29 aprile 2022

Concorso Scuola: polverone sui quiz della classe di Storia dell’Arte

di

Ancora polemiche sui concorsi del MIUR: questa volta, al centro del mirino i quiz opinabili e ambigui della prova scritta della classe di Storia dell’Arte

Non c’è pace per i concorsi del MIUR – Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca: dopo il polverone suscitato dalle domande poco chiare – o meglio, dalle risposte ambigue – per la prova scritta del 21 marzo, per la classe A022 – Italiano, storia e geografia, questa volta a scatenare la polemica è la classe di concorso A054 – Storia dell’arte. E ancora una volta, nel centro del mirino finiscono i quiz della prova scritta, sostenuta l’8 aprile 2022. Un gruppo composto da circa 90 docenti, tra aspiranti e precari, candidati al concorso ordinario per il reclutamento della scuola secondaria, ha contestato «L’inesattezza e l’arbitrarietà di alcuni quesiti», a fronte del risultato avverso della prova.

La lettera dei docenti

I docenti provengono da tutta Italia e hanno redatto un file collettivo e comprensivo delle domande inesatte, da inviare al MIUR, ai sindacati e agli USR regionali, indipendentemente dal risultato personale, chiedendo di riconsiderare, alla luce della contestualizzazione dei quesiti e alle osservazioni critiche formulate, la bontà della prova e conseguentemente la valutazione dei risultati.

Insomma, «Come già accaduto in precedenti sessioni relative ad altre classi di concorso, ci siamo trovati ad affrontare un test opinabile nei contenuti e fazioso nella sostanza», scrivono i docenti. «Per loro stessa natura, i test chiusi a risposta multipla prevedono una serie di opzioni solutive di cui una sola è esatta, per precisione, rigore e accuratezza, e cioè formulata in modo tale da essere univoca, oggettiva e in alcun modo dar adito a interpretazioni. Parimenti, in presenza di distrattori, essi dovrebbero essere o palesemente scorretti, oppure contenere elementi non pertinenti», continuano. «Invece, alcuni quesiti risultavano in radice ambigui, poiché relativi ad argomenti di grande dibattito storico-artistico rispetto ai quali la letteratura scientifica più accreditata non ha ancora fornito conclusioni univoche e tali da poter considerare corrette più di una delle possibili risposte; in alcuni casi nessuna delle alternative date risultava corretta; in altri, invece, erano richieste competenze non previste dal programma ministeriale per la prova concorsuale».

Tirando le somme, su un totale di 50 quesiti, ben 16 domande «Hanno sollevato parecchi dubbi e non poca indignazione per ciò che è sopra riportato: non si può così considerare un caso fallace ma un modus operandi superficiale e imparziale, per cui la prodezza nel superamento della prova è affidata alla fortuna e non alla preparazione del candidato, tradendo il principio costituzionale espresso nella ratio legis dell’art. 97», concludono.

Le domande che fanno discutere: gli esempi

Sono 16 le domande contestate come ambigue, fuorvianti o errate. In particolare, si segnalano tre tipologie di errori: le domande sono fuori programma, cioè propongono argomenti non citati nei programmi ministeriali; nelle domande sono presenti elementi linguistici contradditori e ossimorici che traggono in inganno il candidato; le domande pongono un quesito la cui risposta non è univoca ed è tuttora oggetto di studi e ricerche. Di seguito, alcuni esempi.

«L’intenzione di fare dell’Impressionismo qualcosa di solido e duraturo come l’arte dei musei è stata espressa da…». Le scelte a disposizione sono: Cézanne, Monet, Degas, Renoir, con il MIUR che indica la risposta esatta in Cézanne. In effetti, la frase è proprio di Cézanne ma risulta completamente estrapolata dal contesto, facente parte di una dichiarazione molto più lunga e complessa, in cui l’autore esprime la volontà di superare, «Spingersi oltre» alcuni limiti dell’Impressionismo: «L’impressionismo è la mescolanza ottica dei colori: io devo spingermi oltre. […] Ho voluto fare dell’impressionismo qualcosa di solido e duraturo come l’arte dei musei» (J. Gasquet 1921, Ce qu’il m’a dit… in M. Vescovo, Paul Cézanne, “Artedossier”, Firenze, 1993). «Tale privazione non solo costituisce un grave errore metodologico, perché fa un uso scorretto delle fonti e del loro trattamento, ma ha mutato completamente il significato dell’affermazione, generando uno di senso opposto alle intenzioni dell’enunciato integrale», motivano nel report.

