14 giugno 2020

Angela Vettese bocciata. E non fa ridere

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Viene da citare il titolo di un'opera di Boetti: la bocciatura di Angela Vettese è una "faccenda ottusa" che non riguarda solo la critica d'arte e curatrice, ma l'intero mondo della cultura italiana

Angela Vettese
Angela Vettese

Angela Vettese la conosciamo e l’apprezziamo tutti. Abbiamo letto i suoi libri e i suoi articoli, abbiamo visto le sue mostre, abbiamo ascoltato i suoi interventi in convegni, abbiamo seguito il turn over delle varie direzioni che ha ricoperto. Ma tutto questo lo sappiamo noi. Noi chi? Il mondo dell’arte. E che cos’è il mondo dell’arte, dove anche un intellettuale di chiara fama rimane ignorato? Il nostro mondo dell’arte pare essere un mondo a parte rispetto al resto del mondo. Nel nostro bel mondo dell’arte contemporanea Angela Vettese è un’autorità. Fuori no.
Come mai? Come mai la pervasività dell’arte contemporanea (e di chi se ne occupa, da anni e con brillanti risultati), la sua capacità di penetrazione, l’influenza, la possibilità di incidere sulle cose del mondo sono pari quasi a zero? Sono tutti ignoranti quelli che sono fuori dal nostro mondo dell’arte o c’è un difetto di comunicazione di questo stesso mondo? Altro tema non da poco. O sarà invece che questo nostro mondo dell’arte non è riconosciuto? Che, detto in altri termini appena un po’ più schietti o brutali, dell’arte non frega più o meno niente a nessuno?

La bocciatura di Vettese fa riflettere

La bocciatura di ben tre volte di Angela Vettese al concorso per ordinario di storia dell’arte fa riflettere, e amaramente. Mi sembra che sia l’ultimo anello di una storia che, specie in questi ultimi mesi, si è ben delineata. C’è un filo rosso che lega insieme – non per fare del massimalismo, purtroppo è la realtà – il fatto che nella fase due si sia parlato a lungo e in largo di riapertura dei centri estetici ma non della riapertura dei musei, il fatto che su musei, gallerie, istituzioni che a vario titolo lavorano nel mondo dell’arte non sia arrivato un euro, e chissà semmai ci arriverà con la probabile alluvione di euri chiamato recovery funds, il fatto che il nostro premier pensi che gli artisti siano coloro “che ci fanno tanto divertire”, equiparandoli a dei giullari, il fatto che la scomparsa del nostro più illustre critico d’arte sia stata pressoché ignorata dai grandi mezzi di comunicazione, il fatto che Angela Vettese non sia ritenuta idonea a insegnare storia dell’arte.
E questo filo di profondo rosso significa indifferenza verso l’arte e, direi, più o meno tutta la cultura. Come se musei chiusi e che stentano a riaprire, gallerie in profondo rosso, artisti e professionisti dell’arte fossero “inutili” o invisibili. Ci fa vedere che questa nostra Italia che prova a rialzarsi da una profonda ferita non sembra aver nessun bisogno di arte, soprattutto visiva e contemporanea. Perché almeno qualche spicciolo allo spettacolo, più adatto probabilmente a “farci divertire”, è arrivato.
Se fossimo in Germania e se al posto di Giuseppe Conte ci fosse Angela Merkel, con tutta la generosità e reattività che abbiamo mostrato durante il lockdown, forse la Cancelliera avrebbe raddoppiato il sostegno che ha dato ai suoi artisti, riconoscendogli in un memorabile discorso, che anziché girare su siti e social legati all’arte andava recapitato all’indirizzo del governo italiano, un ruolo di primaria importanza, pronunciando una parola che in questi ultimi tre mesi è stata parecchio spesa: “bisogno”. “Abbiamo bisogno di voi artisti”, ha detto Merkel.

