03 gennaio 2021

“Così si uccide la cultura”: firme contro la chiusura MUVE fino ad aprile

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Colpa del Covid o serrata preventiva in mancanza di turismo? Appello contro la decisione del Sindaco Brugnaro di tenere chiusi i Musei Civici di Venezia fino alla metà di aprile

@ Ytali.com

A Venezia il destino degli 11 musei che fanno parte del MUVE – Fondazione Musei Civici di Venezia sembra già stato scritto fino ad aprile 2021: CHIUSI. La decisione, stando a quanto riporta la rivista Ytali, arriverebbe da Luigi Brugnaro, sindaco della città e anche vicepresidente del MUVE che, nella costituzione della giunta comunale, si è tenuto la delega alla cultura.

Il motivo di questa scelta non appare ben chiarita: è a causa della pandemia? Contenimento dei contagi? Oppure Brugnaro – immaginando che il turismo su suolo veneziano e non solo stenti a ripartire ancora per lungo tempo – opta per una serrata preventiva che – in mancanza di bigliettazione – si potrebbe immaginare come il “male minore” sul fronte degli incassi a zero?

Da ieri, 2 gennaio, Ytali.com sta promuovendo una raccolta firme a favore di un dialogo aperto con l’amministrazione che possa sbloccare una situazione che riguarda, oltre che la cultura a Venezia, anche i circa 500 lavoratori dei musei, «per la maggior parte esternalizzati, già in condizioni di precariato e di scarsa e fragile tutela dei loro diritti», riporta il magazine.

Per partecipare alla raccolta firme è sufficiente scrivere nome e cognome in un’email indirizzata a redazione@ytali.com.

Del MUVE, alla cui direzione c’è Gabriella Belli dal 2011, ricordiamo, fanno parte Palazzo Ducale, Museo Correr, Ca’ Rezzonico, Ca’ Pesaro, Museo Del Vetro, Museo di Storia Naturale, Museo di Palazzo Mocenigo, Palazzo Fortuny, Museo del Merletto, Casa di Carlo Goldoni e Torre dell’Orologio.

L’appello per il MUVE

Riportiamo integralmente il testo pubblicato il 2 gennaio 2021 su Ytali.com, magazine online indipendente dell’Associazione di Giornalisti Indipendenti ytali., è una testata registrata, fondata e diretta da Guido Moltedo.

«Così s’uccide la cultura a Venezia. Appello in difesa dei musei civici»

«Lascia senza parole la scelta drastica di Luigi Brugnaro di chiudere il sistema museale della città, equiparandolo a un servizio a esclusiva funzione turistica. Con questa nostra iniziativa invitiamo il sindaco a tornare sulle sue decisioni e a promuovere una discussione aperta».

«I Musei civici di Venezia resteranno chiusi fino al primo aprile 2021. La decisione è del sindaco Luigi Brugnaro, che è vicepresidente della Fondazione musei civici (Fmvc) e, nella giunta che guida, ha la delega alla cultura.
Sono oltre cinquecento i lavoratori impegnati nelle attività dei Musei civici. Lavoratori per la maggior parte esternalizzati, già in condizioni di precariato e di scarsa e fragile tutela dei loro diritti.
ytali propone alle sue lettrici e ai suoi lettori di sottoscrivere l’appello che qui di seguito pubblichiamo, a difesa della vita culturale della città e delle sue istituzioni culturali, colpite duramente dalla crisi in corso e non tutelate da chi ha la responsabilità istituzionale e politica di farlo. È un appello di solidarietà con i lavoratori di un settore vitale del tessuto sociale ed economico della città.
Chi voglia firmarlo può farlo semplicemente scrivendo nome e cognome in un’email indirizzata a redazione@ytali.com.

Proprio quando le buone notizie dal MoSE (acque alte e attività portuali) sembravano aprire una stagione nuova per Venezia, una mazzata molto grave per la città è arrivata dalla notizia che i Musei civici, per decisione del sindaco, saranno chiusi, totalmente chiusi, per i prossimi tre-quattro mesi, quando i musei italiani apriranno dopo il 15 gennaio.

La decisione stupisce doppiamente perché: sono appena arrivati quasi otto milioni da parte del governo alla Fondazione come sostanzioso ristoro per la mancata bigliettazione sul 2020. Dunque ci troviamo nella situazione paradossale per cui il bilancio della Fondazione non patisce sofferenze gravi mentre i dipendenti – per lo più in cassa integrazione – hanno davanti un futuro incerto con pesanti riduzioni nei già magri stipendi.

Saltano agli occhi i gravi difetti della struttura della Fondazione Musei dove un patrimonio immenso di carattere pubblico rischia di venire gestito in forma privatistica, con gli stessi criteri di un’azienda qualsiasi.

Oltretutto, l’atto di forza compiuto dal sindaco offende il principio fondamentale contenuto nella Convenzione firmata nel 2008 tra il Comune di Venezia e la Fondazione Musei civici di Venezia. Esattamente lì dove si dice (Articolo 7) che la Convenzione sottoscritta regola i rapporti tra i due soggetti firmatari “per quanto riguarda le modalità di gestione, fruizione e valorizzazione dei Musei civici veneziani”. Dove per valorizzazione s’intende “ogni attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e conservazione dei beni culturali e a incrementarne la fruizione”. Principi e parole che vengono cancellate dalla “serrata” pretesa dal Comune di Venezia, in tutta evidenza indirizzata in direzione opposta al miglioramento delle condizioni  di conoscenza del patrimonio storico, artistico, culturale di Venezia.

La notizia di una scelta così drastica, quando il governo sta facendo moltissimo anche per i musei di Venezia e l’Europa attende da noi scelte significative, lascia senza parole poiché equipara il sistema museale a un servizio a esclusiva funzione turistica; non tenendo conto che in tutto il mondo i grandi musei svolgono compiti fondamentali di studio, conservazione e cura dei materiali loro affidati.

Qui non è questione di polemica politica, qui è in ballo il futuro culturale della città, una città che – occorre ricordarlo? – dovrà investire molto nei prossimi mesi se vorrà imboccare una strada diversa da quelle già note, mettendo la cultura al primo posto.

Quante volte da mesi abbiamo sentito dire che sarebbe finalmente in caso di abbandonare quella monocultura turistica che già tanti danni ha prodotto? E allora, non sarebbe il caso di coinvolgere tutta la comunità dei veneziani interessati a progettare il nostro futuro? Forse che gli industriali, i commercianti, gli albergatori non sono sensibili al destino dei musei? E le università, le biblioteche, le grandi istituzioni veneziane, le chiamiamo al tavolo del futuro oppure no?

Allora, senza polemiche, l’invito al sindaco è: torni per favore sulle sue decisioni, avvii una discussione aperta, consulti chi pensa di avere idee sulla questione Musei. Esattamente cent’anni fa il Palazzo Reale fu consegnato alla città per consentire nel 1922 l’apertura del grande museo Correr. La chiusura di tutte le collezioni sarebbe uno strano modo di celebrare questa data fondamentale per la storia delle raccolte veneziane.

Siamo ancora in tempo per trovare soluzioni alternative; fondamentale sarà unire le forze, mettere in campo idee, avanzare proposte.

Per Venezia ci troveremo in tanti».

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