opera di arte pubblica lavoro sempre site specific: mi interessa creare una relazione con i luoghi in cui i miei lavori si inseriscono, un dialogo con il paesaggio ma anche con la sua identità storica e culturale. Non ricerco esclusivamente una piacevolezza nello sguardo ma una stratificazione di codici e significati in grado di attraversare il tempo e di parlare a più pubblici. In Parran Faville l’utilizzo della parola come segno unisce la contemporaneità della forma e del mezzo all’elemento storico e letterario; in Da sponda a sponda una linea tracciata con un laser si fa immagine virtuale di un elemento funzionale, la catena, che evoca l’identità storica della città ma che si presta contemporaneamente per molteplici riflessioni di carattere sociale -l’unione di due quartieri molto diversi tra loro- e di carattere concettuale, laddove introduce l’idea di soglia, di attraversamento, di visibile e invisibile. Entrambe leggono, interpretano raccontano qualcosa che intimamente legato al luogo; acquisiscono senso proprio perché nascono da quelle sponde”.

Così a due mesi dall’installazione di Parran Faville e Da sponda a sponda non c’è passante o automobile che percorra Lungadige Cangrande che non si volti per gettare l’occhio sulla sponda opposta o per scattare una fotografia. Fino al 30 ottobre 2021 dal tramonto a mezzanotte le opere di Uberti accendono Porta Fura trasformando quello che è a lungo stato solo uno spazio in un luogo.

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