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Lo sanno anche i bambini, le conseguenze del Covid-19 che tiene in balia l’Europa e il resto del mondo si faranno sentire su tutti i piani; è una traversata nel deserto, ed è pesante. Si fa fatica anche a scrivere in questo momento, senza correre il rischio di incepparsi nella retorica, pronta a spuntare come la gramigna. I giornali ne sono pieni, i social e le tv fanno a gara e orientarsi in questa giungla non è agevole. Ci auguriamo di sbagliare, sperando che le cose possano prendere una piega differente; ma il dramma è sotto gli occhi di tutti.
Eppure alcune cose si possono dire e forse si devono dire, perché la parola – come sosteneva Joseph Beuys – è ‘scultura sociale’. Forse le voci che già si levano nella rete mostrano i segni di una insofferenza per una febbre malsana da cui non riusciamo a liberarci. Stiamo parlando di quel sostrato umano, di quel tratto del pensiero occidentale che si basa sull’arroganza; di una società che tende all’accumulo indiscriminato, alla non solidarietà di base, tutta tesa a tener su un paradigma in cui il danaro è inteso come fine e principale perno in cui si attorciglia lo sviluppo economico, difronte al quale ogni giorno ci inginocchiamo e da cui dipendiamo in tutto e per tutto.

La basilare economia della cura
Eppure questa santa economia, così necessaria al nostro paese, così indispensabile agli individui per svilupparsi in pienezza; questa imprescindibile economia che avrebbe potuto, nel nostro Belpaese, creare le migliori infrastrutture e scuole o i più attrezzati ospedali; questa basilare economia, più e più volte, è stata tradita da una classe dirigente che non ha saputo o non ha voluto avviare quel new deal tanto atteso. Anche questo, da tempo, è sotto gli occhi di tutti! Così come è evidente che ci sono uomini politici corretti, e uomini che fanno il loro dovere fino in fondo anche a costo della loro vita, e quindi l’errore di fare di tutto un’erba un fascio non lo commettiamo. Però restano i traditori della patria, tutti coloro che per proprio tornaconto hanno seppellito il bene comune. Mi riferisco alle varie forme di tradimento, quella corruzione della politica considerata uno dei principali ostacoli alla crescita economica e civile del nostro paese. Non è necessario scomodare Rocco Sciarrone, ordinario di Sociologia economica all’Università di Torino, e il suo “Politica e corruzione” (Donzelli editore), per rendersi conto del quadro inquietante che emerge dalla banca dati delle sentenze della Corte di Cassazione, che prende in esame i casi di procedimenti nei confronti di chi è detentore di cariche pubbliche. Uno scenario dantesco in cui il tradimento assume il volto della premeditazione, della freddezza calcolata, tutti attributi che hanno ispirato il Sommo Poeta a inserire i traditori nel nono cerchio dell’Inferno avvolto nel gelo della ghiacciaia del Cocito.
L’emergenza del Covid-19 sta acuendo le contraddizioni e mettendo a dura prova non soltanto le strutture sanitarie impegnate in prima linea, con i mezzi che hanno a disposizione e che potevano essere migliori e di più, se programmati con lungimiranza da un buon governo. In questi giorni si arranca negli avamposti ospedalieri, letteralmente in debito di ossigeno. Altro non possiamo aggiungere, che non sia ciò che emerge quotidianamente dai bollettini. Tensione e timori si intrecciano e pesano sulla psiche di tutti. Il timore per il futuro, (quando il virus stanzierà in una normalità controllata), quando – come dice qualcuno – tutto finirà, bisognerà allora farne un consuntivo per rivedere molte cose e pensare seriamente ad un cambio di passo. Ma il presente preme e le scelte per fronteggiare il futuro che c’insegue vanno operate adesso. Il destino dell’Europa è sulla graticola del Corona Virus.

Quale Europa dopo il Covid-19?
Il Presidente Sergio Mattarella ha parlato chiaro esortando ad una reale coesione tra gli Stati membri. Ora, di fronte a questa emergenza globale, l’Europa deve scegliere se essere realmente unita o sezionata. Al pettine è venuta quell’impasse che le comunità europee e d’oltreoceano stanno vivendo, incapaci, da più di mezzo secolo, di portarsi fuori dall’antitesi tra interessi particolari e esigenze generali e che, a ben vedere, sono ancora le stesse antitesi e contraddizioni che Altiero Spinelli lucidamente, nel suo afflato federalista, denunciava nell’ormai mitico Manifesto di Ventotene del 1941; contraddizioni ancora più rafforzate dalla potenza del nuovo capitalismo, poiché …se le forze particolaristiche – scriveva Spinelli insieme ad Ernesto Rossi e Eugenio Colorni – di individui o gruppi riescono a spezzare queste regole generali e ad imporne di fatto altre, in cui si tenga esclusivamente conto dei particolari interessi di quegli individui o gruppi, sopraffacendo il resto della società, danneggiandolo e svuotando così la forma di civiltà, si ha il fenomeno del “sezionalismo”.
Il Covid-19, anziché unire a livello europeo, sta dividendo, mettendo in evidenza la fragilità della nostra cultura sociale e economica. Infatti, il progetto di un Coronabond, per fronteggiare la trasversale crisi sanitaria, lanciato dall’Italia, fa sorridere la Germania, l’Austria e l’Olanda, spingendo Ursula Von Der Leyen a gelare tutti. Che dire?
“La possibilità che la grande impresa dell’Unione imploda e fallisca esiste” – ebbe a dichiarare Tommaso Padoa Schioppa in “Europa nonostante tutto“, un testo pubblicato da La nave di Teseo nel 2019 con un’introduzione di Piergaetano Marchetti – “come è accaduto per civiltà pur gloriose tramontate in passato, proprio quando erano giunte al livello più alto”. Aggiungendo che: “La cattedrale va completata. Per la portata storica e la lungimiranza dei suoi obiettivi – già oggi l’Europa è all’avanguardia su temi quali la tutela del clima, la difesa dei diritti umani e l’approccio multilaterale e cooperativo a livello internazionale – nonché per la fase avanzata alla quale si è pervenuti, l’Unione politica europea è un progetto di rilevanza tale che dal suo completamento può dipendere non solo il futuro dei cittadini europei ma quello dell’intero pianeta”.
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