01 febbraio 2022

L’Arsenale di chi è? A Venezia si riaccende il dibattito tra associazioni e Comune

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Il Forum Futuro Arsenale esprime il proprio dissenso verso l’accordo tra Comune di Venezia e Ministeri della Difesa e della Cultura, per il trasferimento di sette tese alla Marina e alla Biennale

porta di terra arsenale di venezia

«Una fucina di idee, cultura e innovazione capace di attirare nuovi residenti e ri-animare l’intera città con attività produttive alternative alla monocultura turistica di massa», insomma, l’Arsenale di Venezia «Deve essere considerato bene comune». Il Forum Futuro Arsenale ha chiamato la cittadinanza alla mobilitazione: per esprimere la contrarietà nei confronti dell’accordo in base al quale il Comune trasferirà sette tese dell’Arsenale ai Ministeri della Difesa e della Cultura, per affidarli alla Marina e alla Fondazione La Biennale, presieduta da Roberto Cicutto e nel cui consiglio di amministrazione siedono anche Claudia Ferrazzi, nel consiglio direttivo della GAMeC di Bergamo, Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, e Luca Zaia, presidente della Regione.

L’appuntamento è domenica, 6 febbraio, alla “Porta de tera”, l’entrata con i leoni che l’ammiraglio Morosini portò da Atene, nel 1687. Un luogo che, per il Forum, è simbolico, visto che la porta è attualmente interdetta, perché area militare. «Abbiamo scritto al ministro Dario Franceschini, attendiamo una risposta», ha dichiarato Pierandrea Gagliardi, del Forum. «L’Arsenale dev’essere aperto alla città nella sua completezza. È una risorsa di altissimo valore storico-culturale».

La questione dell’utilizzo dei 48 ettari dell’Arsenale storico meglio conservato d’Europa, però, è annosa e, negli ultimi decenni, ha visto vari passaggi tra Marina, Biennale e Comune. Nel 1999, la Marina Militare concesse cinque ettari dell’area sud est,
tra le Gagiandre e l’isola delle Vergini, alla Biennale. L’ultimo passaggio risale al 2012, quando, con la legge 179, il Comune di Venezia è diventato proprietario di quasi tutto il compendio arsenalizio. «Ma, tra “sine die”, ovvero concessioni in uso gratuito e spazi acquei strategicamente militari, di fatto è cambiato ben poco», ha commentato Franco Mancuso, docente IUAV e storico dell’architettura che, con l’architetto Claudio Menichelli, già funzionario alla Soprintendenza di Venezia, ha curato le schede dell’ultimo numero della rivista dell’AIPA – Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, interamente dedicato all’Arsenale. Di fatto, secondo Mancuso, «Il Comune toglie ai propri cittadini il diritto di fruire spazi che li spettano». Nel nuovo accordo, al Comune viene concesso l’uso annuale della Darsena Grande per due manifestazioni della durata
di 15 giorni, oltre alla possibilità di riutilizzare il rio delle Galeazze per i mezzi Actv.

Per il Forum, «C’è tanto spazio, anche già ristrutturato, che può essere messo a disposizione per realizzare un Museo o un centro per il restauro, oppure un Auditorium, e che può diventare strategico nei momenti di emergenza: lo stiamo vedendo con la pandemia». Il riferimento è a un progetto del 2002 ma poi dimenticato, secondo il quale nell’area doveva essere realizzato un Museo nazionale di Archeologia, storia ed etnografia navale. «Va aperto un dibattito con la cittadinanza, bisogna recuperare la tesa 105 e sviluppare un progetto anche con la Marina militare e la Biennale. Sono spazi importanti che durante la maggior parte dell’anno rimangono chiusi». Le ipotesi per il futuro dell’Arsenale sono state elencate in un manifesto, firmato da varie associazioni del territorio, tra le quali anche Italia Nostra Venezia e l’AIPA.

Intanto, la 59ma Esposizione Internazionale d’Arte, intitolata “Il latte dei sogni” e in apertura a partire dal 23 aprile 2022, sarà presentata in diretta streaming mercoledì 2 febbraio, alle 12. Interverranno il Presidente Cicutto e la curatrice Cecilia Alemani.

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