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Arturo Di Modica si è spento all’età di 80 anni nella sua Vittoria, in Sicilia. Da tempo malato di tumore, era tornato in Italia dopo oltre quarant’anni trascorsi in America dove, nel 1989, aveva realizzato l’ormai iconico Toro di Wall Street (Charging Bull) di tre tonnellate. Un lavoro finanziato dallo stesso artista per la cifra di circa 360.000 dollari, gesto d’amore per la città che lo aveva ospitato.
La statua fu posizionata abusivamente in una notte di dicembre davanti alla Borsa di New York, due anni dopo il famoso Black Monday, come simbolo di forza e di speranza in un momento particolarmente difficile per l’economia; fu fatta rimuovere l’indomani mattina, ma ai cittadini piacque così tanto che fu ricollocata poco lontano. «Dovevo regalare alla città un’opera che rappresentasse la voglia di rialzare la testa e di ripartire. Ci lavorai due anni, senza sosta», raccontava Di Modica a proposito del suo toro in un’intervista pubblicata su la Lettura nemmeno un mese fa.
Nel 2010, Shanghai ha voluto un esemplare uguale a quello di New York, ma in versione più giovane (Bund Bull), per omaggiare il nuovo slancio dell’economia cinese. E non solo. Tra il 2017 e il 2018, davanti al Toro di Di Modica troviamo anche una statua dell’artista Kristen Visbal: una bambina con le mani sui fianchi che guarda l’animale dritto negli occhi, a mo’ di sfida, che richiama il tema dell’uguaglianza di genere. Proprio l’artista, però, chiese di rimuoverla, perché alterava il significato della sua scultura, nata in un momento storico ben preciso. Negli ultimi tempi, Di Modica stava lavorando a Cavalli dell’Ippari, due esemplari equini in bronzo, di 40 metri ciascuno, che, impennando, avrebbero dovuto formare un arco per unire le sponde del fiume Ippari.
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