Angela Vettese è stata anche direttrice di Arte Fiera a Bologna, nel 2017 e 2018
Angela Vettese è stata anche direttrice di Arte Fiera a Bologna, nel 2017 e 2018

In Italia non si sente il bisogno di artisti

In Italia invece non se ne sente il bisogno e chi se ne occupa da trent’anni a questa parte, è meglio che si metta da parte.
Non mi piace essere catastrofista, quanto meno perché è una modalità di pensiero unico che, in quanto tale, aborro, ma direi che lo scenario di totale indifferenza verso la cultura contemporanea e soprattutto il suo mancato riconoscimento politico e istituzionale – requisito indispensabile perché alla cultura arrivino finanziamenti ritenuti anche dalla Bocconi indispensabili per ripartire – si completi con questa bocciatura di Vettese. Tout se tient, insomma.
E non solo. L’affaire Vettese ha anche un altro aspetto. Se lei, i libri che ha scritto, i corsi che ha tenuto, le direzioni che ha svolto non rappresentano niente, c’è da chiedersi chi e che cosa rappresenta l’Università. Chi nomina quelle commissioni che devono pronunciarsi in merito alle competenze acquisite dai candidati dove capita che vengano chiamate figure che a volte ne sanno meno degli stessi candidati. Non docenti di chiara fama, ma illustri sconosciuti, magari con un rispettabile curriculum accademico che nulla dice però nella società civile, qualcuno dice invidiosi e rancorosi dei successi altrui. Non saprei. Quanto meno poco preparati, se non sono in grado di giudicare i titoli di Angela Vettese. Poco informati e anche settari, se ritengono l’arte contemporanea non degna di considerazione.
Del resto in Italia si pensa a riaprire le discoteche, ma non l’università.

19 Commenti

  1. Riguardo la Vettese, che ho letto tante volte e che ammiro, forse c’è una distanza tra contenuti e materie richieste per l’esame (o il concorso da docente). Insomma, potrebbe essere che per quanto colta, attenta, e anche capace di farsi leggere su temi impegnativi, tutta la sua cultura abbia poco a vedere con quanto richiesto. Certo che 3 bocciature lasciano sbalorditi perché anche ipotizzando alla prima una diversa preparazione (mettiamola così), alle successive sarebbe dovuta andare studiando quanto richiesto e in programma. Resta comunque una vicenda davvero strana e anche straniante…

    • parlando per esperienza (sono artista di professione dal 2007 quindi col lavoro mantengo famiglia figli e pago le tasse…), gli artisti sopravvivono solo se vendono le loro opere, ma in Italia comprano i-phone e vestiti. poi al muro ci attaccano fotografie di matrimoni. nipotini e iconografie religiose mentre Barbara d’Urso ci danneggia i neuroni. uno mi dirà: vendi all’estero…beh ho venduto decine di opere all’estero dall’italia quando mi capita di essere in Italia… provate e vedrete l iter burocratico per esportare un opera fuori dall’Europa. in UK e USA l’arte è considerata come fondamentale per l’arredo di una casa e come investimento sicuro e tax free… Franceschini alla cultura è come Rocco Siffredi nudo in chiesa.

  2. Ho sempre apprezzato il lavoro di Angela Vettese,la sua chiarezza,la dedizione,la sua capacità di coinvolgimento.
    La sua bocciatura è molto pesante e offende tutti,non solo chi fa parte di questo mondo dell’arte.

  3. Nel 2011 scrivevo “L’artista giullare – L’Arte non è intrattenimento” http://jizaino.cf/ita/arg/ra_artistagiullare.html
    Viviamo in epoca materialista, priva di valori se non quelli monetari, l’arte necessita invece della sfera spirituale, aura metafisica. Arte materialista non ha senso (diventa artigianato, arte applicata, design, mero lavoro). La società, la gente, ricca o povera che sia, è stata portata al materialismo e pragmatismo, è assorbita solo da ciò che stimola stomaco, organi sessuali, quindi soldi/lavoro, o quello che ruota intorno.
    All’arte serve prima una società che riacquisti etica, morale e valori.

  4. Condivido in pieno le vs parole cmq la causa principale sono gli artisti che nn sono uniti tra di loro diventano invisibili il governo poi mette dei ministri della cultura ridicoli…..la crisi fa il resto….meglio andare allestero

  5. E dagliela con Conte e il governo!! Ma quante colpe gli si deve addebitare ancora. Sembra diventato uno sport nazionale: per ogni mal di pancia, colpa di Conte. E poi tutti sono più bravi di lui: la Merkel poi, ieri vituperata oggi una cannonata. Ma smettiamola di fare i papeetisti. L’esame è stato sostenuto davanti a una commissione che valuta in piena indipendenza giusta o sbagliata che sia la valutazione. O preferiamo nepotismo e raccomandazione?!!

