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Donald Trump diventa Presidente del Kennedy Center: una svolta di regime per la cultura negli Stati Uniti
Attualità
di redazione
Il 12 febbraio 2025, Donald Trump è stato eletto “all’unanimità” presidente del Kennedy Center, segnando un cambio di rotta senza precedenti per una delle istituzioni culturali di punta degli Stati Uniti. Si tratta infatti della prima volta che un presidente in carica assume questo ruolo. La sua nomina ha portato contestualmente all’estromissione della storica presidente Deborah Rutter e all’insediamento di figure a lui vicine, tra cui l’ex ambasciatore Richard Grenell come direttore ad interim. Il nuovo consiglio d’amministrazione include Susie Wiles, capo dello staff della Casa Bianca, Dan Scavino, vice capo dello staff, e Usha Vance, moglie del vicepresidente J. D. Vance.
Che cos’è il Kennedy Center
Fondato nel 1971 a Washington DC, il John F. Kennedy Center for the Performing Arts, noto semplicemente come Kennedy Center, è il principale centro per le arti performative degli Stati Uniti e da sempre un punto di riferimento culturale negli Stati Uniti. Sostenuto in larga parte da donazioni private e incassi da biglietteria ma anche da fondi federali erogati dal National Park Service, si affaccia sul fiume Potomac e comprende diverse sale prestigiose, come la Opera House, il Concert Hall e l’Eisenhower Theater. Tra gli altri programmi, ospita anche il Kennedy Center Honors, un premio annuale assegnato a figure di spicco del panorama artistico statunitense. I suoi più 2mila show annuali di teatro, danza, musica, sono visti da circa 2 milioni di persone.
Annunciando il suo nuovo incarico, Trump ha espresso la volontà di trasformare il Kennedy Center in «Un luogo molto speciale ed emozionante!». Ha inoltre dichiarato che il neodirettore Richard Grenell – che lo stesso Trump nel 2020 nominò direttore dell’intelligence nazionale – condivide la sua visione di una «Nuova età dell’oro per l’arte e la cultura americana» e ha promesso di eliminare «Spettacoli drag e altre propagande antiamericane».
Kennedy Center: le dimissioni degli artisti dopo Trump
L’operazione ha scatenato un’ondata di dimissioni illustri. La produttrice televisiva Shonda Rhimes ha lasciato il consiglio, mentre la soprano Renée Fleming, vincitrice di un Grammy, ha rassegnato le dimissioni dal ruolo di consulente speciale. Anche il musicista Ben Folds ha abbandonato la sua posizione di direttore artistico della National Symphony Orchestra, principale orchestra residente del Kennedy Center.
«Lascio il mio incarico con orgoglio per tutto ciò che siamo riusciti a realizzare, dall’arte sui nostri palcoscenici all’impatto educativo nelle scuole di tutta l’America. Tutto ciò che abbiamo fatto al Kennedy Center è stato in nome della cultura e della crescita dello spirito umano», ha scritto Deborah Rutter nella sua dichiarazione di commiato.