06 maggio 2022

«Incidere con la cultura»: il gallerista Francesco Pantaleone al Comune di Palermo

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Fondatore della omonima galleria d'arte contemporanea, animatore culturale legatissimo al suo territorio, Francesco Pantaleone si candida al consiglio comunale di Palermo: l'intervista

Francesco Pantaleone
Francesco Pantaleone © ph. Mario Virga

Fondata nel 2003, immersa nel centro storico di Palermo, nei pressi del famosissimo mercato della Vucciria, prima negli ambienti storici di Palazzo Gravina Filangeri di Rammanca, poi a Palazzo Di Napoli, ai Quattro Canti, all’incrocio dei due principali assi viari della città, la FPAC – Francesco Pantaleone Arte Conteporanea è una delle gallerie d’arte più rinomate in Italia. Stefano Arienti, Per Barcaly, Letizia Battaglia, Liliana Moro, Stefania Galegati, John Kleckner, Loredana Longo, Ignazio Mortellaro, Keiran Brennan Hinton, alcuni degli artisti esposti, tra grandi nomi affermati e promettenti emergenti, tra valorizzazione del territorio e apertura agli stimoli internazionali. Nel 2017, la seconda sede a Milano, in zona Porta Romana, per sviluppare ulteriormente la ricerca portata avanti a Palermo. Ad animare questo progetto, l’energia e la visione di Francesco Pantaleone, nato da madre tedesca e padre siciliano, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Urbino, a Londra e a New York. E adesso, una nuova avventura, mettendo la sua esperienza nell’arte e nella cultura al servizio della comunità. Come? Candidandosi nella lista di Franco Miceli, come Consigliere Comunale, in vista delle prossime elezioni del 12 giugno 2022.

Che cosa ti ha spinto a candidarti e che cosa avresti in mente per Palermo?

«Il motore che mi spinge sempre è l’amore per Palermo, ma c’è anche la fiducia nel fatto che gli ideali in cui crediamo possano ancora essere motivo di cambiamento. Per anni ho sempre vissuto da semplice cittadino le complessità di Palermo, adesso ho sentito la necessità a 50 anni di mettermi in gioco e spingermi a fare un passo in più. So benissimo che sono molte e non immediate le problematiche da affrontare. Ma la logica delle piccole cose e dei gesti semplici credo che possa dare segnali concreti ed i lunghi anni ad osservare mi hanno dato modo di capire cosa concretamente serve a chi vive la quotidianità della città. Naturalmente il mio ambito è quella della cultura ed è li che proverò per quanto meglio posso a incidere».

Il nome conca d’arte gioca con conca d’oro e la domanda qui non può essere rivolta ad altro se non all’idea delle immense possibilità – anche economiche – che avrebbe Palermo nel sviluppare i suoi tesori.

«Le possibilità si cercano, si inventano e si trovano. Insieme. Prima da sognatori e idealisti ma poi anche da persone concrete che desiderano trovare soluzioni ai problemi, trovare possibilità alle intenzioni. Se c’è una cosa che ho imparato, è non arrendersi o vivere nel passato di ciò che poteva essere e non è. Bisogna costruire le opportunità e Palermo in questo senso mi ha sempre dato ragione».

 

Al di là di una fede politica, quali sono i modelli a cui ti stai ispirando? 

«L’esempio della mia famiglia, l’onestà di mio padre, il rigore e la gentilezza di mia madre, la correttezza e la generosità delle molte persone che in questo percorso di vita mi hanno fatto crescere. Potrei fare nomi importanti ed eroici che hanno segnato la mia vita come quella dei siciliani tutti, ma non li farò perché non voglio cadere nella retorica e perché sento che l’esempio e la luce di questi uomini e donne speciali sono stelle accese per tutti coloro che sanno in che direzione guardare».

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