  6. Pienamente concorde e “solidale”, forse perché sono di un ambito che pur essendo opposto al vostro, è, in Italia, altrettanto maltrattato e spesso malvisto: quello scientifico. Di cui ci si ricorda solo a parole ma mai con i fatti.
    Dove gli slogan politici “Il più grande patrimonio artistico” è così simile al “migliori scienziati riconosciuti nel mondo”… ma poi all’atto pratico, come ben dite, si pensa ai centri massaggi, alle trasmissioni tv di basso livello e i nostri mondi appaiono solo per comodità o per essere criticati di qualche errore fatto in buona fede.

  7. C’è ben poco da aggiungere a quanto detto da un premier che, commentando a proposito degli artisti, si esprime in questi termini . Probabilmente il presidente del consiglio non conosce la storia di questo paese che guida, una mancanza grave se non gravissima per uno che ci rappresenta, che è tapezzata da ben più di duemila anni di arte per ogni piazza, borgo, paese e che lui liquida in poche parole definendo gli artisti come coloro che ci fanno divertire . Allora se questo paese non ha la benchè minima considerazione per l’arte contemporanea come può essere degno di tutto questo patrimonio artistico ereditato dal passato ?
    In questo contesto non c’è nulla da stupirsi se anche la candidatura al concorso per ordinario in storia dell’arte di Angela Vettese con la sua esperienza di primissimo piano per non dire della sua passione che conta di più di ogni curriculum per l’arte contemporanea, sia accantonata senza possibilità di appello dal mondo accademico.

  8. e cosi gli artisti scendono sulle strade tra gli ultimi e come gli ultimi. Oggi davanti allo studio ho dipinto, ragazzi africani sud americani marocchini algerini tunisini subiscono il fascino del fare arte.. Yacsin, un ragazzo ghanese da 12 anni a Genova, operaio specializzato, si ferma spesso davanti allo studio. Via della Maddalena , nel centro storico, qui ho lo studio da un anno, in una delle vie più turbolente, dove la vita normale, se si può dire cosi, condivide gli stessi spazi con altre situazioni, spaccio prostituzione etc. Posso tranquillamente affermare che la presenza di un artista ha una grande importanza, in questa via si possono conoscere persone stupende e grandi, ragazzi che lavorano hanno famiglia, e da buoni genovesi dei vicoli amano stare per le strade.
    https://www.facebook.com/mauro.marcenaro/posts/3071506546296805?notif_id=1592250762711083&notif_t=feedback_reaction_generic

  9. Il nostro paese, che dovunque tu guardi, sarai sorpreso dall’arte che respira sulle case, per le strade, per ogni angolo silenzioso, il nostro paese che se giri per vecchie cantine e buie stanze, spesso trasuda di opere antiche e meno antiche, ha dimenticato l’intelligente e vivace creatività degli artisti, che creano per vivere, ormai, ciò che chiede il mercato, quello che va di moda e i veri capolavori sono scordati appoggiati ai muri. Serve il quadro da mettere sopra al divano, serve la tela rosa e blu perché sta bene con l’arredamento….. Ho visto capolavori persi per le strade…. Ormai l’avvilimento della cultura ha appiattito i cervelli…. Che tristezza.

  10. Credo che in Italia meritocrazia sia solo una parola spendibile per infarcire e imbellettare i discorsi politici. L’esperienza sul campo, dimostrata e facilmente confrontabile, non serve per ottenere riconoscimenti dovuto, preferiamo rimanere dietro a burocratici cavilli per promuovere nomi e iniziative dei soliti noti.
    Peccato. Anche quella di poter vedere Angela Vettese insegnante è un’ulteriore occasione perduta

