06 ottobre 2019

Facciamo un parco sotterraneo, con le talpe della Metro C di Roma

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Le Metro C di Roma non va più avanti? Lanciamo un'idea assurda ma non troppo, come è assurda questa vicenda, per non seppellirci nel tunnel dello sconforto

Io ho un’idea. Vi prego leggetemi. Lungi da me fare le pulci al Comune di Roma, all’ATAC, al “governo ladro” tutto, a chiunque sia implicato nella questione delle “talpe sepolte” della Metro C della Capitale, a cinquecento metri da piazza Venezia, tanto si sa che in Italia i soldi finiscono sempre. Ammesso ce ne siano stati, perché noi nati negli ’80 non ce ne siamo accorti.

Roma, visita cantieri metro linea C, Grotte Celoni Pantano, foto Benvegnù, Guaitoli, lannutti

I soldi finiscono per tanti motivi, ma uno dei più semplici potrebbe essere riassunto così: esci di casa e, anziché andare al supermercato, vai a giocare al gratta e vinci con i cinquanta euro che dovresti usare per fare la spesa. Tenti la sorte. Questi 50 euro possono raddoppiare, dimezzare o sparire. A Roma, i soldi per le talpe della metropolitana sono finiti. Dove, non so e non posso saperlo…Forse hanno azzardato. Si sono persi i soldi per “la spesa” per la strada.

Sono stato invitato, solo pochi giorni fa, da Casa Emergency, a tenere un talk che aveva come tema il “Design contro la guerra”. Tra gli oltre 150 progetti presentati da giovani creativi di mezzo mondo, quello che mi ha convinto di più era un materasso di cartoni che si può tenere insieme con alcune funi, e ripiegabile su se stesso in quattro semplici mosse. Non mi ha colpito per l’estetica, né per l’originalità. Mi ha colpito il claim: «Oggi hai una casa, domani non l’hai più». Lapalissiano. Roma ieri aveva i soldi per continuare gli scavi della Metro C, oggi non li ha più. Non li ha per tirare fuori le due talpe, né per mandarle avanti. Niente. Finito, fermo.

Però, ecco la mia idea: visto che il buco c’è e anche la galleria è già bella che scavata, facciamo una – scusate il gioco di parole – galleria sotterranea! Mettiamo delle scale per scendere nel ventre della terra, qualche camminamento, e facciamoci un “museo underground”. No, scusate, non volevo dire museo, che poi è un problema gestirlo, non ci sono fondi, non ci sono direttori etc. Diciamo un “polo d’attrazione” interrato.

Mettiamo a punto qualche bella parete per l’arrampicata, mettiamoci un po’ di piante fotofobiche – pare che in Cina, qualche anno fa, siano state scoperte delle specie di ortiche che vivono in grotte nel buio pressoché totale – e facciamo pagare un biglietto d’ingresso. Facciamoci le Catacombe contemporanee! Ma avete di idea di quanti turisti americani amerebbero fare “cose americane” a Roma – e in fondo vedere una talpa meccanica è un po’ come trovarsi alla NASA – che si sentirebbero esaltati nello scendere sottoterra, a due passi di piazza Venezia, per vedere un mondo fantascientifico sotto il mondo antico del Colosseo e dei gladiatori?

Perché, insomma, adesso che è tutto scavato non vorrete mica riportare tutta la terra levata al suo posto!? Ma no e poi con quali soldi? Ma ci pensate? Due talpe sotto terra, che tra qualche anno saranno come relitti in fondo al mare ma che, ribadiamolo, sono invece nel centro della Capitale. Che si arricchisce, così, di un’altra storia speciale, terribile e magica allo stesso tempo! Un museo degli scavi vero, impressionante, non come quelli fatti di sale e salette noiose con vecchi progettini alle pareti e modellini al centro!

Una “real-experience” per davvero, altro che quelle realtà aumentate che sono fake a prescindere. Facciamoci un “posto assurdo” sul serio, come è assurda tutta questa vicenda. Poi magari si potrebbe realizzare un progetto speciale di arte contemporanea, ma questo lo dico più per deformazione professionale che altro. Per questo ci sarà tempo.

Ora bisognerebbe inforcare elmetti e scarponcini antinfortunistici e aprire questo parco “low line”, come quello che avevano in mente per le vecchie stazioni della metro di New York e la cui comunicazione sui media era spopolata qualche anno fa. Questo progetto oggi – mi pare – si è interrato. Abbiamo ora, noi, un’occasione d’oro! Ci pensate? Roma più avanti della Grande Mela nell’attrattività!

E pazienza se la metropolitana C si fermerà. Parliamoci chiaro: se la Capitale ha fatto senza metro per duemila anni potrà continuare a fare senza e puntare la sua forza e attrattività sul resto, come ha sempre fatto. Anche sulle sue assurdità! Ebbene, impegniamoci per questo parco distopico, lanciamo una petizione al Mibact, rendiamo il tunnel dello sconforto la forza della resilienza e del futuro!

1 commento

  1. Ciao sono Simon Maghe sono di base a Firenze. Interessante la tua proposta e ti voglio aiutare a portare avanti questa folle idea, mai quanto la storia dei soldi che finiscono sempre , dove? in Italia… teniamoci in contatto

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