02 gennaio 2020

Ancora grane per Jeff Koons: confermata la condanna per plagio

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Il tribunale di Parigi conferma la sentenza che condanna Jeff Koons e il Centre Pompidou al risarcimento per il plagio di un'immagine fotografica. E poi c’è anche Ilona Staller

Periodo piuttosto turbolento per Jeff Koons che, dopo aver finalmente chiuso o quasi la querelle sul grande mazzo di Tulips installato nel giardino del Petit Palais, adesso è dovrà risarcire la famiglia del fotografo Jean-Francois Bauret. Il tribunale di Parigi ha infatti confermato la condanna per plagio del 2017 e così ora Koons dovrà sborsare 20mila euro più altri 4mila, per l’utilizzo improprio dell’immagine online.

L’opera incriminata è Naked, scultura in ceramica della contestata serie Banality, risalente al 1988, che i giudici hanno trovato uguale, troppo uguale, a Enfants, fotografia di Bauret pubblicata come cartolina nel 1975. L’immagine originale di Bauret e la statua di Koons raffigurano entrambe un bambino e una bambina nudi che, abbracciati, guardano verso il basso. A dire il vero, nella fotografia osservano le loro mani intrecciate, mentre nella scultura un mazzo di fiori, mantenuto dal bambino.

In entrambi i casi di plagio, il totale della somma da pagare è irrisorio, considerando il fatturato di Koons. Giusto per dirne una, nel maggio 2019 Christie’s ha battuto un Rabbit a 91,1 milioni di dollari. «Con The Rabbit (1986) ho voluto realizzare un’opera che fosse visivamente intossicante e generosa», spiegava Koons, in occasione del conferimento della laurea honoris causa dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. A questo punto, il costo delle sentenze andrebbe rubricato nelle spese di realizzazione dell’opera. Ma il guadagno, per le parti in causa, è tutto di immagine, soprattutto per i plagiati, accostati a un brand forte come quello di Jeff Koons che, nonostante tutto, continua a risplendere.

Naked avrebbe dovuto essere inclusa posta in un’importante retrospettiva di Jeff Koons presso il Centre Pompidou, dal novembre 2014 all’aprile 2015, ma non fu mai esposta, in quanto danneggiata durante il trasporto. Le immagini dell’opera furono comunque riprodotte sui cataloghi e utilizzate a scopo pubblicitario e sui media. Nella sentenza, infatti, viene chiamato in causa anche il Centre Pompidou, che dovrà contribuire al risarcimento, reo di aver diffuso la fotografia dell’opera su web.

Dal plagio al mantenimento: le grane per Koons non finiscono mai

In effetti, per Koons, si tratta dell’ennesimo caso di plagio che, ormai, è diventato più di un marchio di fabbrica. Uno degli ultimi, nel 2018, ancora in Francia, quando un giudice condannò l’artista statunitense al pagamento di più di 150mila euro. In quel caso, si trattava di Fait d’Hiver, altra scultura della serie Banality, plagiata dalla campagna pubblicitaria della casa di moda Naf Naf.

Jeff Koons, Fait d’Hiver. AFP Photo, Emmanuel Dunand

Ma non è finita qui. Anche Ilona Staller è tornata a farsi avanti ma non con intenzioni cordiali come quelle di una volta. Secondo Luca Di Carlo, avvocato dell’ex pornostar, deputata e compagna di Koons, Staller avrebbe diritto a un mantenimento mensile di 100mila euro al mese, come da giurisprudenza nei casi di separazione e divorzio. Peraltro, l’ex moglie non avrebbe mai ricevuto alcun assegno fin dal 1993, anno in cui la coppia, che prima, nella serie fotografica Made in heaven, sembrava esplosivamente erotica e a tratti eroica, scoppiò. «Jeff Koons è diventato famoso anche grazie a me ed ha sfruttato la mia immagine raffigurandola in alcune opere d’arte, che sono esposte nei musei di tutto il mondo, senza mai riconoscermi i diritti d’immagine», ha dichiarato Staller.

Jeff Koons, Made in Heaven

Il re del kitsch e la regina del porno hanno incrociato le armi anche in altre occasioni, quando Koons chiese un risarcimento di 8 milioni di euro alla Staller, nel processo per l’affidamento del figlio Ludwig. E poi quando Staller chiese un Sotheby’s New York un maxi risarcimento di 21 milioni di dollari, per aver messo in vendita alcune delle fotografie di Made in Heaven.

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