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Stratificazione e memoria, Paolo Parisi a BUILDING
Arte contemporanea
Fino al 6 marzo 2021, BUILDING presenta Paolo Parisi in “The Weather was Mild on the Day of my Departure”. La mostra è visitabile anche sulla piattaforma digitale www.artland.com.
Stratificazione
La galleria milanese BUILDING presenta l’artista Paolo Parisi (Catania, 1965) con “The Weather was Mild on the Day of my Departure”. Curata da Lorenzo Bruni, la mostra è stata concepita come un viaggio attraverso quattro nuovi cicli di opere e da lavori chiave facenti parte gli ultimi anni della ricerca dell’artista.
Il progetto presenta una narrazione unica che si sviluppa all’interno dello spazio, proponendo visioni ed esplorando questioni diverse tra loro, a partire dai monocromi. Le tele, The Whole World in a Detail (Fabric) (2020) appaiono come superfici cangianti, diafane, che simulano la preziosità illusoria delle stoffe tipiche della pittura rinascimentale. Attraverso questo ciclo, Parisi analizza la pratica della pittura rapportandosi all’eredità del modernismo.
Anima del lavoro di Parisi è la stratificazione. Come racconta l’artista, «La pittura è superficie e stratificazione. La pratica della pittura, invece, si risolve nella riflessione sul linguaggio della pittura stessa e sul come si vedono le cose».
Memoria e opposti
In The Weather was Mild on the Day of my Departure, viene analizzata l’importanza dell’esperienza diretta della visione che, come suggeriscono le opere, è completa solo quando si raggiunge un equilibrio tra gli opposti: maschile e femminile, Occidente e Oriente, osservare e percepire, saper ricordare e dimenticare.
Alle ragazze d’Italia (2021) è proprio questo: equilibrio tra visioni. Immagini di paesaggi provenienti dall’archivio dell’artista , scattate con il suo smartphone, sono state impresse su stoffa di poliestere trasparente, che diventano vere e proprie tende. Alla loro leggerezza, viene controbilanciato il peso di ricami industriali neri. Questi, sono elementi geometrici modernisti ripresi da un manuale di cucito, “Manualetto per i lavori donneschi” in uso nelle scuole Leopoldine. L’opera, inoltre, vuole riflettere sul fatto che «Gli assunti del modernismo abbiano a che fare con un punto di vista esclusivamente maschile e, implicitamente, proprio sulla questione astrazione-figurazione».
Realizzato durante una residenza d’artista, Untitled (postcards film) è un video in loop, il cui repertorio viene modificato da un software che determina, in maniera completamente casuale, la sequenza delle immagini. Le immagini si stratificano, si mescolano e si fondono con i suoni, creati da AKA Massimo e diffusi all’infinito nello spazio. La casualità delle immagini rimanda a come la nostra memoria viene attivata anche secondo processi apparentemente poco chiari. Le nostre reminiscenze possono non essere dirette, nitide, ma possono essere, per l’appunto, randomiche.
Come mi racconta Parisi, fare arte è una somma di gesti apparentemente inutili legati ad una disciplina, come l’andare in studio ogni giorno o fotografare sempre lo stesso soggetto che, «Oltre a suggerire un approccio di segno opposto rispetto alla attuale, vigente idea di produttività, genera una nuova, possibile immagine del mondo».
Il viaggio
L’artista, quando torna nella sua terra natia, è solito attraversare lo Stretto di Messina. Di questi viaggi, di orizzonti aperti e libertà, Parisi ne cattura luce e sapore in The Weather was Mild on the Day of my Departure (2018). La serie è costituita da dittici fotografici che si relazionano con un monocromo dipinto, il cui colore richiama un elemento del momento vissuto. Il titolo della serie, richiama il testo di Joshua Slocum, il primo uomo che, nel 1895, navigò il globo in solitaria. Il tempo era mite il giorno della mia partenza si riferisce al momento della partenza di Slocum, sulle coste di Boston, privo di GPS, radio, motore, carte elettroniche, senza sapere nemmeno nuotare. Come mi spiega Parisi, è come quando siamo in mare aperto e cerchiamo di orientarci senza ausili tecnologici. Questo approccio dovrebbe essere utile per riflettere sui modelli sociali e culturali contemporanei, per poter proporre immaginari di diversa natura.
Abitare e raccontare
Analisi ricorrente nella pratica artistica di Parisi è quella rivolta alle modalità per mezzo delle quali l’essere umano concepisce la misura, l’immaginazione e la percezione. È un’esigenza comune ai lavori datati 2020, ma anche a U.s.a.i.s.o. (2013), sculture che rappresentano la casa e lo studio costituite da strati di fogli di cartone. Questi, presentano le classiche fessure, che sembrano delle finestre sul mondo. Il tetto delle casine, come le chiama affettuosamente Parisi, è costituito da calchi in gesso. Due materiali che si incontrano e si armonizzano in modo quasi inaspettato.
A chiudere il cerchio, The Whole World in a Detail (2018-2019), pitture basate sulla ripetizione della forma quadrata del pixel fotografico. Attraverso la stratificazione dei colori ad olio, lucidi ed opachi, la forma nega se stessa.
Cosa significa raccontarsi? Aderire all’istante. L’istante che tende verso il futuro. E Parisi questo lo sa fare magistralmente. Nonostante la nostalgia dettata da un repertorio di immagini vasto e, talvolta, apparentemente disparato, Parisi racconta il suo viaggio e l’adesso (con speranza).
Infine, la mostra è anche visitabile online attraverso una modalità di fruizione tridimensionale disponibile su www.artland.com, piattaforma dedicata alle galleria d’arte.