10 marzo 2025

Guernica, Guttuso e il senso della morte: la mostra a Palazzo Abatellis di Palermo

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Con la direttrice della Galleria Regionale della Sicilia Palazzo Abatellis, Maria Maddalena De Luca, parliamo dell’attualità della mostra che ha messo in dialogo la Crocifissione di Guttuso e l’arazzo di Guernica

Affresco Il Trionfo della morte (gia a Palazzo Sclafani) Galleria regionale di Palazzo Abatellis

Avete fatto voi questo orrore, maestro? chiese l’ufficiale nazista.
No, l’avete fatto voi, rispose Picasso
Guernica, 26 aprile 1937

Giunti quasi al termine la mostra ATTRAVERSAMENTI. Il Trionfo della morte, Guernica e Crocifissione di Guttuso, abbiamo raggiunto Maria Maddalena De Luca, direttrice della Galleria Regionale della Sicilia Palazzo Abatellis, a Palermo, per parlare degli sconvolgenti avvenimenti di cronaca e del rapporto con le opere esposte. Proponiamo dunque un viaggio, seppur breve, della contemporaneità tra arte e vita/morte.

La Direttrice Maddalena De Luca ci risponde prontamente e pone nuovi orizzonti critici sull’idea della morte, sull’esigenza di una pace immediata al non senso quotidiano, sulla vita dei musei, non più oggetti di culto, ma integranti e integrati nella società, per cui in perenne dialogo con noi, che sia un noi popolazione, un noi addetti ai lavori, un noi fruitore.

In che modo questa mostra dialoga con il genocidio palestinese?

«Abbiamo avuto degli attivisti che hanno fatto un momento di protesta. Allora io penso che l’arte anche quando in televisione si vedono gli attivisti che sembrano fare del male e sembrano rovinare l’opera d’arte sia un gesto eclatante per attirare l’attenzione. La trovo una protesta legittima. Noi non possiamo pensare che i musei siano dei luoghi, dei templi inaccessibili, cioè il museo fa parte della società, ne è parte integrante. Quindi quando i colleghi mi hanno detto che c’era stato questo momento, tra l’altro rispettosissimo delle opere d’arte, inizialmente mi sono preoccupata, ma francamente dico: perché no? Perché dobbiamo rimanerne fuori? Effettivamente quell’opera ancora oggi rievoca fortissima questa esigenza di pace. Mette di fronte a noi quello sterminio immotivato di Guernica senza senso che dovrebbe essere il manifesto della politica attuale. Il messaggio ancora una volta lo trovo molto attuale»

Attraversamenti parte dall’assunto che il dialogo e le riflessioni che da sempre sono ruotate intorno a queste tre opere finalmente prendono corpo. Come ci dice la direttrice «l’argomento, il tema di accostare il trionfo della morte a Guernica è un tema più volte trattato dalla critica, basta andare semplicemente sul web». Più volte fallita l’esecuzione materiale di una esposizione a Palermo, «All’inizio del 2024 il dirigente generale mi ha chiesto “ma la vogliamo finalmente realizzare?”.

Il tema lo sollecitava e quindi all’inizio del 2024 ci siamo messi a lavorare su questo argomento studiando e cominciando a studiare ho capito che l’anello di congiunzione per rendere la cosa, diciamo, più accettabile dal punto di vista di noi storici dell’arte intransigenti, che vogliono sempre le prove documentarie è quindi non basarsi sulla suggestione dell’accostamento. Noi che abbiamo studiato storia dell’arte non siamo soliti fare queste cose soprattutto in un sito come Abatellis che è molto connotato storicamente sia dal punto di vista culturale, dell’allestimento.

Mi sembrava all’inizio che la cosa uscisse fuori dai binari di Abatellis, per la verità, nel senso che qui ci sono sempre mostre su singoli settori, su autori, sulla pittura barocca, su Antonello, cioè studiando e approfondendo una fetta del patrimonio che custodiamo, non andando oltre. Con Guernica si andava oltre. Il progetto è diventato un progetto credibile, è diventato un progetto esecutivo. Un progetto per essere portato in esecuzione ha bisogno di tantissimo lavoro. E quindi non si può soltanto ventilare un’idea e così la mostra si è potuta inaugurare il 12 dicembre con uno studio di archivio, fotografico».

RENATO GUTTUSO – Crocifissione, 1940-1941, olio su tela, cm 198,5×198,5 – GNAM Roma_© Renato Guttuso by SIAE 2024

Sono tre, appunto, le opere presenti e in contatto tra di loro: il Trionfo della morte, Guernica – con l’arazzo di Colmar di Jaqueline De La Baume Dürrbach (definita geniale da Picasso stesso) – e La crocifissione di Guttuso.

