05 settembre 2022

Gallerie dell’Accademia di Venezia, la protesta per il clima di Ultima Generazione

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Alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, l’ennesima manifestazione di protesta di Ultima Generazione: le attiviste per il clima si incollano alla Tempesta di Giorgione. La replica del direttore del museo

Continuano senza sosta le manifestazioni perpetrate nei musei italiani dagli attivisti per il clima di Ultima Generazione: dopo la Cappella degli Scrovegni, a Padova, i Musei Vaticani e il Museo del ‘900 di Milano e gli Uffizi a Firenze, questa volta è accaduto alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dove, domenica, 4 settembre, intorno alle 11:45, due giovanissime manifestanti hanno svolto un’azione di protesta incollandosi al vetro di protezione e alla cornice della Tempesta di Giorgione e srotolando uno striscione “No gas no carbone”. Azioni simili sono ormai in corso anche in altri musei in tutta Europa, in Gran Bretagna e in Germania. Di certo, Venezia, per il suo habitat tanto unico quanto fragile e costantemente a rischio, è uno dei luoghi più simbolici in cui avviare azioni del genere, contando anche che, proprio in questi giorni, si sta svolgendo la 79ma edizione della Mostra del Cinema, una delle manifestazioni più seguite al mondo.

Considerato tra i capolavori universali dell’arte, il dipinto fu realizzato tra il 1502 e il 1505 e ancora oggi il suo significato è avvolto nel mistero. Molte le interpretazioni tentate da illustri storici ed esperti, che vanno dalla trasfigurazione di un episodio biblico, secondo cui le figure sarebbero Adamo ed Eva allattante Caino dopo la cacciata da Paradiso Terrestre all’espressione delle teorie neoplatoniche sull’unione tra cielo e terra.

Per gli attivisti di Ultima Generazione, il significato va interpretato alla luce spietata ma realistica della contemporaneità: «Bjork e Beatrice si sono incollate alla tempesta di Giorgione, e sotto di essa sono rimaste sedute per parlare con chi era con loro in quella sala. Come le figure del dipinto, che paiono sapere dell’imminente disastro, ma scelgono da sé come comportarsi. C’è chi guarda in tutt’altra direzione, e chi fissa lə spettatorə oltre la tela, mentre cerca di alimentare e conservare la vita», si legge in un post diffuso sui canali social del collettivo.

«Sono passati mesi da quando abbiamo iniziato le azioni nei musei, e ancora di più da quando abbiamo iniziato a bloccare le strade. Mesi in cui le notizie delle forti alluvioni non sembrano voler rallentare, così come il numero di morti che si trascinano dietro, e dei danni economici che provocano», continuano. «Mesi in cui per rassicurare un’intera generazione dominata da incertezza, depressione, ecoansia, sfiducia verso il futuro, si pensa che sia una mossa vincente fare propaganda concentrandosi su una macchina elettrica griffata, o basti inserire la voce “sostenibilità” in 10 righe di programma di governo che paiono messe lì solo perché pareva brutto lasciare lo spazio bianco».

Si tratta dell’ennesima manifestazione promossa da Ultima Generazione nei musei italiani, per provare a sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sui temi dell’ambiente e del clima. Ma contrariamente alle altre occasioni, questa volta è arrivata una risposta veemente da parte del museo di Venezia, che è uno degli istituti del Ministero della Cultura dotati di autonomia speciale.

«Purtroppo non si è trattato di una manifestazione non violenta, come letto nei proclami degli attivisti», ha specificato il direttore delle Gallerie dell’Accademia, Giulio Manieri Elia. «Sono stati, infatti, arrecati danni allo speciale vetro antiriflesso che protegge la Tempesta e alla cornice del dipinto, che hanno richiesto l’intervento dei nostri restauratori. Inoltre, la sala interessata, una delle più importanti di tutto il museo, è rimasta chiusa per ben due giorni per consentire i lavori di restauro, causando disagio e proteste da parte dei visitatori arrivati da tutto il mondo per ammirare i capolavori di Giorgione».

«Ma questo, purtroppo, non è l’aspetto più grave e preoccupante. Il comportamento tenuto dai manifestanti, infatti, ha messo a rischio l’incolumità delle opere d’arte esposte, sulle quali deve intervenire solo personale specializzato e appositamente formato, con tutte le cautele del caso», ha continuato il direttore. «Mettere a repentaglio l’incolumità delle opere d’arte non salva il pianeta e, a nostro avviso, non mette in buona luce una nobile causa. Vogliamo quindi invitare in maniera accorata gli autori di queste azioni a non mettere mai più a rischio il patrimonio artistico e a non danneggiare l’attività delle istituzioni culturali. Restiamo sempre disponibili, in qualsiasi momento, a un confronto aperto e approfondito, purché sia davvero civile e non violento», ha concluso il direttore.

«Alle istituzioni culturali rivolgiamo un appello: Consentite a noi e alle prossime generazioni di essere testimoni della nostra storia, delle splendide opere d’arte e dell’ingegno umano», scrivono da Ultima Generazione, in un comunicato. «Ai lavoratori della cultura chiediamo di assumere una posizione netta contro il continuo utilizzo delle energie fossili, scioperando o anche chiudendo i musei per denunciare il sovrasfruttamento del Pianeta e spingere governi e grandi investitori a puntare sulle soluzioni rinnovabili per garantire un futuro a ogni essere vivente».

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