14 giugno 2020

Montanelli, Pasolini, e il non senso della distruzione

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Sulla volontà di distruggere monumenti si interroga anche l'artista Fabrizio Bellomo, prendendo in esame le figure di due intellettuali non omologati: Montanelli e Pasolini

La statua vandalizzata di Indro Montanelli a Milano
La statua vandalizzata di Indro Montanelli a Milano

…Da sempre, ho intravisto grandi punti di incontro nel pensiero di Pasolini e di Montanelli. La stessa attenzione al mondo delle realtà particolari. La stessa viscerale avversità all’omologazione. In Albania una e mille un giovane Montanelli, è giunto qui per seguire l’occupazione fascista – lasciandosi alle spalle una carriera e una vita iniziate a New York. (Credo siano proprio questi balzi geografici o temporali a rendere possibili talune analisi, sull’omologazione soprattutto). Montanelli, arrivato qui da New York, percepisce l’omologazione che il territorio albanese, più in particolare parla di Tirana, sta assimilando anche a causa dell’occupazione fascista e più in generale a causa dell’atavica (voglia di rivalsa) voglia di sprovincializzarsi, tipica di tutte le nuove classi medie. In opposizione, rispetto al fascino subito dalla dignità granitica delle popolazioni e delle società rurali – ancora presenti nell’Albania delle montagne e del nord. Era la fine degli anni ‘30 e Montanelli indica una dinamica di pensiero analitico, che qualche anno più tardi ritroveremo nei ragionamenti delle ‘realtà particolari pasoliniane’. Da tempo, negli ultimi anni, lo stesso Montanelli viene accusato per la sua dichiarata relazione con una “Bell’Abissina”. Una bambina, come la pratica di quegli anni prevedeva. Il Madamato. Pratica diffusissima all’epoca, poiché centinaia di migliaia erano gli italiani presenti nel Corno d’Africa o in Libia e nelle altre colonie – e basta cercarle nelle cassettiere dei nonni italiani, qui si possono ritrovare tantissime fotografie che ritraggono altre scene di uomini italici accanto a ragazzine di colore. Storie identiche a quella narrata da Montanelli. Montanelli magari ha avuto la dignità storica di raccontarla pubblicamente, i nonni – nemmeno in famiglia.

Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini

Distruggere è stupido

Che si fa, distruggiamo anche le foto dei nonni? Le strappiamo? Come se tutto ciò non fosse mai avvenuto? Così potrà ripetersi più facilmente? Distruggiamo e incendiamo però anche le case che i nonni ci hanno lasciato in eredità? Ragionare sul proprio passato e sui privilegi indubbiamente derivati da quel passato, non significa distruggerlo, è da stupidi fare ciò. Punto. Ma siamo un paese di fazioni e non incline all’analisi critica. E forse – più verosimilmente – siamo un mondo intero di fazioni e bandiere… Ricordo di una presentazione con Christian in una nota libreria barese, quando la padrona di casa iniziò a zittirmi perché avevo citato un pensiero proprio di Montanelli, relativo ai movimenti degli anni ‘70 in Italia – e sulla loro presunta inutilità storica da Montanelli delineata. Ed è noto il pensiero di Pasolini sugli stessi movimenti. La padrona di casa, nel perfetto ruolo di ex sessantottina italica, mi intimò di non citare questi fascisti nella sua libreria. “La palla è mia e decido io chi gioca”, insomma. A quel punto, mi venne spontaneo fare un parallelo che mi ritornerà di lì in poi più volte alla mente: quello fra il pensiero anti-omologante e anticonformista di Montanelli, narrato in Albania una e mille e quella smisurata amorevole attenzione di Pasolini per le realtà particolari e non omologate – dettate dalla semplicità dello stare al mondo con pochi strumenti d’ogni genere a disposizione.

Indro Montanelli, foto Agenzia TAMTAM
Indro Montanelli, foto Agenzia TAMTAM

– «….che in Italia non si riesca ancora a comprendere che Montanelli e Pasolini spesso dicevano le stesse cose, è davvero un fatto strano…»

È vero, Montanelli ebbe questa relazione con una ragazzina di colore – come molti, moltissimi dei nostri nonni! Anche Pasolini ebbe relazioni con dei ragazzini, quindi, che si fa? Domani andiamo a distruggere il monumento a Pasolini di Ostia? La Storia non perdona, racconta. E non perdonerà di sicuro questi miseri gesti, che sono di stupidità prima ancora che di ogni altra natura. Oggi, sono questi i gesti omologanti che rischiano di fomentare il nuovo pensiero unico della contemporaneità. E sia chiaro: chi se ne frega della statua! Non sarebbe importato nulla di queste, nemmeno allo stesso Montanelli o a Pasolini del monumento di Ostia, ma forse ad entrambi avrebbe fatto più paura vedere il diffondersi di questo pensiero unico – privo di alcuna riflessione critica.

