02 settembre 2020

L’opera è femminicida? Rimossa l’installazione di Saul Fletcher da Punta della Dogana

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Fino a ieri presente nella mostra "Untitled", l'opera Don't let the darkness eat you up, di Saul Fletcher, è stata rimossa. La colpa? Dell'artista assassino-suicida

Don't let de darkness eat you up di Saul Fletcher installata a Punta della Dogana
Don't let de darkness eat you up di Saul Fletcher installata a Punta della Dogana

L’abbiamo vista inaugurare lo scorso 22 luglio: è “Untitled“, la mostra collettiva con opere provenienti dalla collezione Pinault che resterà aperta fino al prossimo 13 dicembre a Punta della Dogana. Una mostra ricchissima e affascinante, che parla di Sesso, Impegno, Utopia, Vita Domestica Maschile, Perdita, Morte, Amore…e che raccoglie pezzi di artisti che vanno da Thomas Houseago a David Hockney, da Duane Hanson a Valie EXPORT, dal “classico” Eduardo Chillida a Paul McCarthy a Henry Moore, Otto Mühl, Gilberto Zorio, Charles Ray e Saul Fletcher. Quest’ultimo, però, fino a ieri. Perché l’artista inglese, classe 1967, morto suicida poco più di un mese fa, ha avuto la colpa di aver commesso una follia. E dunque, stando alla nuova e folle normatività del moralismo esasperato, del nessuno-tocchi-nessuno, del rispetto che si confonde in occultamento, a quanto pare non è più degno di essere in mostra.

Don’t let the darkness eat you up, assemblage con tanto di striscia arcobaleno del 2020 – e che titolo! – è stato rimosso perché Saul Fletcher, lo scorso 22 luglio, a Berlino, ha ucciso la compagna, la curatrice Rebeccah Blum, e poi si è tolto la vita. Un femminicida, per cui va tolto dalle pareti della Fondazione. Via, obliare. Che poi Fletcher sia stato un bravo artista, ma anche un depresso e, soprattutto, uno che alla fine della storia si è ammazzato, non importa. La spirale del “politicamente corretto”, della “scusa sociale”, del “dare il buon esempio”, ormai, pare essere pratica sempre più diffusa in ogni buon salotto occidentale, che si tratti di musei, multinazionali o programmi televisivi.

“Nel rispetto della memoria di Rebeccah Blum e per esprimere solidarietà nei confronti di tutte le donne oggetto di violenza”, sono le parole rilasciate in una nota da Palazzo Grassi-Punta della Dogana, per spiegare la rimozione. Una rimozione generale anche del nome dell’artista, avvenuta a quanto pare anche dal sito della Fondazione.

Ancora una volta, insomma, la nostra buona società anziché indagare cause, studiare, osservare, capire, immaginare, interpretare sotto una luce diversa un’opera di un personaggio che – c’è da scommetterci – dopo questa storia vedrà accresciuta la sua fama, preferisce mettere la testa sotto la sabbia. Qualcuno ricorda le teorie di Freud a proposito della rimozione e dell’inconscio? Forse – è solo questione di tempo e di qualche strillo – anche queste prima o poi andranno rimosse dalla cultura occidentale.

6 Commenti

  1. Chi ha scritto l’ articolo qui sopra, dovrebbe avere il coraggio di firmarlo. Scommetto che è un uomo. Vergognatevi, fare sarcasmo su una decisione sacrosanta e su chi cerca di fare qualcosa, nel suo campo, contro il femminicidio, è semplicemente rivoltante. E la mancanza della firma dimostra che chi ha scritto questo obrobrio lo sapeva benissimo.

  2. Sono indignata per la posizione tollerante nei confronti di un artista …che è un assassino…poteva togliersi la vita finché voleva …ma la sua…non quella di una altra persona…palazzo grassi ha fatto benissimo e per me ..lui può essere inghiottito dall oscurità…come la sua opera con tale titolo…la storia dirà se lui è un artista davvero…ma che oggi non venga esposto è sacrosanto…Donatella

  3. “ha avuto la colpa di aver commesso una follia” non si puo’ leggere.
    La decisione puo’ essere discutibile, ma usare come “scusa” il moralismo esasperato e’ ridicolo … mi spiace ma dovrebbe “.. indagare cause, studiare, osservare, capire, immaginare, interpretare sotto una luce diversa” il suo modo di pensare non l’opera

  4. Se una cosa è bella da vedere, va mostrata e basta. Il resto sono considerazioni strumentali che non hanno nulla a che vedere con l’arte.
    Nel corso della storia ne abbiamo avuti di artisti, alcuni anche grandi, che hanno fatto cose di dubbia moralità nella vita, e tante volte sconfinando nell’illecito, nel criminale. Dobbiamo perdere per questo il loro contributo all’arte? Per me no, e sono schifato davvero da questa censura che si fa oggi.

  5. È una forma di rispetto verso una persona morta da poco, non é stato dato fuoco alle opere dell’artista ma reso evidente come il rispetto della vita delle persone sia sopra all’importanza di chicchessia in qualsivoglia campo, forse dà fastidio a chi pensa di poter usare il proprio potere contro gli altri, ma le persone civili si stanno scocciando di questo sistema e questa scelta non é che un passo in avanti verso una società piú giusta

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