19 luglio 2023

Il nome conteso: una rivista d’arte accusa l’ex Hermitage di Amsterdam

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Da settembre, l’Hermitage di Amsterdam si chiamerà H’ART Museum ma il nuovo nome e l’identità visiva sarebbero troppo simili a quelli di una rivista, che minaccia di far causa per plagio

Il logo della rivista HART, in alto, e il logo dell'H'ART Museum, in basso. Courtesy HART

Parte con un mezzo passo falso il nuovo corso del fu Hermitage di Amsterdam che, lo scorso mese, annunciava l’intenzione di cambiare nome per tagliare ogni legame con il famoso museo russo. La nuova intestazione, H’ART Museum, e la relativa identità grafica, infatti, sarebbero troppo simili a quelli di una rivista d’arte contemporanea belga, HART, che ha paventato l’ipotesi di proseguire per vie legali. La rivista, sia cartacea che online, copre la scena artistica del Belgio e dei Paesi Bassi, ha registrato il suo nome nel 2006 e ha cambiato la sua identità visiva nel 2019.

In un comunicato stampa, HART ha messo in evidenza una somiglianza decisamente sospetta tra il nuovo logo dell’Hermitage e il proprio. Entrambi sembrano utilizzare lo stesso carattere e hanno uno stile simile, con tutte le lettere maiuscole, sebbene il logo del museo presenti un apostrofo dopo la H. HART ha spiegato che i membri del suo staff hanno incontrato gli amministratori del museo tre volte all’inizio di luglio per discutere della questione ma, per il momento, non è stata raggiunta alcuna soluzione.

 

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«È alquanto incomprensibile che sia stata fatta poca o nessuna ricerca sul marchio HART, un nome di cui lo staff del museo avrebbe dovuto essere ben consapevole, dato la presenza della rivista nei Paesi Bassi», si legge nel comunicato diffuso dal magazine. «HART ha dato all’Hermitage Amsterdam ampie opportunità di presentare una risposta adeguata, ma non è riuscita a farlo», si legge nel comunicato stampa. «In queste circostanze, la rivista non ha altra scelta che esplorare ulteriori opzioni legali». Ma dall’Hermitage Amsterdam fanno sapere che «C’è spazio per entrambi i marchi; due nomi diversi e diversa interpretazione, con le differenze chiaramente note al pubblico», hanno spiegato ad Artnet. «Per il momento, presumiamo che entrambe le parti possano risolvere con un accordo».

Situata nell’Amstelhof, un edificio seicentesco nel centro della capitale olandese anticamente usato come casa di riposo per donne anziane e quindi debitamente riadattato a spazio museale con un progetto da 50 milioni di dollari, sulle rive del fiume Amstel, la sede satellite del museo russo aprì nel 2009, con un’esposizione di opere in prestito dalla prestigiosa collezione storica dell’Hermitage. Attualmente ospita anche due collezioni permanenti, di cui una descrive le relazioni tra Olanda e Russia. Ma poco dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, il museo di Amsterdam ha interrotto ogni collaborazione con i suoi omonimi, chiudendo anche una mostra temporanea sulle Avanguardie russe. Nel frattempo, sono state stabilite nuove partnership spiccatamente “occidentali”, con il British Museum di Londra, il Centre Pompidou di Parigi e lo Smithsonian American Art Museum. Sponsor del “nuovo” museo saranno invece tutti olandesi: VriendenLoterij, Heineken e ABN AMRO.

«È un nuovo entusiasmante passo per noi, un modello contemporaneo e a prova di futuro. Stiamo costruendo sulla nostra esperienza in campo internazionale e ora stiamo spiegando le nostre ali», dichiarava la direttrice del museo, Annabelle Birnie. «La nostra programmazione sarà a più voci, riflettendo i tempi in cui viviamo. Presenteremo importanti mostre d’arte».

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