  11. Stimo molto Angela Vettese, ma evidentemente le sue pubblicazioni non rispondono ai criteri stabiliti per i ruoli universitari. Continuerà a svolgere in modo eccellente il suo ruolo di curatrice di mostrr o di manuali (ccellente la sua revisione si Dorfles) ma la ricerca è altra cosa, Non capisco perché tanto scalpore. Sono ruoli e attività diverse. Evidentemente il suo profilo non corrisponde a quello del docente universitario. Occupiamoci di altri e più gravi problemi dell’arte, che non l’abilitazione della Vettese, please…

  12. Il professore contemporaneo dovrebbe essere tutor non autorità, come avviene nelle migliori accademie d’arte del mondo. Il comune sistema di insegnamento Italiano vuole ancora dettare il classico, non è interessato all’ascolto delle avanguardie e alle visioni dei più giovani. Anche per questo i MFA Italiani sono di valore pari a zero in campo internazionale. Quei treni evoluzionistici di cultura e tecnologia li abbiamo persi già tempo fa. La verità è che la preparazione di Angela Vettese fa paura a tutto un sistema di svaccati e impreparati in campo contemporaneo.

  13. intervento che pare afflitto da un altro vizio seminale italiano: il vittimismo coprorativo 🙂 vogliamo invocare qlcs di equivalente ai famigerati “vincoli esterni” anche per la cultura italiana? già non siamo tutti abbastanza colonizzati da quella d’oltreoceano, massime per l’arte contemporanea? inoltre va osservato che stiamo parlando di due mondi che, soprattutto in Italia, sono a se stanti, i quali poco comunicano tra loro ed entrambi con la società: quello dell’arte contemporanea e quello accademico. mondi poco osmotici e ognuno con le proprie leggi, spesso piuttosto astruse, talvolta truffaldine (vedi baronie nell’una e nell’altra parte), nonché tra di loro disparati. premesso che onestamente faccio anche io un po’ fatica a capire come abbia potuto essere bocciata ripetutamente — e per giudicare vorrei conoscere anche i profili dei “promossi” — osserverei che Vettese è già da anni professore associato presso Università IUAV di Venezia ed in altre università italiane ha insegnato, quindi non è che l’accademia la abbia poi così in ispregio. non è una che non abbia avuto nella sua vita (ha 61 anni non è proprio agli inizi), tutti i riconoscimenti che ha meritato. la torta la ha avuta, meritandosela, se le hanno negato la ciliegina, sopravviverà! succede ben altro nel mondo dell’arte contemporanea italiana, ormai territorio stabilmente colonizzato. IMHO

  14. Occupiamoci di altri e più gravi problemi dell’arte, che non l’abilitazione della Vettese,…che rimane comunque una valida e riconosciuta intellettuale specialista nell’arte contemporanea. Diamo più visibilità ai musei e aiuti agli artisti.

  15. Titolo del Corriere della Sera, 12 giugno 2020
    ANGELA VETTESE BOCCIATA (per la terza volta) ALL’ABILITAZIONE DA PROF. «Non ha i titoli per diventare ordinario di Storia dell’arte».
    Farsi bocciare tre volte è da testoni. A Modena la ricordiamo bene. I “Compagni la nominarono direttore della Galleria Civica” Sprecò 120mila euro (nostri) nel telo di Paladino (oggi utile per farne dei coriandoli a carnevale). Spiegò ai modenesi la sua idea di arte:
    “FATTA DI CARNE SQUARTATA E DI SANGUE MESTRUALE”.
    Si riferiva alle opere di Hermann Nitsch della collezione Cattelani, e ha aggiunto che quest’arte (carne squartata e sangue mestruale),”PUÒ ANCORA ESSERE CONSIDERATA SACRA, ANZI, SANTA COME LA SOFFERENZA DI CRISTO, TUTTA UMANA ANCHE SE TUTTA DIVINA”.
    Le dedicai due articoli che pubblicò la Gazzetta di Modena. Li riporto entrambi
    ARTICOLO NUMERO UNO.
    Angela Vettese, neo nominata direttrice della Galleria Civica, irritata per la mia grettezza e quella dello storico dell’arte Michele Fuoco, ritenendoci suoi critici senza che avessimo espresso alcun parere di merito, si è limitata a definirci prevenuti nei suoi confronti. Chiaro ammonimento alla sfrontatezza di chi già aveva cominciato a criticare la sua prima, inutile, mostra fotografica, commissionata a una figlia d’arte senza storia, senza curriculum, partorita nei salotti di una importante famiglia. Tanto chi paga è sempre pantalone.
    L’epidemia di euforia mista a bulimia artistico-sentimentale che ha accompagnato la nomina della Vettese poteva anche durare se la signora avesse resistito alla tentazione di risposte a vanvera, e se si fosse contenuta nel ritenere noi provinciali, grotteschi, e incapaci di leggere nei suoi contenuti artistici, l’arte pornografica ad alta creatività che ci espone. Confesso che vorrei vedere quell’artistico porno-video proiettato alla mostra EGOmania, ma dopo la descrizione fatta da Ivan Maria Gozzi sulla Gazzetta e le risposte che ha avuto dalla Vettese, mi astengo.
    Gozzi ha scritto che il visitatore può ammirare in primo piano una “umida vagina masturbata da grandi ditoni”. Poi un “bel ditone intuba un ano”. L’opera artistica non è ancora completa e, scrive Gozzi, “una bella ragazza è intubata nel posteriore e nel contempo si gode una rapporto orale come se fosse un sorbetto”. La mostra resta aperta fino al 2 maggio. Non si paga. E’ più economica di un qualsiasi cinema a luci rosse. I due ragazzini che Gozzi ha visto uscire “ridanciani e compiaciuti” da questa stanza di cultura, data l’età, non votano. Quindi, riconosciamo all’amministrazione comunale che lo spettacolo non è gratis a scopo elettorale.
    Angela Vettese risponde al provinciale e indignato Gozzi che anche Manet, Picasso, Kirchner hanno fatto discutere per aver ritratto prostitute. Già, però c’è differenza tra il ritrarre prostitute e il video descritto da Gozzi? Entrambi, dice la Vettese, fanno discutere. E’ innegabile, ma fa discutere anche il pedofilo che violenta, sevizia e uccide la sua piccola vittima. Non è forse anche lui parte di una realtà? Dovremmo per ciò riprenderne “artisticamente” le gesta e divulgarle con quella “sfacciata sincerità” che piace tanto alla Vettese?
    Per lei le descrizioni di Gozzi sono di una “perizia anatomica sconcertante”. Ha avuto l’impressione che anche lui sia stato attratto da quell’arte pornografica che definisce “scurrile demenza”. Da quest’acuta osservazione ne deduco che il vero maiale è l’osservatore, colpevole di guardare quello che coi suoi e i nostri soldi viene proiettato. Se poi l’osservatore ha capito e descrive la pornografica opera d’arte in termini realistici, oltre ad essere un maiale, è anche un guardone morboso e perverso.
    Per questo non vado a vedere l’opera di cotanto artista, noto, dice la Vettese, in tutto il mondo. Temo di capire e di essere in grado di spiegare ciò che vedo proprio come Gozzi. L’arte porta notorietà. Moana e Cicciolina sono state la vera, e nota, avanguardia culturale della porno-arte italiana. La signora Vettese tira in ballo una supposta (dato il tema) pretestuosità politica di Gozzi alla ricerca di una patetica captatio benevolentiae dell’amministrazione comunale che l’ha incaricata.
    A Modena i vigili urbani hanno fatto processare un edicolante perché lasciava intravedere con la scritta “vietato ai minori” immagini hard. Alla Civica si proiettano immagini oscene in luogo pubblico senza le dovute tutele sui minori. Cosa vietata non dal provincialismo, ma dalla legge. Il cartello di avviso è per i giovinetti un richiamo e non un impedimento. Pertanto, la Vettese avrebbe dovuto mettere una persona in servizio onde impedire l’accesso a quei ragazzini di cui ha riferito Gozzi; ma anche altri sono entrati senza trovare controlli.
    La Vettese dovrebbe dimettersi in attesa che la magistratura stabilisca se si tratta di arte o di vietate proiezioni oscene in luogo pubblico senza adeguata tutela dei minori e non solo. La definizione “arte” non può giustificare la divulgazione di atti osceni in luogo pubblico. Altrimenti uno che si masturba alla fermata dell’autobus potrebbe sostenere che si tratta di una performance artistica contro i corrotti luoghi convenzionali dell’arte. Promotore e finanziatore, con oltre 150.000 Euro della mostra con esibizione “artistico-pornografica” è anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Il presidente prof. Andrea Landi è andato con la famiglia a vederla? E il Vescovo andrà ad arricchire la sua cultura artistica?
    Adriano Primo Baldi
    GAZZETTA DI MODENA
    ARTICOLO NUMERO DUE
    Amori e dimenticanze della direttrice Vettese
    Angela Vettese ritiene i modenesi provinciali e incapaci di leggere l’arte ad alta creatività che ci ha proposto con la mostra EGOmania proiettando un”porno-video” dove il visitatore poteva ammirare in primo piano”una bella ragazza che veniva intubata nel posteriore e nel contempo sì godeva un rapporto orale”. L’ingresso, più economico di un cinema a luci rosse, era gratuito.
    Anche Manet, Picasso, Kirchner hanno fatto discutere per aver ritratto prostitute, scrisse la Vettese. Non si era accorta della differenza tra il ritrarre prostitute (non al lavoro) e il video artistico da lei proiettato. Asserì che entrambi gli eventi avevano fatto discutere. Cosa innegabile. Ma il discorso si farebbe lungo.
    Leggendo la spiegazione della Vettese a Michele Fuoco, circa l’occasione persa dì una mostra con le opere di Cattelani, mi è venuta una smorfia: spiegazione pretestuosa, subdola, piena di elogi e ricordi che evidenziavano la familiarità con Cattelani per nascondere trascuratezza e dimenticanza: sua, e dei suoi predecessori.
    Fastidiosa poi la proposta di dedicare una sala della Civica allo stesso Cattelani per dimostrare quanto è autentica la sua buona fede. Queste dediche le tenga per altre occasioni, o non le faccia. Artisti e galleristi non vogliono targhe ricordo: vogliono mostre, anche quando il loro lavoro contrasta con gli interessi e le carriere dei direttori di spazi pubblici.
    Cattelani non è riuscito in vita a fare a Modena la mostra che oggi è ospitata a Verona. Le chiacchiere rendono solo più penosa questa realtà. Sono rimasto colpito anch’io da quello che Michele Fuoco ha ben definito “il pensiero forte” della Vettese. Il fatto poi che la signora abbia una particolare passione per certi temi, diciamo artistici, sarebbe solo un problema suo se non fosse che coi soldi della nostra comunità li impone anche a noi.
    Ho sentito dire che vuole indagare le esperienze artistiche d’avanguardia di giovani fino a 35 anni. Sarà per questo che ha esposto, durata 4 mesi, il giapponese Yayoi Kusama nato nel 1929 e quindi di anni 77… La Vettese, ha trovato il modo, partendo dall’occasione persa della collezione Cattelani, di spiegarci, da maestrina, la sua idea di arte fatta di “carne squartata e di sangue mestruale”. Si riferiva alle opere di Hermann Nitsch che Cattelani aveva esposto nella sua galleria, e ha aggiunto che quest’arte (carne squartata e sangue mestruale),”può ancora essere considerata sacra”, proseguendo con Manzoniana ispirazione: “Anzi, santa come la sofferenza di Cristo, tutta umana anche se tutta divina”.
    In questo suo paradiso di valori, speriamo che per continuità non ci allestisca le due mostre sulla merda, o cacca, che si svolgeranno nel 2007 a Milano al Museo della Scienza e a Villa Reale, sponsorizzate dalla Sebach, ditta specializzata in cessi chimici. Anche la merda fa parte della realtà umana; e quando ci sono gli stronzi la creatività artistica intorno alla materia non manca.
    Spero di far piacere alla signora, nel caso in cui la notizia, ma non credo, le sia sfuggita, nel segnalare che il grande artista inglese Martin Creed, noto per essersi aggiudicato il prestigioso Turner Prize, a fine agosto ha anticipato alla stampa britannica il contenuto della sua nuova opera “Il Sick Film” (film sul vomito) in programma a Londra.
    Annunciò che consisteva in una serie di riprese di persone che danno di stomaco sopra una telecamera. Disse anche di essere al lavoro per una nuova opera: “Il Shit film” (film sulla merda) da presentare in un importante museo americano. Modena, con la politica espositiva della Vettese, e del Comune, ha tutte le carte in regola per sottrarre agli inglesi e agli americani questi capolavori. Magari in collaborazione con Hera, ex Amiu e Amnu
    Adriano Primo Baldi
    Modena, 1 novembre 2006

