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Mutonia a rischio: Santarcangelo Festival difende la casa degli artisti dalla demolizione
Attualità
di redazione
È la casa, lo spazio, il luogo, il contesto, vissuto, attraversato, performato e raccontato da una comunità che, fin dagli anni ’80, ha dato impulso a sperimentazioni artistiche avanzate e radicali, esperite direttamente nella vita quotidiana, al di là del palco o dell’esposizione. Si tratta del Campo di Mutonia, a Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini, e recentemente è finito – o meglio, ritornato – al centro di una controversia legale che potrebbe portare alla sua demolizione ma la comunità artistica non ci sta e in campo scende anche Santarcangelo Festival, con un’accorata lettera aperta.
Il Campo di Mutonia: la storia del contenzioso
Il Consiglio di Stato ha accolto un ricorso che contesta la legittimità di alcune strutture presenti nel campo, ribaltando una precedente sentenza del TAR del 2020. Già, perché il campo è abitato dai Mutoid Waste Company, collettivo internazionale nomade nato negli anni ’80 nell’ambiente culturale e sociale di Londra e che, nel 1990, trovò la sua casa in Romagna, in una cava abbandonata sul fiume Marecchia. Abilissimi nella creazione di sculture e installazioni realizzate con materiali di recupero, spesso di ispirazione post-apocalittica e cyberpunk, gli artisti di Mutonia vivono in architetture dallo stile unico, strutture realizzate con rottami industriali, vecchi veicoli e materiali riciclati.
Con il tempo, il Campo è diventato un “polo” culturale di ricerca alternativa, legata ai temi del riuso, dell’autocostruzione e della libertà creativa, ospitando eventi, performance e collaborazioni con autori e manifestazioni di grande rilevanza, come il Santarcangelo Festival. Ma Mutonia ha dovuto affrontare anche diverse sfide burocratiche e legali per la sua permanenza.
In particolare, il contenzioso con Giorgio Ricci, vicino di casa degli artisti, che si trascina da anni. Già nel 2013, in seguito a ripetute segnalazioni da parte di Ricci, il Comune verificò che alcune piazzole di sosta all’interno del campo Mutoid – dove gli artisti abitano in strutture ricavate da roulotte e camion dismessi – risultavano abusive. Scattò così un’ordinanza di demolizione, poi revocata grazie a un piano urbanistico speciale elaborato dall’amministrazione comunale in collaborazione con Regione e Soprintendenza, che riconobbero il valore culturale e artistico del luogo.
Nel 2020 il Tar respinse il ricorso di Ricci ma cinque anni dopo è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato a ribaltare la situazione: il Comune, secondo i giudici, non aveva il potere di annullare l’ordinanza di demolizione, in quanto le strutture abitative contestate non rientrerebbero nell’attività artistica del collettivo. Il provvedimento, dunque, va riesaminato da capo.
Un colpo durissimo per la comunità, che si è insediata a Santarcangelo nel 1990. Oggi circa 20 persone vivono stabilmente a Mutonia, vicino al fiume Marecchia, tra cui anche famiglie con bambini. Il sindaco di Santarcangelo, Filippo Sacchetti, ha assicurato che l’amministrazione farà tutto il possibile per garantire la permanenza della comunità: «Con i nostri legali stiamo valutando nuovi percorsi legislativi. Il ribaltamento della sentenza del Tar non cambia di una virgola le ragioni che ci hanno spinto a varare un piano urbanistico per Mutonia».

La lettera di Santarcangelo Festival
In risposta, le direzioni artistiche del Santarcangelo Festival hanno espresso il loro sostegno a Mutonia con una lettera, firmata da Antonio Attisani, Roberto Bacci, Silvia Bottiroli, Olivier Bouin, Enrico Casagrande, Silvio Castiglioni, Lisa Gilardino, Chiara Guidi, Tomasz Kireńczuk, Ferruccio Merisi, Ermanna Montanari, Eva Neklyaeva, Daniela Nicolò, Sandro Pascucci.
«Con questa lettera vogliamo prima di tutto sottolineare l’importanza di Mutonia e la sua posizione identitaria per Santarcangelo di Romagna e per il Festival, e difendere il diritto della comunità di rimanere nel luogo in cui 35 anni fa ha scelto di vivere. Viviamo la mancanza di riconoscimento per la Mutoid Waste Company e della sua rilevanza culturale come un segno preoccupante, che non ci può lasciare indifferenti. Quando nel 2013 la permanenza della compagnia fu messa in pericolo per la prima volta, un’azione di enorme solidarietà da parte della comunità santarcangiolese, e il sostegno delle autorità locali e regionali, permisero il riconoscimento di Mutonia come parco culturale, e non solo zona abitativa. In questo senso, vediamo la sentenza del Consiglio di Stato come un intervento legislativo che riguarda il diritto – o la mancanza di diritto – ad occupare uno spazio, ma soprattutto come una decisione contro la diversità e la libera partecipazione alla cultura nel suo senso più vasto», si legge nella lettera.
«I Mutoid nascono in un momento in cui i grandi movimenti artistici e politici del Novecento procedevano verso una trasformazione in qualcosa di diverso, sulla spinta della prima grande crisi economica globale degli anni Settanta e dell’ascesa di un liberismo economico sempre più sfrenato, che – nel Regno Unito e altrove – incideva pesantemente sulle fasce più deboli della popolazione come sulle pratiche della controcultura e della contestazione.
“Mutate or die” è il motto di Mutoid Waste Company: abiti, musiche, estetiche potevano essere nuove o differenti, ma il punto era sempre lo stesso: creare alternative concrete a quello che stava diventando la società. Se i movimenti di protesta del Novecento reclamavano un futuro diverso e migliore, i collettivi di fine secolo ribaltavano completamente il disperato “No future!” urlato dal punk nel ben più propulsivo “Do it yourself”: proclamando, non che non esiste un domani, ma che ci sarà soltanto se ce lo si costruisce assieme, da sé. Così, il disinnesco, l’appropriazione, il riassemblaggio – ideale e/o materiale – degli elementi propri della civiltà industriale diventano con i Mutoid i principi di base di una nuova forma possibile di impegno, nell’idea di un’arte, di una politica, di una tecnologia libere, accessibili, partecipate, alla portata di tutte e tutti.
I Mutoid sono sempre state e stati un’avanguardia nei confronti dei cambiamenti sociali e politici. Le loro idee e pratiche diventano oggi, soprattutto nel contesto della crisi climatica, una proposta da cui abbiamo molto da imparare. Crediamo fermamente che il ruolo delle istituzioni culturali, della cittadinanza santarcangiolese e dello Stato possa proteggere questa esperienza e garantirne la possibilità di un continuo sviluppo, non la demolizione, in una concezione plurale della cultura e della cultura teatrale, una necessaria “biodiversità” culturale che definisce da sempre lo spirito del Festival».

Le iniziative di solidarietà
Tra le iniziative di solidarietà per Mutonia, mercoledì, 26 febbraio, alle ore 21, il Centro – Supercinema Santarcangelo ospita la proiezione di Hometown Mutonia di ZimmerFrei, documentario realizzato per Santarcangelo Festival 2013, che attraversa il campo e ne fa emergere le complessità, l’originalità, la fragilità, la storia comune e i caratteri individuali
Prima della proiezione, saliranno sul palco per un breve intervento il Sindaco Filippo Sacchetti e Andy MacFarlane, chitarrista scozzese e abitante di Mutonia, per condividere riflessioni sul valore culturale e sociale della comunità.