19 ottobre 2021

Spagnulo e Quida, affinità elettive nel catalogo della mostra di Matera

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Pubblicato il catalogo dell’elegante operazione espositiva, che ha messo in dialogo le opere di Giuseppe Spagnulo e Raffaele Quida negli spazi storici di Palazzo Lanfranchi di Matera

Raffaele Quida, Antropologia Sociale

Chiude con la presentazione del catalogo, martedì 19 ottobre, la mostra lucana “Perimetro del sensibile”, dei pugliesi Giuseppe Spagnulo (Grottaglie, 1936 – 2016) e Raffaele Quida (Lecce, 1968) nella Chiesa del Carmine di Matera. Pubblicazione edita da NFC edizioni che suggella l’elegante operazione di “avvicinamento e abbinamento” dei due artisti compiuta dal curatore Giacomo Zaza, nel ragionare una selezione di opere efficacemente combacianti tra loro e con l’ambiente; oltre una decina, dei primi anni Novanta quelle di Spagnulo, degli anni Duemila quelle di Quida, affiancate in un armonico percorso di raffronti visivi e percettivi lungo la navata della chiesa seicentesca inglobata in Palazzo Lanfranchi, sede del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna.

Costruita sul rapporto tra le due esperienze artistiche, sotto il Patrocinio del Museo, della Provincia e del Comune di Matera, la mostra è stata realizzata con la collaborazione della Cosessantuno Artecontemporanea, seria e ormai storica realtà pugliese guidata da Gianmichele Arrivo, e della Fondazione per l’Arte e le Neuroscienze F. Sticchi, nonché delle collezioni Fraccalvieri e Sirressi di Santeramo, per il prestito delle opere di Giuseppe Spagnulo.

«Nel mezzo dell’odierna costellazione di segni ed esperienze artistiche prendere in esame i percorsi di Spagnulo e Quida – afferma Zaza – significa attestare l’importanza della complementarietà tra percezione e linguaggio». Distanti per generazione, vicini per affinità nell’intendere lo spazio materiale e simbolico, i due artisti «Hanno operato e operano delle ‘riconfigurazioni’ a partire dai campi sensibili e dalla percezione della materia, della forma e della superficie». Un’opportunità di dialogo, serrato e convincente grazie anche all’allestimento che procede per osmosi e per stridore con il contesto connotato e gli elementi decorativi della chiesa sconsacrata.

Giuseppe Spagnulo, senza titolo, 1991

Progetto espositivo ed editoriale che racchiude tanto le considerazioni e gli esiti del maestro Spagnulo – «Non credo in una forma più perfetta di un’altra, ma solo nella quantità di spazio che una forma riesce a mettere in movimento» – quanto i processi di Quida – che nell’opera esemplare 2020 Antropologia sociale, accosta due superfici impresse dallo stesso segno, impronte su carta fotosensibile e incise su una lastra di marmo, percettibilmente differenti ma non una più dell’altra. Progetto che nei termini “perimetro” e “sensibile” appare come un ossimoro, mettendo in campo coppie di concetti agli antipodi, «Immobilità e trasformazione, struttura razionale e impeto magmatico, superficie e profondità, casualità e geometria, bordo e sconfinamento, sensibile e soprasensibile».

Raffaele Quida, Antropologia Sociale

Continua Zaza, «L’interesse è caduto su artisti che elaborano concetti e pensieri visivi a partire dal contatto con un’opera che interviene in un contesto. La scelta di Spagnulo nasce da una mia ricerca nel territorio e dall’importanza dell’opera dell’artista tra scultura e sconfinamento spaziale, tra dirompenza della materia e percezione della dissolvenza – a Matera si può vedere una bellissima opera nel MUSMA Museo della Scultura Contemporanea. Mi è sembrato congeniale avvicinare la processualità dell’opera di Quida alle presenze austere e pulsanti di Spagnulo, due esperienze prive di retorica e di approcci transizionali. La mostra di per sé è stata un esperimento su ciò che vediamo e ciò che potremmo vedere dentro una struttura barocca e ricca di rimandi, come quella della Chiesa del Carmine di Palazzo Lanfanchi».

Raffaele Quida, Fondamenta, 2020

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