  16. Vettese: una giusta bocciatura. La nomina a professore ordinario di Angela Vettese è stata bocciata per la terza volta con motivazioni correttamente argomentate, in quanto non meritevole perché non presenta articoli di fascia A nell’Arte, superficialità e tendenza divulgativa, mancata maturità metodologica.
    Non possiede elevata maturità artistica e appare troppo sbilanciata sul piano delle curatele di mostre e personali di artisti e sulla divulgazione scientifica.
    Il giudizio, ancorché negativo, risulta oltremodo benevolo, tralascia gli aspetti più sconcertanti della figura in questione: la dichiarata strumentalizzazione ideologica dei fenomeni, il conflitto d’interessi conseguente al suo ruolo nel database “Italian Area” (lista di artisti che per anni sono stati “promossi” nelle istituzioni d’arte italiane), gli articoli e saggi in cui lo scrittore Gore Vidal viene etichettato regista, Alberto Arbasino un provinciale ridanciano, i bizzarri spostamenti terminologici e la prospettiva antistorica sono una costante, gli “alzi la mano chi non si è annoiato nei musei di arte antica” si sprecano, il superficiale sensazionalismo giornalistico e la ricerca dell’iperbole vengono utilizzati in funzione dimostrativa come per il performer che defeca in pubblico, presentato quale contributo artistico metafora della sottomissione alle culture dominanti.