Il rimando più immediato è la figura del cavallo che si impone al nostro sguardo e rimanda a una suggestione immediata della mostra e dell’accostamento. «In Guernica il cavallo è un cavallo da trionfo della morte, ma guida del corteo della morte, afferma Guttuso». A una lettura veloce potrebbe bastare questo. Ma si cela un mistero che ancora oggi ci parla del trionfo della morte. Questo affresco «è oggi collocato nella parete di fondo dell’originaria chiesetta adiacente al palazzo Abatellis. Sebbene resti ignoto il maestro, o forse meglio i maestri, che nel quinto decennio del quattrocento eseguirono, eseguirono la straordinaria opera».

In che modo oggi il trionfo della morte continua a parlarci?

«La morte, il trionfo della morte ci interroga ancora oggi. La cosa incredibile come io abbia potuto notare in questo periodo della mostra “mi sono sentito coinvolto, la grande suggestione, il grande impatto emotivo”. Quindi ho capito che il trionfo della morte è ancora attualissimo come tema tant’è che una cosa che sembra faccia venire le vertigini a secoli di distanza tra opere così diverse agli occhi del visitatore sono accostabili con una semplicità enorme che il tema della morte, il tema della vita, l’energia che sprigiona quel cavallo, tutto il dramma di Guernica o la Crocifissione, il tema della morte per eccellenza in chiave cristiana. Tutto questo ci rimbalza dentro a noi visitatori del 2025 e quindi sì, ci interroga.

Perché c’è la fontana? Perché c’è l’acqua? Perché la morte colpisce soprattutto i ricchi? Il trionfo ci pone tantissime domande che sono attualizzabili anche attraverso l’arte contemporanea, come con l’opera di una artista contemporanea come Marzia Migliora [che sta lavorando con i detenuti di un carcere rapportandosi al trionfo della morte come tema di fondo, ndr] e credo che, spero anzi, sebbene qui c’è l’elemento della bellezza estetica incontrovertibile, l’opera è bella, l’arte contemporanea ha una chiave di lettura diversa però forse ancora più importante. Il visitatore non deve essere soltanto colpito dal punto di vista estetico della bellezza dell’opera, ma si interroga molto personalmente, si pone domande e secondo me nella società attuale è una missione importantissima».

Dal trionfo della morte si diramano, seppur con prospettive diverse, la crocifissione di Guttuso che Guernica di Picasso. «Abbiamo cominciato a studiare l’argomento Guttuso, abbiamo imbastito un po’ l’idea centrale che l’esposizione era basata intanto sulla tematica della morte: l’opera di Guttuso più rappresentativa secondo noi e dal punto di vista stilistico da collegare sia al Trionfo che a Guernica: la Crocifissione corrispondeva a questi parametri. Perché comunque ci ha intrigato questa storia di Guttuso col suo rapporto con Picasso. Da una parte Guttuso ha il suo rapporto col Trionfo, dall’altra parte ha il suo rapporto con Picasso, un rapporto importante sia da colleghi per una consonanza di idee, di stili di vita, di approccio all’arte davvero incredibile, e poi una storia di amicizia».

Opera del 1941, la Crocifissione riflette un’idea di Picasso «Come modello di impegno civile e ragione poetica per la qualità espressiva e la portata innovativa intrinseca della sua opera». Crispolti dichiara la Crocifissione una seconda Guernica sebbene in chiave cristiana. Ci sono evidenti rimandi a Guernica e al Trionfo per la cristallizzazione della sofferenza di una umanità in guerra. Come non pensare dunque ai fatti quotidiani che ci investono?

La mostra si svolge in due stanze frontali: il Trionfo parla con Guernica nell’arazzo di Jaqueline De La Baume Dürrbach (per la prima in viaggio per nuove destinazioni temporali) e lateralmente la crocifissione che solo a una prima occhiata ha ruolo marginale nella disposizione, ma intreccia un legame fortissimo con Guernica: i cavalli, certi grigi, certi tagli delle figure. Ne vien fuori quell’amicizia e stima che intercorreva tra i due artisti che insieme si pongono in ascolto del trionfo della morte, quasi a completamento e contemplazione.

Jacqueline de La Baume-Durrbach, Pablo Picasso, Guernica, 1976, tapestry, Colmar, Musee Unterlinden © Musee, Unterlinden, Colmar, Christian Kem

La mostra rimarrà aperta fino al 12 marzo 2025, giorno in cui sarà presentato il catalogo della mostra al pubblico.

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