27 maggio 2025

Minatori del male: perché è necessario prendere parola contro il massacro di Gaza

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Il governo israeliano continua la strage del popolo palestinese, ponendosi al disopra di ogni giudizio e mettendo a tacere le coscienze: prendere parola è quanto mai necessario

Davanti a quanto sta accadendo a Gaza e in Ucraina si fa fatica a conciliare il normale operare quotidiano vedendo che la sacralità della vita umana è così ostentatamente vilipesa. Difficile trovare parole, fuori retorica, per esprimere l’orrore. Nessuno ha dimenticato che il 7 ottobre 2023 Hamas ha ucciso in modo efferato 1200 civili e militari israeliani e ne ha rapiti 250, penetrando nel territorio israeliano. Un’azione esecrabile, sotto tutti i punti di vista, la cui portata è annoverabile come una delle più terribili barbarie del nostro presente storico.

La risposta alla violenza ricevuta, quella lex talionis che ha accompagnato i conflitti nel corso dei tempi, intesa come legittima e “proporzionata” risposta sta, ora, assumendo dimensioni impensabili. Gli artefici di guerra israeliani stanno edificando un Tempio di Morte sulla base di una sete di sangue inestinguibile.

Viene da pensare che quando – per le fatiche della guerra intraprese -, socchiudendo gli occhi, il sonno giungerà lieve ai governanti, ai generali e ai miliziani, essi penseranno con orgoglio alle alte colonne del loro Tempio, fatte di teschi, che reggono la volta del soffitto costruita con gli ordigni di guerra, vanto indiscusso della potente tecnologia di guerra israeliana, sostenuta da sempre dalle forniture della Boeing, Lockheed e RTX americane.

La potenza tecnologica israeliana non ha eguali in medio oriente. Gli investimenti in questa terra sono notevoli. Stellantis, ENEL, STMicroelectronics, Sparkle, SNAM e ADLER hanno conclusi significativi accordi o aperto laboratori di ricerca e sviluppo. Anche l’Italia, nel 2024, ha esportato armi e munizioni verso Israele per un valore di 5,2 milioni di euro. Tutti questi partner – a nostro avviso – dovrebbero dissociarsi da questa politica infame basata sul sangue; far sentire la loro voce, per non permettere la grande edificazione del Tempio della Morte ormai, da tempo, tragicamente avviata. E dunque, i componenti del Governo israeliano (non gli israeliani) si presentano come minatori del male, che estraggono dalla loro stessa coscienza, acquietata, messa a tacere, giustificata oltre ogni limite dai fatti del 7 ottobre; lontana da ogni misura che rispecchi una benché minima dimensione umana.

Così il Governo israeliano, in disprezzo ad ogni regola umanitaria, si pone al disopra dei suoi stessi nemici, al disopra del giudizio della comunità internazionale; al disopra del giudizio della Corte Penale Internazionale dell’Aia (riconosciuta da 124 paesi) che ha emesso mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant. Un Governo al disopra di tutto e di tutti, presentandosi agli occhi del mondo ormai come un buco nero che risucchia la linfa di un popolo ormai ridotto allo stremo.

Con questi crimini, giunge al termine ogni giustificazione dietro cui il Governo d’Israele possa trincerarsi. A nulla vale appellarsi all’antisemitismo (purtroppo sempre esistito e sempre condannabile, insieme all’antisionismo) per neutralizzare le critiche di condanna espresse, a ragione, su questa guerra infinita, dai rappresentanti delle altre Nazioni. Prova ne è il crescendo delle manifestazioni di condanna degli stessi civili israeliani, che si distaccano dalle politiche del loro Governo, coscienti di quanto sta accadendo. Ci riferiamo, non soltanto coloro che, giustamente, reclamano la liberazione degli ostaggi, ancora nelle mani di Hamas.

Con queste grandi architetture del male, Netanyahu, come Putin del resto, si autoincoronano come imperatori e artefici del regno della mostruosità, del raccapriccio, dell’infamia, dell’atrocità, dell’abominio. I neri piedistalli delle loro statue sono già pronti per consegnarli al libro oscuro della Storia. Una storia scritta col sangue di innocenti. Con le maschere dell’ignominia, delle parate trionfali, del ripescaggio opportunistico e strumentale degli eventi passati (nel caso delle celebrazioni in Russia) si sta offrendo al mondo il gran teatro dell’orrore, la cui regia sfugge ad ogni principio etico e di responsabilità sociale.

È, ormai, opinione comune che stiamo assistendo a un totale disprezzo per quei valori espressi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ancorché dalle linee guida tracciate dalle Carte Costituzionali dei Paesi che si ritengono democratici. Come il nostro Bel Paese che, facendo parte dell’Unione Europea e “alleato” di Israele, attraverso l’attuale Governo Meloni avrebbe il dovere morale di rimarcare con forza l’inaccettabile situazione in cui viene a trovarsi il popolo palestinese, nei cui confronti il Governo di Netanyahu, ormai scheggia impazzita, sta usando la più infame arma di guerra per eliminare un popolo: la fame. E non solo. Colpendo, con quotidiana perfidia, accampamenti, operatori umanitari neutrali, ospedali, scuole. Bloccando l’arrivo dei camion, privando i morti anche dei loro sudari, insensibili alle mutilazioni inferte ai bambini, insensibili alla lunga scia di morti di quest’ultimi, che andranno a riempire il libro nero di intere generazioni eliminate.

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