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Dopo le critiche, diversi artisti hanno ritirato il loro appoggio alla causa palestinese
Attualità
di redazione
La tenuta del mondo dell’arte è messa a dura prova dalla guerra tra Israele e Hamas che, scoppiata a seguito dell’attentato al Nova Musica Festival del 6 ottobre, ha quindi coinvolto il popolo palestinese in una grave crisi umanitaria. Scrivevamo della lettera firmata da migliaia di artisti di tutto il mondo, pubblicata da Artforum il 19 ottobre, nella quale si richiedeva l’immediata cessazione delle ostilità e la liberazione del territorio palestinese. Ma diversi firmatari, tra cui Peter Doig, Joan Jonas, Katharina Grosse e Tomás Saraceno, hanno cancellato il loro nome. Il 23 ottobre, inoltre, la lettera presentava un significativo aggiornamento: «Noi, il gruppo autore della petizione, così come alcuni firmatari che ci hanno contattato negli ultimi giorni, vorremmo ripetere che respingiamo la violenza contro tutti i civili, indipendentemente dalla loro identità, e condividiamo la repulsione per gli orribili massacri di 1400 persone in Israele condotti da Hamas il 7 ottobre. Piangiamo tutte le vittime civili. Auspichiamo il rilascio rapido di tutti gli ostaggi e continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato».
La precisazione e il passo indietro di alcuni artisti sono avvenuti all’indomani delle risposte della comunità artistica israeliana alla «Atroce lettera aperta pubblicata dalla comunità dell’arte e dalle organizzazioni culturali». A prendere voce, oltre ai direttori dei musei riuniti intorno alla sezione ICOM di Israele, e ai galleristi Dominique Lévy, Brett Gorvy e Amalia Dayan, vari artisti israeliani, tra cui Ronen Eidelman, Yonatan Amir, Ilit Azoulay, Yael Bartana e Zoya Cherkassky, ma anche di altre nazionalità, tra cui Hito Steyerl e Zoe Buckman, in un’altra lettera, pubblicata dalla rivista Erev Rav. Nel testo, si critica aspramente anche la pubblicazione della lettera pro Palestina da parte di Artforum.
«Ho commesso un terribile errore», ha dichiarato l’artista Katharina Grosse in una nota. «Ho firmato la lettera aperta durante un momento di shock emotivo causato dall’orribile violenza contro le vite dei civili da tutte le parti». Grosse ha quindi riconosciuto l’omissione, nella lettera, delle atrocità commesse da Hamas, aggiungendo di aver creato in questo modo «Più dolore e conflitto, e lo stesso ho fatto io firmandola. Mi scuso per la mia ignoranza».
«Credo che molti dei firmatari si stiano rendendo conto di aver messo il loro nome su una lettera molto pericolosa», ha dichiarato ad Artnet Steeve Nassima, co-fondatore della Nassima Landau Art Foundation di Tel Aviv. «Ho sentito che alcuni rispettati collezionisti che possiedono opere d’arte di alcuni dei firmatari provano un certo disagio nel vedere quelle opere appese al muro sapendo che l’artista ha firmato quella che percepiscono come una lettera antisemita», ha continuato Nassima. Nonostante queste allusioni dal tono controverso, artisti di primo piano continuano a comparire tra i firmatari, come Nan Goldin, Barbara Kruger e Judith Butler.
Non sono un giornalista e nemmeno uno scrittore, sono un pittore di quasi 80 anni,tutta la vita a ricercare il colore giusto. Ho visto tutta questa storia della Palestina e di Israele e piu’passano gli anni piu’ credo che questa storia sia una schifezza mondiale, dettata da interessi loschi sempre di quattrini e interessi contro la gente che vive per la normalita’ delle cose. In tutto questo tempo non si e’ voluto creare una situazione per creare una PACE stabile per questi due paesi e questo e’ il risultato.