08 febbraio 2020

Crisi per la Deutsche Bank, che vende la sua collezione d’arte

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Continua il lungo periodo di crisi per la Deutsche Bank, che è costretta a vendere i pezzi pregiati della sua collezione, da Gerhard Richter a Emil Nolde

Gerhard Richter, Faust, 1981, sede della Deutsche Bank di Wall Street

La Deutsche Bank, che l’anno scorso ha annunciato l’intenzione di tagliare 18mila posti di lavoro, sta ridimensionando anche le sue attività nel campo dell’arte e ha già venduto alcune tra le opere più importanti della sua collezione, esposte nelle varie sedi diffuse in tutto il mondo e diventate simboli di quegli spazi. Per esempio, il Faust, il trittico di Gerhard Richter del 1981, appeso nell’atrio della sede della banca a Wall Street. La Deutsche Bank sta infatti trasferendo tutta la sua sede di New York al Columbus Circle, zona Midtown Manhattan, e nel nuovo edificio non c’è posto per l’opera, che è uno dei più grandi dipinti di Richter, ha spiegato Friedhelm Hütte, direttore del programma artistico dell’azienda in tutto il mondo.

Il dipinto è stato ceduto in una vendita privata, ha continuato Hütte, a seguito di «un’offerta conveniente da parte di un serio collezionista». Ma non sono stati resi noti i termini dell’accordo. Altre opere che sono state messe in vendita l’anno scorso includono dipinti di Erich Heckel, Max Pechstein, Emil Nolde ed Ernst Wilhelm Nay, come riportato a dicembre dalla Süddeutsche Zeitung.

L’inizio della crisi

I problemi di Deutsche Bank risalgono alla ormai storica crisi dei subprime del 2008. Da allora, l’istituto è stato multato a causa di numerose infrazioni normative, tra cui la manipolazione dei tassi di interesse di Libor, Euribor e Tibor, che vengono utilizzati per fissare il costo dei prestiti tra banche e, soprattutto, servono da punti di riferimento per le operazioni commerciali, come i mutui verso la clientela. Solo per questa infrazione, la Deutsche Bank ha dovuto pagare 2,5 miliardi di dollari alle autorità statunitensi e britannica. I tentativi di mediare una fusione con un’altra banca tedesca, la Commerzbank, sono stati frustrati l’anno scorso. I tagli ai posti di lavoro annunciati nel 2019 ammontano a un quinto della forza lavoro globale della Deutsche Bank.

Nuove strategie per la collezione della Deutsche Bank

Ma Hütte ha sottolineato che la banca sta continuando a comprare nuove opere di artisti emergenti in fiere come Frieze. «Deutsche Bank crede nella sua collezione d’arte e continuerà a promuovere e collezionare arte contemporanea, anche se in misura minore rispetto a prima», ha affermato. Tra gli acquisti recenti, le opere dell’artista libanese Caline Aoun, della nigeriana Wura-Natasha Ogunji, della statunitense Victoria Fu e del britannico Tom Pope. Le dimensioni della collezione, che ancora oggi è tra le più grandi al mondo e la più ampia in Germania, sono però calate drasticamente, da 59mila a 55mila. Secondo Hütte, sono state vendute le opere che non rientrano più nella strategia della collezione che, negli ultimi tempi, si era rivolta in particolare alla fotografia (che abbiamo visto recentemente alla GAM di Milano).

Hütte ha anche specificato che il valore totale della collezione è inferiore a 500 milioni di euro, in quanto la banca sta acquistando principalmente nuove opere di giovani artisti, a un prezzo più conveniente. In effetti, anche i suoi pezzi oggi più preziosi, furono acquistati prima che i loro autori diventassero delle star del mercato dell’arte. Per esempio, il trittico di Richter fu acquisito 30 anni fa. La banca rimarrà comunque tra i main sponsor di Frieze, sebbene abbia ridotto la partecipazione a eventi più piccoli.

Finora i problemi finanziari della compagnia non hanno avuto alcun impatto sui piani di sviluppo del Palais Populaire, il nuovo forum culturale di 3mila metri quadrati aperto nel 2018 nel centro di Berlino. Il 21 marzo aprirà una mostra di Christo e Jeanne-Claude in occasione del 25mo anniversario del Reichstag.

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