09 aprile 2020

L’emergenza dei ragazzi: una riflessione di Valerio Rocco Orlando

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Impegnato in progetti relazionali e community-based, docente all’Accademia di Brera, Valerio Rocco Orlando riflette sulla condizione dei ragazzi, ai tempi del Covid-19

Valerio Rocco Orlando. Ph. Francesco Dolfo

In questo periodo si parla poco ai ragazzi.

In tv, sui giornali o in rete gli adolescenti e i giovani adulti vengono chiamati in causa solamente per l’esame di maturità o contestualmente al dibattito sulla didattica a distanza.

È vero che non sono loro il primo target nelle statistiche per il Covid-19. In ogni caso credo sia necessario mostrare maggiore attenzione e cura proprio nei confronti di quella fascia d’età che vive l’improvvisa emergenza negli anni delicati della formazione.

Come avviene per gli adulti, alcuni di loro si impegnano riempiendosi le giornate di cose da fare, mentre altri, in pigiama giorno e notte, sdraiati a letto o sul divano, tengono il cellulare sempre attaccato alla presa e il computer in carica, senza sentire il desiderio di uscire di casa.

C’è chi dice che sono abituati, le regole per loro non sono cambiate, hanno gli anticorpi. Ne siamo sicuri? Sarà vero che i videogiochi hanno allenato le loro solitudini?

Dall’osservatorio particolare del corso di Drammaturgia multimediale, che l’Accademia di Brera ha attivato online, ascolto il cambiamento.

Alcuni dei miei studenti sono tornati dalla famiglia al Sud, altri sono rimasti con i coinquilini per evitare di contagiare i parenti, altri ancora hanno raggiunto gli amici per non rimanere soli, poco prima che il decreto del Presidente del Consiglio scoraggiasse ogni spostamento.

Uno di loro mi ha sorpreso oggi chiedendo che attraverso le lezioni le nostre stanze siano ancora più comunicanti, per condividere idee, domande e progetti.

E, allora, non posso non domandarmi come possiamo noi adulti, genitori, insegnanti accorciare le distanze, abbattere i muri che ci tengono separati e inaugurare mondi finora sconosciuti.

Come possiamo coinvolgere i ragazzi in questo processo di umanizzazione della vita per uscire dall’isolamento, a distanza o, semplicemente per riprendere a guardarci negli occhi, a casa nostra, ora che siamo tanto vicini e tanto lontani?

È necessario uno sforzo di immaginazione collettivo per alimentare il desiderio di sapere dei ragazzi, dedicando più tempo a intercettare i loro interessi, spronandoli a coltivare uno sguardo personale e a esercitare uno spirito critico individuale, al di là delle prestazioni richieste da un sistema che va, ora ancora più di prima, rimesso in discussione.

Questi strumenti si riveleranno indispensabili per superare la crisi psicologica ed economica che dovremo tutti affrontare.

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