18 maggio 2015

La poesia scende in strada. Come un passante anonimo, un manifesto poetico è apparso per le strade di Roma. È la dichiarazione di volontà dei poeti di uscire allo scoperto. Senza firmarsi e fermando il normale scorrere della quotidianità con la sola forza della parola

 

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Amore e poesia alla luce del sole sono comparse a Roma, in diverse strade e snodi della quotidianità. Nessuna immagine, nessun colore, ma solo il testo, nero su bianco, in manifesti che si stendono su muri, cabine elettriche, pali, e che si ergono come monumenti parlanti. In cima al foglio, un titolo perentorio e assoluto: ESSERE. Ad esso segue una dichiarazione di esistenza, di uscita allo scoperto: «noi siamo i poeti», la descrizione di una “specie” che non si identifica in una corrente o un autore in particolare e non si pone limiti temporali. Le parole creano un decalogo in versi e richiedono di fermarsi, per la lettura, di interrompere il normale cammino per strada. Secondo il manifesto, chi si ferma a leggerlo si riconosce nella specie dei poeti o prende coscienza di se stesso, “è”, attraverso la poesia.
Le affissioni non hanno una firma, né segni di identificazione, proprio perché tutti possono sentirsi compresi nel testo esposto. Si può essere o no d’accordo, nel leggerlo, ma rappresenta un unicum tra le forme espressive attuali, ed una sorpresa, proprio nei luoghi che conosciamo e percorriamo ormai sovrappensiero.
Dopo questo misterioso esordio, da qualche giorno si è aggiunta una nuova pagina all’opera che sembra diffondersi per Roma e frammentare le strade, come la poesia con le righe, per mano di sconosciuti autori. Di nuovo non ci sono firme, né segni di appartenenza a gruppi e correnti, ma solo la forma poetica: proprio questo fa supporre un seguito del manifesto “ESSERE”.
Un normale foglio A4, diverso dalle locandine che pubblicizzano eventi, locali e prodotti, è comparso sui muri, sospeso come un pensiero e senza titolo. Il testo è fatto solo di due parole ripetute e alternate in versi, senza punteggiatura, che si susseguono disegnando la forma delle onde e ricordano le parole in libertà del Futurismo. I versi si ripetono come una nenia: «dormire dormire dormire Dobbiamo dormire Dobbiamo dormire Dobbiamo».
Un gioco? La trovata di un singolo individuo o di un gruppo? O qualcosa che “è”, senz’altro aggiungere, come nel suo manifesto originario? Una manifestazione della poesia e del bisogno di poesia, come forma più profonda della vita, che rimane troppo spesso nascosta, chiusa, dimenticata, e che invece in questo modo va incontro alle persone, permette di imbattersi nei pensieri che solitamente non si svelano.
Può essere qualsiasi cosa o semplicemente “essere”: l’interpretazione è libera, come la poesia e la vita che sa esprimersi attraverso l’arte. (Annamaria Serinelli)
Per chi ha voglia di leggerlo, ecco il testo nella sua interezza:
ESSERE
È per amore che oggi veniamo allo scoperto.
Da sempre la nostra specie è tra voi.
Nella lingua italiana con la quale oggi parliamo a voi liberamente,
noi siamo i poeti.
Sono nostre tutte le espressioni veramente artistiche
che da sempre vi hanno innamorato,
come vostre tutte le meravigliose opere dell’ingegno e della santa fatica
che ci hanno permesso di vivere in armonia con voi.
Non tutti i poeti sanno di appartenere ad una specie diversa,
ma si riconoscono tra di loro.
Non è possibile la realizzazione di alcuna forma veramente artistica
da parte di nessuno che non da un poeta.
L’unica vera Arte è poetica perché fatta dal poeta.
È impossibile l’insegnamento artistico perché il poeta nasce poeta.
È possibile solo lo sviluppo della disciplina poetica da poeta a poeta.
Gli infiltrati vanno allontanati.
L’unico servizio possibile che una struttura atta
all’insegnamento artistico può dare al poeta e quindi all’unica vera Arte,
la poesia, è non fargli fare assolutamente nulla e tenerlo
il più lontano possibile da qualsiasi pratica altra.
Il poeta ha il coraggio di non fare nulla.
Il poeta non facendo nulla non soffre di nessun tipo di rimorso,
perché altra è la sua natura e alto è il suo contributo.
Il poeta non fa distinzione tra le ridicole categorie quali:
sesso, luogo di provenienza, colore della pelle,
credo religioso o politico, ceto sociale.
Il poeta è ovunque, sotto qualsiasi forma.
Il poeta riconosce la poesia di un altro poeta in qualsiasi
forma espressiva e per questo, riconoscerà questo manifesto
come scritto da un membro della sua specie,
o prenderà coscienza di se stesso,
liberandosi così dalla schiavitù di una natura altra.
Chi non è, non è.

2 Commenti

  1. sottoscrivo il testo del manifesto in tutte le sue affermazioni.
    Benvengano parole che risvegliano dal torpore della routine.

  2. Ottima idea, peccato che le locandine sono praticamente uguali ai manifesti dei funerali, mammaamia c’e da grattarsi bene tra le gambe.. ma chi l’ ha scritta sta poesia? il grande poeta Mino Pausa?

    cambiate il format della locandina, pleeze, sembra de sta ar cimmitero!!

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