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Mario Draghi ha annunciato la lista dei Ministri del nuovo Governo: la novità più rilevante riguarda il fatto che il MIBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo è stato scisso nel Ministero della Cultura, con a capo Dario Franceschini, e in un inedito Ministero del Turismo, anch’esso con portafoglio, diretto da Massimo Garavaglia.
Insomma, da una parte, la conferma di un nome forte del PD e ancora vicino a Matteo Renzi, affidabile, versatile e in grado di barcamenarsi tra varie legislature senza colpi di testa e senza perderla. Anzi, aver ripreso il controllo dopo il breve interregno di Alberto Bonisoli, fu a suo tempo una manifestazione di sapienza strategica. Dall’altra, lo schieramento di un nome della Lega, da premiare per la lunga gavetta: assessore regionale al Bilancio nella Lombardia di Roberto Maroni, già Sottosegretario al Ministero dell’Economia e, in seguito, Viceministro nel governo Conte I, nel 2019. Chiaramente, intorno a questo Ministero del Turismo tutto nuovo gravita una certa aspettativa, oltre che diversi interessi. Curiosità anche per capire in che modo potranno interagire, anche a livello burocratico e di competenze, visto che, a prescindere dai nomi, i due settori rimangono strettamente intricati.
Le conseguenze di una lettera: Cultura a Franceschini, Turismo a Garavaglia
“Grazie al Presidente Mattarella e al Presidente Draghi. Cercherò di onorare al meglio la fiducia, lavorando perché la Cultura italiana sia il motore della ripartenza del Paese”, ha scritto Franceschini su Twitter, commentando la nomina. “Giusta scelta un ministero per il solo Turismo, così colpito dalla crisi. Buon lavoro a Massimo Garavaglia”, ha concluso il Ministro della Cultura. Una frase conciliante ma nemmeno poi tanto, se consideriamo tutte le manovre compiute negli ultimi mesi proprio in difesa del settore da parte del MIBACT che, a questo punto, dovrà cambiare tutte le carte intestate per l’ennesima volta.
Ma Franceschini ha dimostrato, nella sua lunga carriera, di saper incassare i colpi, tornando alla carica quando la situazione è favorevole. O magari – e potrebbe essere la mossa più raffinata – si tratta del classico divide et impera ma questo si potrà capire solo tra qualche tempo.
Fu proprio durante la parentesi di Bonisoli che il Turismo venne incorporato in un altro Ministero, quello delle Politiche Agricole, guidato da Gian Marco Centinaio, altro leghista della prima ora. Evidentemente alla Lega quella T deve piacere molto e adesso che ha ottenuto un Ministero tutto suo, già salutato con acceso favore del leader Matteo Salvini, potrà mettere in campo tutto il proprio acume sovranista per promuovere un bel Grand Tour in lungo e in largo per la Padania libera, come si diceva una volta.
Sicuramente il Turismo piaceva a Franceschini, le cui strategie di sviluppo hanno sempre tenuto in altissima considerazione il settore. Infatti, una volta tornato al suo posto, nel Franceschini II, la prima mossa fu di riportare il Turismo al MIBAC, cordialmente. Adesso, invece, Dario Franceschini dovrà accontentarsi solo della Cultura, sic et simpliciter nel senso letterale del termine.
Non sarà sfuggita infatti la “semplificazione” linguistica: non più Beni Culturali ma Cultura, come se venisse meno quella sfumatura di valore quantificabile anche in termini economici, una declinazione che, probabilmente, non sarà solamente semantica ma sostanziale. E in questo senso, contando anche la formazione ultraliberale di Draghi, la separazione dal Turismo sembra assumere una sua logica molto precisa e non troppo confortante.
Tutti i ministri del Governo Draghi
Ecco la lista completa dei ministri nominati da Mario Draghi: Luciana Lamorgese, Interni; Marta Cartabia, Giustizia; Daniele Franco, Economia; Luigi Di Maio, Esteri; Giancarlo Giorgetti, Sviluppo economico; Stefano Patuanelli, Agricoltura; Roberto Cingolani, Transizione ecologica; Federico D’Incà, Rapporti con il Parlamento; Vittorio Colao, Innovazione tecnologica; Roberto Speranza, Salute; Andrea Orlando, Lavoro; Patrizio Bianchi, Istruzione; Enrico Giovannini, Infrastrutture; Dario Franceschini, Cultura; Renato Brunetta, Pubblica amministrazione; Maria Stella Gelmini, Affari regionali; Mara Carfagna, Sud; Elena Bonetti, Pari opportunità; Erika Stefani, Disabilità; Fabiana Dadone, Politiche giovanili; Massimo Graravaglia, Turismo.
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