Altro quesito: «Nei loro manifesti, i Futuristi assunsero spesso posizioni violentemente estremistiche; quale tra i seguenti concetti NON fu mai espresso da questi artisti?». Queste le risposte disponibili: Disprezzo delle città d’arte, Disprezzo della donna, Negazione del concetto di patria, Esaltazione della guerra, con risposta esatta “Negazione del concetto di Patria”. «Il quesito ha invece più di una risposta esatta per effetto della domanda mal posta ovvero di risposte formalmente scorrette», sottolineano i docenti, che mettono in evidenza tutte le ambiguità delle varie risposte, tra cui «La risposta a (Distruzione delle città d’arte) è corretta, in quanto in nessun manifesto viene proposta la distruzione delle città d’arte, nemmeno in termini di perifrasi». Inoltre, «Nei loro Manifesti, i futuristi non espressero mai il concetto di disprezzo della donna tout court ovvero semplicemente intesa, lo stesso F. T. Marinetti nella prefazione di Come si seducono le donne, una ars amandi alla futurista, precisa che il disprezzo per la donna viene di fatto indirizzato «non contro la donna […] ma contro il concetto di donna creato da noi egoisti, gelosi, ossessionati e in particolare il tipo di donna fatale, snob, sognatrice, nostalgica, stupidamente e culturalmente complicata che riempie e legge i romanzi di D’Annunzio e contro la donna tira-e-molla, ipocrita, bigotta, mezzi abbandoni, che legge e riempie i romanzi di Fogazzaro».

Infine, un quesito che riguarda una spinosa questione museologica, sulla quale molto si scrive ancora oggi: «Quale dei seguenti personaggi favorì indirettamente, ma in maniera determinante, l’acquisto degli Elgin Marbles da parte del British Museum?». Queste le risposte: Winckelmann, Blake, Canova, Thorvaldsen, con “Canova” come risposta corretta. Il report «Contesta il vizio di forma della domanda, poiché la sua formulazione e l‘uso della seguente espressione “favorì indirettamente, ma in maniera determinante” rendono il significato del quesito ossimorico, contraddittorio e fuorviante, ponendo il candidato nella condizione di dover scartare l’opzione corretta e/o di non poterla riconoscere interamente, in quanto i due termini (“indirettamente” e “determinante”) si escludono a vicenda». Inoltre, «La dicitura “Favorì indirettamente” non potrebbe in alcun modo descrivere sufficientemente l’effettivo ruolo assunto da Antonio Canova nella questione dei marmi fidiaci, cui prese parte attiva (e NON indirettamente), e al cui giudizio Lord Elgin si rimise per ben due volte, nel 1803 (a Roma) e nel 1815 (a Londra)».

E così in questo caso vale il famoso detto che chiama in causa la diabolicità della perseveranza: solo il mese scorso, infatti, lo stesso Ministero aveva riconosciuto gli errori che hanno caratterizzato il concorso ordinario della scuola secondaria del 21 aprile del 2020. A distanza di due anni, pare che sia cambiato poco o nulla. Confusione da parte del Ministero, che continua a bandire concorsi e a procrastinarli, cambiando carte in tavoli e crediti formativi necessari. Spaesamento da parte dei docenti precari e aspiranti che magari, dopo un lungo percorso di studi, ancora devono affidare il proprio futuro a una crocetta al posto giusto, se va bene. Già, perché pare ormai assodato che la “ricetta” dei quiz sia più adatta alla televisione che alla valutazione corretta delle competenze scientifiche e didattiche dei candidati.

2 Commenti

  1. Non ho parole per commentare ciò che è accaduto agli scritti di questo concorso.
    Potreste darmi delle indicazioni per poter far parte di questo gruppo ed eventualmente fare ricorso
    Grazie

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui