04 marzo 2022

Le molte vite della bandiera ucraina, tra principi medievali, NFT e Mark Rotkho

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L’omaggio di Pantone e Mimmo Paladino, la vendita in beneficenza sotto forma di NFT, la citazione di Mark Rothko: corsi e ricorsi storici della bandiera ucraina, dal medioevo alla guerra con la Russia

In questi giorni la bandiera ucraina sta sventolando non solo in molte piazze e da tanti balconi in tutto il mondo ma anche in varie forme. Rapidamente iconica, come accade da quando è entrata in vigore la modalità virale della fruizione dei contenuti visivi, la bandiera è usata come immagine del profilo di molti utenti dei social network e si è inserita prepotentemente nell’algoritmo di visualizzazione, facendo incetta di reactions e condivisioni.

I colori di Pantone e un po’ di storia

Trattandosi fondamentalmente di colori, non poteva non intervenire Pantone, l’azienda statunitense che si occupa della catalogazione e dell’identificazione dei pigmenti (forse il lavoro più bello del mondo, dopo il giornalismo ovviamente). Sul suo profilo Facebook, è comparso un post con due immagini in dialogo. Da una parte, le campiture in “Freedom Blue” e “Energizing Yellow”, dall’altra una fotografia di girasoli sullo sfondo di un cielo azzurro. Il richiamo è proprio al significato della bandiera, adottata nel 1918 e interpretata come un cielo blu sopra dei campi di grano, rispettivamente simbolo di pace e di prosperità.

Saranno i colori dell’anno?

Le origini dei due colori risalgono alle insegne dei principati medievali, in particolare all’antico stemma dei principi Romanovič, dell’area di Leopoli, sul quale era raffigurato un leone d’oro sullo sfondo blu, il cosiddetto “leone galiziano”. Il blu e il giallo furono poi ripresi nello stemma dell’eroe nazionale Bogdan Chmel’nickj, detto Bogdan il Nero, a capo della rivolta che porta il suo nome e che, tra il 1648 e il 1657, diede modo di istituire l’Etmanato cosacco in area ucraina. Sotto la sua bandiera, i cosacchi Zaporoghi, alleati con i tatari di Crimea e i contadini locali, combatterono contro la Confederazione polacco-lituana, ponendo fine al dominio di quest’ultima e gettando le basi, da un lato, per l’indipendenza, dall’altro, per l’ingresso nell’area di influenza degli Zar russi.

Non metterti contro Bogdan Chmel’nickj

La bandiera NFT di UkraineDao

La storia avanza molto rapidamente e dai campi di battaglia del medioevo si passa allo spazio del web. Gli attivisti informatici dell’organizzazione UkraineDAO, nata all’indomani dell’invasione russa del 24 febbraio 2022, hanno realizzato l’NFT della bandiera ucraina e, con il sostegno di Trippy Labs, PleasrDAO e Nadya Tolokonnikova, membro storico e tra i più agguerriti delle russe Pussy Riot, hanno avviato una campagna di vendita di beneficenza. In poche ore l’opera digitale ha generato vendite per 3200 contributi individuali, che hanno portato a racimolare circa 2.258 ethereum, la criptovaluta più usata nelle transazioni del mercato dell’arte digitale NFT (qui giusto un po’ di articoli sull’argomento), corrispondenti a oltre 6,7 milioni di dollari.

I fondi saranno devoluti a favore di “Come Back Alive”, una organizzazione non governativa a supporto dell’esercito ucraino. Fondata nel 2014, iniziò ad aiutare i soldati comprando giubbotti antiproiettile personalizzati con la scritta “Come Back Alive”, “torna vivo”. Tra le sue attività, oltre al supporto psicologico per i militari, figurano però anche corsi di addestramento per cecchini. Pochi giorni fa, Patreon, una delle piattaforme di crowdfunding più usate al mondo, ha infatti sospeso la ONG, dopo aver ravvisato una violazione dei suoi termini di utilizzo, «Per finanziamento di attività militari».

Una volta si diceva che per capire la storia si doveva seguire il flusso del denaro, dunque oggi si deve seguire quello dei bitcoin che, per via della loro “essenza crittografica”, tendono a sfuggire al controllo delle autorità centrali (e anche alle sanzioni). Già all’inizio di febbraio, un rapporto della società di analisi blockchain Elliptic aveva rivelato che le ONG avevano raccolto oltre 570mila dollari in Bitcoin per l’esercito ucraino.

«Inizialmente c’era l’idea che gli artisti creassero qualcosa, ma l’idea è cambiata rapidamente quando il gruppo ha deciso che l’NFT doveva essere un simbolo del popolo ucraino piuttosto che concentrarsi su un particolare artista o estetica», spiegano da UkraineDao. «Detto questo, sosteniamo pienamente le altre organizzazioni che mettono all’asta il lavoro degli artisti a sostegno dell’Ucraina. Alla fine è stato deciso che un PartyBid sarebbe stato lo strumento migliore da utilizzare per raccogliere donazioni».

È stato così creato un account Twitter e uno su Discord per diffondere informazioni aggiornate e creare un luogo per la community di sostenitori. «Abbiamo ricevuto diverse grandi donazioni che vanno da 25 a 44 ETH. Alcuni preferiscono rimanere anonimi ma donazioni significative sono state fatte dalle community di Jadu, OhShinny, Alexis Ohanian di Redditt e OnlyFans. A tutti gli acquirenti è stato corrisposto un token $LOVE per ogni ETH donato, «Un simbolo, che commemora il contributo del donatore».

Rothko e Paladino

Rimanendo in tema di ibridazione tra online e onlife, un altro contenuto virale di questi giorni è una bellissima opera di Mark Rothko, Giallo e blu, fin troppo simile a una bandiera invertita dell’Ucraina per non condividerla sui propri profili (anche se, nel corso dei secoli, in più occasioni l’ordine dei colori è stato cambiato). Il grande maestro dell’Espressionismo Astratto realizzò il dipinto nel 1954 e come al solito la numerologia riserva delle sorprese interessanti. Nello stesso anno, per celebrare i 300 anni di amicizia tra Ucraina e Russia, che per convenzione vengono fatti coincidere con la pace di Perejaslav – stipulata nel marzo 1654 tra quel Bogdan il nero e lo zar di Russia Alessio I – l’URSS decise di annettere la Crimea all’Ucraina, togliendola quindi alla Federazione Russa (corsi e ricorsi). L’allora presidente dell’Unione Sovietica era Nikita Sergeevič Chruščëv. Fu in quegli anni che si diede grande impulso allo sviluppo industriale del bacino carbonifero del Donbass, con il conseguente spostamento dell’equilibrio economico dell’Ucraina a favore delle aree più orientali e russofone.

Più o meno nello stesso periodo, Rothko continuava a sperimentare quell’approccio tra astrazione ed espressionismo alla rappresentazione, caratterizzato da una forte contrapposizione di campiture di colori, avviato già negli anni ’40 e che avrebbe poi portato al Color Field, movimento artistico teorizzato e definito dal critico Clement Greenberg, che utilizzò questo termine per la prima volta nel 1955. Nel 1954, nel suo studio di New York, il cinquantaquattrenne Rothko, già famoso ma non ancora all’apice del successo – che sarebbe arrivato pochi anni dopo – realizzò una ventina di dipinti, sperimentando diverse disposizioni di colori e di forme, con un numero maggiore o minore di blocchi di pigmenti. A volte sfocava anche i bordi e in altre occasioni lasciava forme con finiture abbastanza nitide per un aspetto più preciso. Nello stesso anno realizzò anche l’imponente Untitled di due metri, poi conosciuto come Yellow and Blue.

Mark Rothko, Utitled – Yellow and Blue, 1954, nella classica foto di Sothebys

Dopo la morte di Rothko, nel 1970, l’opera entrò nella collezione dei coniugi Mellon, quindi fu acquisita da François Pinault e, infine, battuta nel marzo 2015 a un’asta di Sotheby’s, per più di 46 milioni di dollari, acquistata da un collezionista ignoto (qui i record d’asta di Rothko).

Il paginone del Corriere della Sera griffato da Mimmo Paladino

E ieri l’omaggio alla bandiera Ucraina è venuto anche dall’Italia, con la prima pagina del Corriere della Sera firmata da Mimmo Paladino, maestro della Transavanguardia, altro movimento artistico che aveva grande confidenza con il colore. Sulla prima pagina del Corriere, Paladino ha disteso una grande campitura di blu e giallo con colature di vernice sui bordi, a introdurre l’editoriale del direttore Luciano Fontana dal titolo “Perché siamo tutti ucraini”. La tiratura del Corriere arriva a 322.826 numeri ma una prima pagina del genere rappresenta a tutti gli effetti una piccola opera d’autore.

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