23 maggio 2020

Coesione e semplicità, per fare del collezionismo privato un affare pubblico

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Ecco le problematiche evidenziate stamattina dal tavolo dedicato all'economia e mercato, al Forum dell'Arte Contemporanea

Un importante momento del Forum dell’Arte Contemporanea 2020 si è svolto stamane, con la riunione del Tavolo 5, “Quale futuro per il mercato dell’arte?”, in cui sono state messe sul piatto le criticità dello scenario attuale e, da parte degli ospiti, si sono raccolte proposte concrete per sostenere la ripresa sul medio e lungo termine.

Al tavolo, coordinato da Cristina Masturzo, Stefano Pasquini e Adriana Polveroni, hanno partecipato gli avvocati Maria Grazia Longoni (Studio LCA) e  Eliana Romanelli, Massimo Sterpi, Pierpaolo Forte e Lavinia Savini, i galleristi Francesca Pennone (Pinksummer, Genova), Tiziana Di Caro (Napoli), Lorenzo Fiaschi (Galleria Continua, San Gimignano), Giovanni Bonelli in rappresentanza dell’ANGAMC, Beatrice Bertini e Benedetta Acciari (Ex-Elettrofonica, Roma), Veronica Veronesi (Gallleriapiù, Bologna), Niccolò Fano (Materia, Roma), i collezionisti Antonio Dalle Nogare e Giorgio Fasol, Mirko Rizzi (imprenditore culturale), Mariolina Bassetti  di Christie’s, i direttori delle fiere italiane Simone Menegoi (Artefiera), Ilaria Bonacossa (Artissima), Stefano Raimondi (ArtVerona) e Alessandro Rabottini (miart), l’artista Rebecca Moccia con la curatrice Elena Abbiatici per AWI – Art Workers Italia, e Antonella Crippa (UBI).

Un parterre importante che ha evidenziato in primis una totale indifferenza delle istituzioni, e non ci vanno per il sottile né Bonelli, né Fasol, né Fiaschi.

I motivi solo molteplici, dalla mancata risposta a un confronto sul tema della cultura contemporanea visiva e della sua economia, lanciato al tavolo del Ministero dei Beni Culturali attraverso una lettera dell’ANGAMC, fino alla totale mancata comprensione di questo settore da parte del MIBACT – come rimarcato da Fasol – motivo per cui, aggiunge il collezionista, il documento finale uscirà da questo Forum dovrà essere chiarissimo ed efficacissimo. Altrimenti, tanto vale che ognuno continui a fare il proprio e le forze si disperdano nell’individualismo.

Fiaschi, in rappresentanza di Galleria Continua, rimarcata l’importanza dell’economia dell’arte in un Paese come l’Italia, ha invocato, in assenza di aiuto e ascolto, una vera e propria discesa in piazza di tutto il settore, compatto come non mai, aggiungendo alla costola dell’arte contemporanea anche la moda e l’artigianato. Una parte ignorata cospicuamente se pensiamo che in Svizzera, come ha ricordato Maria Grazia Longoni, si è fatto fronte all’emergenza a un mese dalle richieste, che vedranno il pagamento per sei mesi degli stipendi del comparto dell’arte fino all’80% del totale.

Tra le varie proposte che colpiscono e che brevemente qui segnaliamo in attesa dei documenti definitivi e della plenaria del prossimo 30 maggio, in cui il Forum restituirà il lavoro fatto in queste tre settimane di riunioni, c’è quella di Lavinia Savini, che propone anche per l’Italia la possibilità di riconoscere, da parte delle banche, le opere d’arte come strumento di garanzia di debito, oppure l’idea di Fasol che vedrebbe come salvifico un abbassamento dell’IVA calcolando il 22%, la misura attuale, solamente sul 50% del valore imponibile, una misura che, secondo il Presidente di AGI Verona, sarebbe utile anche a livello psicologico, per i collezionisti.

Quasi tutti concordi i galleristi, invece, nel segnalare che il loro lavoro di sostegno agli artisti in generale, non solo è un’attività che guarda al futuro che deve essere corrisposta da un costante lavoro economico, ma diventa anche un “affare pubblico” perché capita spesso che si producano e supportino opere che finiscono in mostre, dai musei statali alle Biennali, costruite con il grande impegno degli attori privati del sistema, come hanno sostenuto Pennone e Di Caro, mentre per Veronica Veronesi di GALLLERIAPIU, per far fronte alle gallerie di ricerca, a tutti gli effetti delle piccole imprese, vanno corrisposti da parte dello Stato quegli aiuti che si offrono a tutte le start up.

Fare in modo che il collezionismo privato diventi affare pubblico è anche l’idea di Alessandro Rabottini, che cita, per esempio, una possibile estensione dell’Art Bonus, così come Ilaria Bonacossa, che invoca un New Deal dell’arte contemporanea italiana, dove i musei dovrebbero acquisire opere di giovani artisti per le loro collezioni. E per non disperdere un patrimonio di cui l’Italia potrebbe vivere, come ricorda Mariolina Bassetti.

Quel che è certo, stavolta, è che in tre minuti a testa, in questo momento di crisi, le problematiche sono state davvero ridotte all’osso: l’emergenza è reale e chiari i punti. Speriamo che la compattezza del gruppo, se dovesse permanere una assenza di risposte, abbia davvero la forza di far sentire, stavolta fortissimo, la propria voce. Qui un resoconto midterm degli altri tavoli. Aggiornamenti in corso.

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