    Sono stato tra i primi a segnalare le tante incongruenze di testi dalle tesi irricevibili anche in un’ottica di semplice giornalismo d’arte divulgativo, quando una schiera di penne compiacenti le attribuiva grandi meriti, circondata da un’aura quasi sacrale da grande intellettuale, al contempo bollando me quale artista inutilmente polemico, se non peggio. Finalmente è arrivata una conferma autorevole alle mie osservazioni, checché ne pensi Riccardo Caldura.
    Sono invece piuttosto scettico sulla durata di questo vero e proprio atto di giustizia, c’è da chiedersi se le coraggiose e meritevoli commissioni sapranno resistere a un blocco che allinea nella stessa posizione la stampa specializzata, i “colleghi” dell’università, i “no profit” in carriera, i marchi della moda, l’informazione accomunata dalla medesima appartenenza.
    Già ora sentiamo alzarsi di tono lo strillare di coloro per i quali, evidentemente, alcuni sottili snodi teorici propri della disciplina in questione siano risolvibili in piazza con gli appelli (si parla di una denuncia al Ministro dell’Università Gaetano Manfredi). Li vediamo additare come sistema obsoleto e insostenibile la scrupolosità accademica che premia il rigore.
    L’effetto-piazza? “Meglio mandare i figli all’estero”, “La star delle curatrici bocciata”, “Una gaffe imbarazzante”… slogan di fantasia poco inerenti al nucleo della questione: le evidenti assurdità presenti nei testi critici dell’autrice. Pur di spingere un nome tra i tanti, si vuole disinnescare quel filtro che preserva la ricerca e lo studio dalle spinte di un’attualità contaminata da manipolazioni selvagge, inquinando anche la sfera accademica con il veleno delle strumentalizzazioni, le volgari approssimazioni sia teoriche che terminologiche, le strategie studiate a tavolino dalle lobby.
    I tre no appaiono un implicito invito a non confondere piani molto distanti, averne data eco nella piazza delle news non fa altro che aggravarne la portata.
    Una conferma involontaria ce la suggerisce Nicolas Ballario – “Una gaffe imbarazzante” – Il Giornale dell’Arte.
    Dire presidente o curatore di questo o quello, dire Parkett, Giornale dell’Arte, Domus, Sole 24 Ore, sigle sinonimi di prestigio e autorevolezza, non significa affermare certezze assodate. Esistono passaggi successivi di verifica, passaggi che possono riservare alcune sorprese.
    Nell’intervista di Pierluigi Panza – Corriere della Sera, Vettese ammonisce “Ci proverò nel biennio 2020-2022”. In quell’occasione la piazza sarà nuovamente mobilitata?
    Spero davvero che le commissioni non si faranno intimidire da tale cancan e la strategia, letale e senza appello quando rivolta contro noi artisti, trovi un argine contenitivo.

