26 febbraio 2021

Nuovi scenari per i musei: dal videoclip di Sannino alla scissione tra Cultura e Turismo

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La polemica sul videoclip di Andrea Sannino al Museo di Capodimonte, risolleva la questione del ruolo dei luoghi della cultura, nel momento in cui il Turismo diventa un ministero indipendente

L’accesa querelle sul videoclip di Voglia, ultimo singolo di Andrea Sannino, ambientato nei meravigliosi corridoi del Museo di Capodimonte di Napoli, ha superato i confini locali, come del resto era implicito nell’utilizzo – a dire il vero non troppo pertinente – del termine Neomelodico, con il quale un articolo del Corriere del Mezzogiorno rubricava la questione.

Aggettivo usato per qualificare una corrente musicale ispirata ai temi e ai modi della canzone tradizionale napoletana, Neomelodico è una parola particolarmente apprezzata dal vocabolario internazionale che, sotto la sua definizione, raggruppa una serie di fenomeni e, irrimediabilmente, contribuisce alla formazione dei corrispettivi stereotipi. Nulla di male in questo, gli stereotipi, d’altra parte, sono delle “figure retoriche” fondamentali per il buon esito di qualunque narrazione.

Ma proprio sull’attribuzione neomelodica è intervenuto lo stesso Andrea Sannino, in una intervista: «Poco c’entra, invece, il fatto di avermi messo in mezzo con appellativi dispregiativi, quali “neomelodico” che in quel caso è stato usato solo per offendere. Mi chiamano neomelodico, secondo quella che è la loro definizione di neomelodico, intendendo quello che, magari, va sotto al Caravaggio con il mitra a inneggiare la camorra».

A prescindere dal caso specifico di Andrea Sannino – neomelodico o meno – e del Museo di Capodimonte, la questione riguarda il ruolo e la funzione dei musei. Che non siano più dei luoghi deputati alla sola conservazione delle opere d’arte è scritto da diverso tempo anche nelle carte del ministero, dove si cita in abbondanza il termine di valorizzazione. Cosa significa esattamente? Allo stato attuale del discorso – che però non ha ancora assorbito gli slittamenti dell’era Covid – la valorizzazione è qualcosa di molto prossimo alla diffusione massiva, quindi, il principale discrimine è numerico, quantitativo.

Con ogni probabilità, a seguito della scissione del MIBACT in due ministeri, quello della Cultura e quello del Turismo, questo concetto della valorizzazione come diffusione – con tutte le ricadute pratiche e attuative sul territorio che comporta – verrà sottoposto a una complessa revisione, che avremo modo di analizzare nel prossimo futuro. Anche tenendo in conto gli effetti delle restrizioni dovute alla pandemia sugli spostamenti e sugli assembramenti e, quindi, sulle strategie di sostenibilità di un settore come quello del turismo che, fino a ora, non ha certo brillato per attenzione alla sostenibilità.

La separazione e la nascita dei nuovi ministeri sono state formalizzate oggi, in sede di Consiglio dei Ministri, chiamato ad approvare il Decreto Legge che prevede il riordino dei ministeri. A decorrere dal 31 marzo 2021, la Direzione generale Turismo verrà trasferita al neonato relativo Ministero, avviando ufficialmente un nuovo corso anche per i Beni Culturali, afferenti al Ministero della Cultura, il cui nuovo acronimo ufficiale sarà MiC, retto dal confermatissimo Dario Franceschini.

Per il momento, è ancora poco decifrabile la posizione di Massimo Garavaglia in merito alla sua materia, che come è noto pesa per il 13% sul prodotto interno lordo e, come forse è meno noto, contribuisce  per il 20% a ingrossare le fila dell’economia sommersa. «Noto con soddisfazione che abbiamo tutti un obiettivo condiviso: andare uniti sulla promozione turistica del brand Italia nel mondo e migliorare l’aspetto digitale», ha dichiarato il neoeletto ministro del Turismo durante in incontro con l’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, svoltosi ieri pomeriggio.

«La promozione deve invitare il turista a venire in Italia e non perdersi in mille rivoli. Sulla tematica dei ristori, nel prossimo decreto affronteremo il tema ottimizzando i meccanismi, quello che si è fatto sull’onda dell’emergenza può essere migliorato. Sul tema Bolkestein lo affronterò subito con il ministro competente delle infrastrutture e dei trasporti. Do sin d’ora la mia piena disponibilità a istituire con i Comuni una cabina di regia permanente che si riunisca periodicamente, così come ho fatto ieri con le Regioni», ha continuato Garavaglia che, per l’occasione, ha risfoderato l’argomento molto caro alla Lega, quello della direttiva Bolkenstein. Ma, a prescindere dai tormentoni di alta e bassa stagione, la strada è ancora tutta da battere e, prevedibilmente, porterà spesso a sovrapposizioni tra Cultura e Turismo.

Di certo, sarebbe bello e utile se i parametri del nuovo corso del MiC fossero qualitativi, mantenendo però, dall’esperienza accumulata in questi ultimi anni, l’idea di un coinvolgimento dei musei e dei siti della cultura nella parte viva, attiva e pulsante della società. Ma con discernimento sul metodo e sui prodotti realizzati per gli “utenti finali”.

Mentre è relativamente facile calcolare e prevedere i numeri che possono essere raggiunti da un determinato prodotto – che sia un post sui Social Network, un videoclip o un meme – molto più difficile è curarne la qualità. O meglio, è un lavoro che richiede delle competenze che, attualmente, non molti musei hanno in organico. Per esempio, una commissione esperta di mezzi di comunicazione e aggiornata sui nuovi linguaggi che, all’occorrenza, possa stabilire dei criteri, degli standard di qualità, e seguire la realizzazione dei prodotti “esterni” al museo ma ambientati nei suoi spazi come, appunto, videoclip di canzoni oppure videogiochi, serie tv, film, dirette streaming di youtuber e influencer e altro ancora da immaginare.

A prescindere dall’ansia di monetizzare o di visibilizzare, è inevitabile che i musei e i siti culturali diventeranno degli ambienti sempre più aperti alle contaminazioni di altri ambiti. Del resto, è successo spesso nella storia recente, dalle sfilate di moda al Partenone ai film di Woody Allen. Succederà sempre di più, per tanti motivi. Anche perché lo spazio a disposizione è sempre più esiguo e proprio i luoghi della cultura sono tra i pochi rimasti non solo poco esplorati ma anche incredibilmente ricchi di suggestioni sempre contemporanee, per loro stessa natura. Perdere il tempo o perdere l’occasione sarebbe un peccato.

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