29 settembre 2019

Wes Anderson e il Kunsthistorisches alla Fondazione Prada

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“Il sarcofago di Spitzmaus” è una mostra “fantasiosamente razionale”, dove l’allestimento è la vera opera d’arte, e supera i canoni tradizionali adottati dai musei valorizzando un approccio atemporale, libero e interdisciplinare

Wes Anderson e Juman Malouf
Wes Anderson e Juman Malouf

Non solo “mirabilia” degli Asburgo, ma anche gli oggetti bizzarri del Castello di Ambras dell’Arciduca Ferdinando II compongono la raccolta di 537 pezzi provenienti da 12 collezioni del Kunsthistorisches Museum di Vienna e da 11 dipartimenti del Naturhistorisches Museum di Vienna, due musei gemelli inaugurati nel 1891, tra le istituzioni culturali più importanti in Austria e in Europa, esposti nel Podium della Fondazione Prada, in occasione dell’imperdibile mostra “Il Sarcofago di Spitzmus e altri tesori”, ideata dalla coppia Wes Anderson (regista) e Juman Malouf (illustratrice, scrittrice e designer), che sarebbe piaciuta a Andre Breton e a Jorge Luis Borges, e scombina qualsiasi tentativo di approccio analitico storico-artistico razionale.

Qui, tra esseri immaginari e bestiari surreali, l’arte e la natura, e preziose opere che coprono un arco temporale dal 3.000 A.C al 2018 (data delle tre uova di emù), il singolare cabinet des curiosites degli eccentrici autori permette allo spettatore di varcare lo specchio di Alice e invita ad abbandonare la ragione e il concetto tempo. Qui tutto è “fantasiosamente razionale”.

Dunque lasciate ogni speranza voi che entrate in questa Wunderkammer di capire cosa state vedendo, a quale epoca e contesto culturale appartengono granchi caramellati, squali giaguaro, delfini albini, e altri reperti fantasiosi, tra cui il toporagno, una immaginaria bestiola, simile a un roditore dal muso appuntito.È il protagonista misterioso del titolo della mostra, vissuto nel IV secolo a.C, che dovrebbe riposare mummificato in un minuscolo sarcofago egizio al Kunsthistorishes Museum di Vienna, appunto, e ora “cuore” della mostra milanese.

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“Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori” Fondazione Prada. Ph. Andrea Rossetti

La tappa milanese di “Spitzmaus Mummy in a Coffin and other Treasures” è molto più estesa per superficie espositiva e per il numero di opere selezionate, rispetto alla prima puntata viennese.

L’allestimento in questo caso è l’opera d’arte, e supera i canoni tradizionali adottati dalle istituzioni museali e valorizza un approccio artistico atemporale, interdisciplinare, con vetrine e sezioni che segnano il percorso espositivo libero, senza indicazioni, per inscenare un grande scrigno di tesori ordinato in dieci sale, con la mise en place di una sorta di giardino all’italiana seicentesco.

Mario Mainetti e Jasper Sharp hanno curato questo mega show immaginifico, dove il 50 per cento delle opere esposte a Milano è solitamente conservato nei magazzini del museo austriaco. La volontà del duo potrebbe essere di voler intrecciare relazioni tra personaggi e cose che erano tra di loro sconosciuti fino a questa mostra. Di fronte a un così vasto inventario di artificialia, animalia e mirabilia selezionati, la fascinazione estetica è servita da abili “alchimisti” dell’immagine.

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“Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori” Fondazione Prada. Ph. Andrea Rossetti

“Il sarcofago di Spitzmaus” è una mostra ordinatamente visionaria, impaginata con criteri minimalisti, in una rigorosa classificazione di cose affiancate per soggetto, colore e forma: ogni teca è concepita come una vetrina per invitare l’osservatore attento a scoprire il dettaglio e per essere instagrammata, con un allestimento cinematografico ammantato dalla penombra in cui il colore delle diverse sezioni ha una funzione importante.

Dominano il verde e il rosso bordeaux, ed è inutile consultare il vademecum che enumera con accattivanti silhouette settecentesche tutti i pezzi esposti che trovate all’entrata del Podium, perché si tratta di un rebus rompicapo estenuante: qui si entra in un film, in cui il museo viene trasfigurato, con la ragione che si perde nell’emozione, nello stupore che troverete in ciò che voi spettatori sceglierete di guardare. La sceneggiatura è offerta dalle associazioni libere tra le cose, viaggiando nel tempo soggiogati dal piacere estetico.

E tra miniature, scatole, borse, portapiume, suppellettili religiosi, croci in legno fossili di milioni di milioni di anni, ritratti di bambini inquietanti, strumenti di misurazione del tempo e altri oggetti, tutto ciò che è assurdo è reale.

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“Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori” Fondazione Prada. Ph. Andrea Rossetti

L’allestimento originale concepito dai due artisti con Stai Margula Architects, come un ready made del museo importato da Vienna a Milano, è possibile soltanto alla Fondazione Prada, ed è in perfetto stile Wes Anderson (autore di Gran Budapest Hotel e L’Isola dei cani e del Bar Luce) anche se qui si avverte il tocco di mano di Juman Maluf.

Tutto è studiato per farvi perdere la ragione, per dimenticare le regole di classificazione accademica; l’arte è fuori dal tempo e dalla storia. Come e perché alcuni oggetti vi sembreranno meglio “dialogare” con i personaggi, i collezionisti e la fantasia, sta nel vostro sguardo, gusto e suggestione. Tra tante cose diverse si inscena uno storytelling di straordinaria bellezza.

Non perdetevi di Peter Paul Rubens, il Ritratto di Isabella d’Este (1600/1601); cercate lo smeraldo su base di rame dorato (1596), i ritratti dai volti pelosi di cinquecento anni fa della famiglia dei Gonsalvus, da cui si origina la fiaba “La bella e la bestia”; scegliete nelle teche in penombra i vostri reperti di stravaganza: qui la caccia al tesoro è aperta e si annulla il confine tra la fantasia e la storia.

La mostra è l’opera d’arte, come il non-catalogo, un’opera d’autore in 999 copie numerate edito dalla Fondazione Prada che include disegni, riproduzioni e materiali diversi, una sorta di Boite en-valise di duchampiana memoria dei quasi seicento oggetti esposti, disegnati da Juman Malouf.

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