11 giugno 2021

Remembrence from the Lethe – co_atto project space

di

co_atto trasforma 17 vetrine del corridoio del passante ferroviario di Porta Garibaldi nelle acque del fiume Lete, che per la sua capacità di oblio diviene metafora di contenitore di memorie

Fabio Ranzolin, Martina Camani, Francesco Pozzato e Gianna Rubini, “Fitness Bodies”, 2021, particolare dell’ installazione site specific, courtesy co_atto & the artists, ph. Antonio Silvestri.

La geografia ultraterrena della mitologia classica annovera cinque fiumi, tra questi il Lete è il fiume dedicato all’oblio: le anime erano invitate a berne le acque per cancellare i ricordi, per purificarsi, oppure per obliare ciò che avevano vissuto nell’Ade in caso di reincarnazione. Tra tutte le parole riferite ai meccanismi mnemonici, “oblio” può essere connotato come termine ancipite in quanto porta in sé la dimenticanza, ma anche il ricordo. Oblio infatti indica uno status temporaneo di perdita della memoria: si tratta di una sospensione dei ricordi, che possono essere riattivati – per dirla con Platone – con un processo di reminiscenza. Memoria e oblio sono intrinsecamente legati.

Tenendo bene a mente questo presupposto, co_atto trasforma il lungo corridoio del passante ferroviario di Porta Garibaldi nelle acque del fiume Lete, che per la sua capacità di oblio diviene metafora di contenitore di memorie. “Remembrance from the Lethe” è la seconda collettiva del nuovo project space milanese, progetto che si pone nel circuito di Underpass, con l’intento di porre l’arte contemporanea in luoghi che non siamo soliti abitare, ma in cui transitiamo passivamente. Se quando prendiamo un treno siamo di fretta, co_atto ci fornisce una nuova prospettiva: fermarsi e guardare gli spazi che percorriamo, così entrano in gioco le vetrine.

Stefano Serusi, “Portal De La Mar – Umbraghe”, 2018, tessuto viscosa, installation view, courtesy co_atto & the artist, ph. co_atto

I curatori hanno invitato gli artisti a ragionare su tematiche legate a memoria e oblio, due opposti che si sovrappongono nella volontà di creare archivi personali e tematici, esposti in 17 vetrine. Queste divengono finestre che si aprono sul lavoro di artisti che ci raccontano una memoria visiva e personale, riattualizzando il modello warburghiano nella creazione di nuovi e inediti mnemosyne.

Co_atto risponde all’impulso archivistico del contemporaneo per ricordare e ri-narrare, commissionando archivi sistemici alle wunderkammer. Questa sembra essere l’eco delle quattro vetrine Fitness Bodies, co-abitate da quattro artisti: Fabio Ranzolin, Martina Camani, Francesco Pozzato e Gianna Rubini. L’installazione site specific commistiona oggetti, immagini e parole che diventano i mirabilia per indagare gli indicatori di status nei corpi.

Le vetrine, per loro natura, si prestano a imprigionare e a divenire iconoteche a tutti gli effetti, intrise – però – non di una memoria universale che ognuno porta dentro di sé, ma procedendo dal particolare al generale. Gli artisti invitati da co_atto indagano il rapporto tra memoria e oblio a diversi livelli, fornendoci stimoli visivi che ognuno di noi può cogliere e riformulare in un processo di soggettivazione narrante. Così, Andrea Cancellieri occupa quattro vetrine con Disegnini, ragionando sulla proliferazione dell’immagine, ma lasciandoci libere di costruire da soli una storia.

Andrea Cancellieri, “Disegnini”, 2021, affresco su cemento, dimensioni variabili, particolare dell’installazione site specific, courtesy co_atto & the artist, ph. Antonio Silvestri

Nell’oblio si sedimenta un passato opaco – e lontano, che sembra rifluire nelle vetrine occupate da Stefano Serusi. Con Portal De La Mar allestisce un immaginario museo del mare, in uno spazio tridimensionale e dalla forte valenza visiva; Matteo Giagnacovo crea coppie di vetrine speculari in cui da una parte analizza se stesso tramite ricordi emozionali, dall’altro il suo lavoro come processo, costruendo un vero e proprio atlante iconografico.

Il ricordo non può essere separato dall’oblio perchè ne è parte integrante e vi trapassa, richiamando il concetto di oblio conservativo di Jung. Questa connessione si è manifestata in più occasioni nel corso della storia, grazie in particolare al lavoro degli artisti, a cui co_atto non fa che ricollegarsi. Se gli archivi sono ancora strumenti validi di resistenza esistenziale, le vetrine di co_atto sono i nuovi mediatori di memorie plurali in cui si cerca di operare una metamorfosi del ricordo.

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