03 marzo 2025

Il Rijksmuseum rimane (quasi) deserto: gli attivisti per il clima organizzano uno sciopero dei visitatori

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Il Rijksmuseum di Amsterdam rimane vuoto: è la nuova forma di boicottaggio degli attivisti per il clima di Extinction Rebellion, che mandano in tilt il sistema di prenotazione dei biglietti

Ormai sempre più spesso si parla di overbooking, overtourism ed eccessivo affollamento dei siti culturali e archeologicie, di certo, il Rijksmuseum di Amsterdam non può dirsi estraneo a questa discussione. Tuttavia, uno scenario insolito ha caratterizzato il museo olandese, nel pieno di un sabato festivo: le sue celebri sale, solitamente stipate di visitatori, sono rimaste quasi deserte. Dietro questo vuoto surreale si cela un’azione ben orchestrata dagli attivisti per il clima di XR – Extinction Rebellion, che hanno portato a un nuovo livello la loro protesta. Dopo i barattoli di zuppa sui capolavori della storia dell’arte – o meglio, sui vetri di protezione –, gli attivisti hanno messo in atto uno “sciopero dei visitatori”, per denunciare i legami finanziari del museo con la banca ING, accusata di ingenti investimenti nei combustibili fossili.

Extinction Rebellion, un boicottaggio digitale al Rijksmuseum

Il gruppo ambientalista ha infatti prenotato migliaia di biglietti di ingresso, bloccando così di fatto l’accesso al Rijksmuseum. Il risultato? Un crollo vertiginoso delle presenze: dalle abituali 8mila persone in media di un sabato di vacanza scolastica, il numero di visitatori si è ridotto a poche centinaia. «XR ci ostacola nello svolgimento del nostro mandato pubblico», ha dichiarato un portavoce del museo all’agenzia di stampa ANP, evidenziando il disagio creato dall’azione.

Nel 2023, le entrate totali del museo ammontavano a 123,3 milioni di euro ma «Il Rijksmuseum riceve circa 700mila euro all’anno da ING, meno dello 0,6% del suo reddito totale. ING ha bisogno che il Rijksmuseum finga di essere verde e culturalmente responsabile», scrivono gli attivisti. «Ma il Rijksmuseum non ha bisogno di ING. Allora perché, nel mezzo di una crisi climatica, continuano a tenere questi soldi e a guardare in silenzio i disastri che continuano a verificarsi?. il silenzio non è un’opzione quando ingiustizia e distruzione continuano. Ecco perché invochiamo uno sciopero dei visitatori il 1° marzo. Perché cos’è un museo senza un pubblico?».

La protesta non è un episodio isolato. Già a settembre, gli attivisti di XR avevano bloccato l’accesso al Rijksmuseum, costringendo l’istituzione a chiudere per diverse ore. Questa volta, però, la strategia è stata più sottile: invece di incatenarsi all’ingresso, organizzare sit-in o lanciare cose, hanno sfruttato il sistema di prenotazione online per svuotare il museo dall’interno. Al centro della protesta sempre la sponsorizzazione dell’istituzione museale da parte di ING, una delle maggiori banche olandesi, ritenuta da XR responsabile di investimenti massicci nel settore delle energie fossili.

Le proteste su scala internazionale

Negli ultimi anni gli attivisti per il clima hanno organizzato diverse proteste contro la filantropia tossica del museo di Amsterdam. Il 7 ottobre 2019, durante una giornata globale di disobbedienza civile, più di 100 manifestanti sono stati arrestati dopo aver eretto una tendopoli proprio sulla strada principale appena fuori dal museo.

Più recentemente, il 7 settembre 2024, il gruppo Extinction Rebellion ha bloccato l’ingresso principale, costringendo il Rijksmuseum a chiudere temporaneamente. Gli attivisti, vestiti con tute gialle, si sono incatenati ai cancelli e hanno rilasciato fumo giallo, scoraggiando i visitatori. Anche in quel caso, la protesta era indirizzata contro la sponsorizzazione del museo da parte della ING Bank.

Episodi simili hanno già colpito istituzioni come la National Gallery di Londra e il Louvre di Parigi, oggetto di critiche per i legami con colossi dell’industria petrolifera. La pressione del pubblico e delle associazioni ambientaliste sta portando sempre più istituzioni a rivedere le proprie politiche di finanziamento, con alcuni musei che hanno già scelto di interrompere le partnership con aziende ritenute inquinanti. Tra questi, il British Museum, la Tate Modern e la Tate Britain di Londra che, dopo partnership ventennali, hanno deciso di non rinnovare il contratto di sponsorizzazione con la compagnia petrolifera BP Oil, a seguito delle veementi proteste degli attivisti.

L’azione a Torino e la Primavera Rumorosa

Questo fine settimana, gli attivisti climatici sono entrati in azione anche in italia, a Torino, alle Gallerie d’Italia, in occasione dell’ultimo giorno della mostra American Nature. Il gruppo ha occupato simbolicamente una sala dedicata ai danni causati dai combustibili fossili, entrando con regolare biglietto. Contemporaneamente, altri attivisti hanno affisso manifestini sulle vetrate della sede della banca Intesa Sanpaolo, per contestare i suoi investimenti in combustibili fossili.

Extinction Rebellion, Torino

L’azione segna l’inizio della Primavera Rumorosa, una mobilitazione nazionale che culminerà a Roma dal 25 aprile al primo maggio, con marce, manifestazioni nonviolente e concerti, per protestare contro le politiche del governo e i colossi del fossile, in nome della giustizia climatica, lavorativa e sociale.

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