    Del resto, la vicenda va inserita in un quadro più ampio, conseguente all’espandersi negli ultimi decenni del circuito del contemporaneo in una rete di incarichi, poltrone e occasioni di carriera prima, e nella divulgazione in ambito mainstream poi.
    I presidenti, i direttori, i curatori, i giornalisti hanno trovato sovraesposizione mediatica in un corridoio preferenziale che dai loro ruoli, già amplificati dalla stampa specializzata, arriva direttamente all’informazione generalista e alle news, ai canali tematici televisivi ecc…
    Non si contano le interviste a scadenza settimanale, i servizi fotografici dei vernissage mondani, i panegirici adulatori, i risibili gossip sui girotondi d’incarichi.
    Per ognuno di loro, dopo anni di sovraesposizione mediatica nelle news, scatta una sorta di promozione sul campo per cui, d’improvviso, sentiamo parlare di “celebre critico”, “autore della resurrezione del museo”, “la star”, la curatrice “famosa in tutto il mondo”, il “direttore dell’anno”, meriti dei quali risulta difficilissimo trovare riscontri oggettivi al di fuori della cerchia del giornalismo che ragiona con il “noi”.
    Quando, per qualche elemento di pluralismo esterno a quei circuiti, la cortina fumogena si dirada, appare una realtà assai diversa, alquanto chiusa e autoreferenziale.
    Non sono quindi le idee innovative a fare notizia, non è il pluralismo di voci molteplici che concorre ad attribuire valore; conta di più la sovraesposizione mediatica con le sue regole che sono e restano giornalistiche.
    Be’, per essere precisi, quando Ballario scrive “Le pagine che ospitano questa lettera non sono solite usare questo tono, ma questa ingiusta decisione suona come un no, sonoro e oltraggioso, a tutta l’arte contemporanea, è un’umiliazione di un intero settore e non solo la mortificazione della professoressa Vettese”, “castigata perché riesce a vendere i suoi libri meglio di quasi tutti i suoi colleghi”, ci troviamo esattamente sotto l’ospitale portone che dal corridoio preferenziale immette alla piazza grande delle news. Non è certo il luogo dove fare distinguo e attardarsi in inutili sofismi; Vettese è una della piazza delle news, quindi deve essere promossa (secondo Ballario, Panza e gli altri). Su un punto bisogna convenire con Ballario. La bocciatura potrebbe essere interpretata anche come indirizzata a quel milieu che, con l’ennesima auto-premiazione sul campo, si definisce arte contemporanea italiana. Attenti, sembra dire la commissione, l’arte italiana va cercata altrove.

    Adriana Polveroni scrive “Angela Vettese la conosciamo e l’apprezziamo tutti”. Appunto. Possibile che quei tutti non si siano accorti di tante e tante approssimazioni? Con un’acrobatica giravolta, fa un parallelismo tra la bocciatura e “indifferenza verso l’arte e, direi, più o meno tutta la cultura” in Italia: trucchi di chi utilizza a proprio favore i problemi reali di un intero Paese, uno di quei classici articoli in cui contano solo gli argomenti omessi, gretto e ottuso nel classificare un contributo esterno alla “corsia preferenziale giornalistica” quale dato di malcostume.

    E, sempre Vettese, sulle commissioni esaminatrici: “E’ un mondo che crede di essere più importante di quello che è, ora conta poco”, quasi che “contare” fosse sinonimo di apparire. Si vorrebbe che quel corridoio che intercorre tra certo giornalismo d’arte e la sovraesposizione mediatica esaurisse in sé tutte le posizioni, esautorando sapere accademico, comunità degli artisti, mercato e gallerie, controculture, subculture, underground, ricerca teorica. Si vorrebbe attribuire legittimità accademica al giornalismo-critica alfiere di pregiudizi, unicamente in virtù della visibilità mediatica che detiene.

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