28 gennaio 2021

Assicurazioni 0 Gallerie d’arte 1: in Gran Bretagna, via libera ai rimborsi per Covid-19

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La Corte Suprema inglese ha deliberato che le imprese hanno diritto a essere rimborsate dalle assicurazioni, per le perdite subite durante la pandemia. Ci sono anche musei e gallerie d'arte contemporanea

Mark Titchner, Team London Bridge, in collaborazione con BILDHOLLYWOOD. London Bridge, Londra

Gallerie d’arte, musei e tante altre aziende britanniche, non solo nel settore artistico, possono tirare un sospiro di sollievo: con una sentenza dello scorso 15 gennaio 2021, la Corte Suprema inglese ha stabilito che le polizze assicurative devono pagare agli assicurati i rispettivi rimborsi per le perdite ricondubili alla pandemia da Covid-19.

Infatti, gallerie, musei e commercianti del settore artistico in Gran Bretagna, oltre ad aver dovuto sopportare i danni irreparabili dal punto di vista finanziario causati dal coronavirus, si erano anche trovati costretti a lottare contro le assicurazioni, che si rifiutavano di pagare le coperture dovute all’interruzione forzata dell’attività.

La sentenza riguardante il caso, presentato alla High Court dalla Financial Conduct Authority (FCA) del Regno Unito, interesserà 370mila imprese, comprese quelle del settore artistico, che detengono 700 tipi di polizze emesse da 60 assicuratori.

La battaglia dei rimborsi per il Covid-19

Il giungo scorso, era stata avviata un’azione legale collettiva dallo studio legale londinese Charles Russell Speechlys contro un gruppo di assicuratori, per conto di oltre 50 assicurati, tra cui importanti gallerie d’arte contemporanea, musei e ditte individuali, con reclami che vanno da 50mila sterline a 35 milioni di sterline circa. Sei assicuratori che avevano venduto prodotti assicurativi per l’interruzione dell’attività – Arch, Argenta, Hiscox, MS Amlin, QBE e RSA – hanno sostenuto, senza successo, che le loro polizze non coprivano il Covid poiché si trattava di una pandemia globale e non di un evento locale. Queste polizze di solito coprono solo l’interruzione dell’attività commerciale causata da danni alla proprietà, ma possono anche includere perdite da malattie infettive.

«Il coronavirus sta causando notevoli perdite e angoscia alle imprese e molti sono sottoposti a enormi tensioni finanziarie per rimanere a galla», ha affermato in un comunicato il direttore esecutivo per i consumatori del FCA, Sheldon Mills. È stato dichiarato che l’ente governativo ora lavorerà con gli assicuratori per accertarsi che si muovano rapidamente per pagare ciò che è dovuto. Rudy Capildeo, partner dello studio legale Charles Russell Speechlys LLP, ha dichiarato che «La sentenza significa che un certo numero di musei, gallerie, commercianti e altri professionisti del mercato dell’arte a cui è stata rifiutata la copertura assicurativa per interruzione dell’attività, possono ora avanzare la loro richiesta». L’azienda di Capildeo sta attualmente lavorando su questioni assicurative con più di 50 organizzazioni del settore artistico.

Una luce in fondo al tunnel

Rudy Capildeo ha spiegato che i requisiti per poter richiedere il denaro dovuto dipendono dalla formulazione di ciascuna polizza ma, in sintesi, un’azienda deve dimostrare che è stata impossibilitata ad accedere ai locali commerciali poiché vietato dalla legge e per pericolo di salute.

L’ultima sentenza della Corte Suprema «è un successo globale» ha affermato Rudy Capildeo, che ha aggiunto: «Ciò che è particolarmente deludente è che ci sono voluti dieci mesi per raggiungere una posizione, che secondo noi, gli assicuratori avrebbero dovuto assumere sin dall’inizio. Purtroppo, i danni che avranno subito alcuni clienti saranno irreparabili, ma per quelli che sono riusciti a resistere, ora c’è luce in fondo al tunnel».

In conclusione, anche se la diatriba sembra ancora non avere una fine, si riesce a vedere un barlume di speranza con l’augurio che si riesca a risollevare le sorti del ricchissimo panorama artistico inglese.

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