5 Commenti

  1. Francamente non c’è proprio nulla che accomuna i due intellettuali né nell’esperienza politica ne in termini di sensibilità artistica e mi meraviglia la forzatura del tutto personale di chi pubblica questo articolo. In secondo luogo riguardo alla distruzione o meno della statua, motivo da cui scaturisce tale articolo. Mi esprimo come sempre nei termini non violenti. Mai la violenza contro le persone e le cose vanno giustificati. Tuttavia una domanda di come mai è saltato in mente ad una comunità di erigere una statua in memoria di Montanelli me la sono sempre fatta. Chi l’ha deciso? Un bravo giornalista può non essere, come in questo caso, un uomo da prendere come modello per l’intera società. Apprezziamo i quadri di Caravaggio, ma venne condannato e quindi costretto ad un esilio volontario che l’ha portato indirettamente alla morte. Ciò non significa che non apprezziamo le sue opere. Non si tratta di cancellare l’opera di Montanelli, ovviamente, ma di valutare se il comportamento come uomo ha offerto un valore civile in più degli altri verso la comunità. Una comunità che si vede rappresentata nella sua totalità (anche come esempio morale) nella sua persona al punto da volerne ricordare la memoria attraverso la presenza di una statua. Ecco, visti i noti trascorsi fascisti e razzisti di Montanelli, da cui non ha mai preso le distanze, avrei evitato proprio di farlo. E non è vero che tutti facevano così, lo facevano solo i fascisti perché per quel regime la sospensione dei diritti civili e la negazione della morale era la regola. Il relativismo storico conduce a tutte altre conclusioni. Montanelli non era figlio del suo tempo (come si sostiene nell’articolo) ma figlio della cieca fede negli ideali fascisti e razzisti che per fortuna sono stati combattuti dai paesi dove non vigeva questo regime. Nonostante i suoi vizi più o meno deprecabili, Pasolini non si è mai espresso per la violenza e per la soppressione dei diritti, anzi li ha sempre combattute in nome dell’emancipazione dei soggetti più deboli attraverso le sue opere. Per questo sono favorevole alla rimozione della statua del primo e non del secondo. Perché non si tratta di una opera di Montanelli ma di un’opera recente molto controversa anche perché per molti non particolarmente riuscita, realizzata “in memoria” del noto giornalista. Se qualcosa di significativo può rappresentare questa presenza, va cercato negli atti pubblici e relativa politica che ne hanno portato alla realizzazione. Questo si, è il documento da valutare in prospettiva storica.

  2. Montanelli non si è sposato con una nera, ha usato una bambina nera per i suoi comodi. E non era “senso comune”, c’era chi non lo faceva. Ma il problema è che Montanelli questa cosa l’ha rivendicata dopo, molto dopo, così come ha sempre negato l’uso dei gas nella guerra d’Etiopia. Il problema vero è però ancora un altro, che qui c’è ignoranza e malafede. L’ignoranza esibita di quel pezzo d’Italia che in fondo è ancora fascista nel suo cuoricino.
    E per piacere non cominciate a parlare di pensiero unico, intellettuali dissidenti, Montanelli e Pasolini molto simili, addirittura pensiero critico. Questo è l’Uomo qualunque che ritorna ciclicamente, la solita miscela di urfascismo, finta eterodossia e ignoranza compiaciuta. Non poteva mancare la battuta sulla signora sessantottina, veramente la sagra del luogo comune. Complimenti davvero

  3. che articolo stupido. Cosa c’entrano le foto e le case lasciate in eredità dei nonni? La statua è un simbolo. Un simbolo che una comunità SCEGLIE di celebrare e nel quale identificarsi. Domandarsi in cosa ci si stia identificando, oggi nel 2020, mi sembra doveroso oltre che legittimo.

  4. L’accostamento tra Pasolini e Montanelli in termini culturali e di vissuto personale potrá disturbare la morale a senso unico di qualcuno, ma risponde ad un’onesta riflessione che guarda in piú direzioni. In entrambi i casi non si é trattato di stupro, quindi le forzature su Montanelli di questi giorni sono fuori luogo.

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