31 maggio 2021

Trey Abdella, In The Neighborhood – t293

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Con i suoi dipinti Abdella raffigura assemblaggi di spazi abitativi che fanno da sfondo a scenari ansiosi, rappresentati prima o dopo una catastrofe, popolati da una vasta gamma di personaggi

Trey Abdella, The Sleepover, 2021, cm 152.40 x 198.12, acrilico e resina su lino

L’8 maggio la Galleria T293 ha inaugurato la mostra “In The Neighborhood” dell’artista americano Trey Abdella (West Virginia, 1994) che, fino all’11 giugno 2021, esporrà una nuova serie di dipinti “fuori misura” nei quali utilizza come prima tecnica l’acrilico, inserendo poi tessuti, resina, pietra, vetro, gomma, colla fino a oggetti ready-made, come luci a LED, una penna biro e il meccanismo funzionante di un orologio, creando inaspettati e sorprendenti effetti tridimensionali.
“In The Neighborhood” è un’esposizione che è stata ideata da Abdella per permettere al pubblico un’immersione all’interno della sua infanzia e dell’iniziazione alla maturità, traendo ispirazione direttamente da eventi della vita ordinaria e da scene di film iconici della cultura popolare, come Alien (1979) di Ridley Scott (in Next Door Neighbors, 2021) o La morte ti fa bella (1992) di Robert Zemeckis (in It’s Getting Late, 2021), collocati al centro di situazioni paradossali dal pungente umorismo.

Trey Abdella, “Overstretched”, 2021, cm 111.76 x 365.76, acrilico, resina, vetro, tessuto e penna biro su lino

Le opere ritraggono situazioni quotidiane, fastidiose o disastrose, che l’artista ha vissuto in prima persona nei sobborghi del West Virginia, come il lavorare metodico e incessante, la noia provocata da un incontro collettivo, il rischio di registrare un film di nascosto dentro al cinema, l’essere schiacciati dalla moltitudine caotica e informe durante un concerto o lo sfogliare una rivista di Playboy come forma di autodifesa tra le mura scolastiche. Tali esperienze, apparentemente semplici all’interno della vita di ognuno, sono quelle che più hanno scavato l’interiorità dell’autore, tracciando un segno indelebile nella sua memoria e, proprio perché mai metabolizzate o elaborate, appaiono distorte e, spesso, vertiginose.
L’artista mescola sulla tela uno stile iperrealista, lo stesso che ha caratterizzato la sua primissima produzione, ad uno surrealista che, con influenze delle culture pop, si alterna a un immaginario fantastico, dialogante con lo spettatore per mezzo del linguaggio dei cartoni animati e dei meme di internet. Con i suoi dipinti Abdella raffigura assemblaggi di spazi abitativi che fanno da sfondo a scenari ansiosi, rappresentati nel momento subito prima o subito dopo una catastrofe, popolati da una vasta gamma di personaggi indipendenti verso i quali si prova facilmente il senso di confidenza e compassione. L’artista americano, in questo modo, tesse uno storytelling personale in grado di creare una continua tensione da parte dell’osservatore, il cui scioglimento tarda ad arrivare, conferendo nel finale una riflessione dolceamara.

Trey Abdella, “Unmasked”, 2021, cm 182.88 x 198.12, acrilico, resina, strass su tela sagomata

“Ciò che nella vita ci infastidisce, nell’immagine si gusta volentieri”. Questa frase dettata dal noto drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe sembra combaciare con il concetto che caratterizza la nuova serie di Abdella. Sdrammatizzare i momenti complessi rendendoli esteticamente piacevoli è una delle caratteristiche più significative della pratica e dell’approccio alla pittura da parte dell’artista che suddivide la tela in un duplice piano; mette nitidamente a fuoco l’aspetto ironico e per quello tragico ne ricrea un effetto sfocato, come a porlo in un secondo piano apparente, ma che in realtà completa il senso dell’opera.

La sfida della Galleria T293 sta nella selezione ed esposizione di artisti internazionali emergenti e nel reinventare la scrittura critica che, in questa seconda personale dell’americano Abdella, prende la forma di racconto grazie allo scrittore Giorgio Biferali (Roma, 1988) che attinge alle opere d’arte esposte, pensando allo sguardo degli altri e fornendo una lettura suggestiva che racconta la fragilità dell’umanità nella quale “non esistono colpevoli, ma soltanto vittime”.

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