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Mosul, l’Unesco completa i restauri dei monumenti distrutti dall’ISIS
Beni culturali
di redazione
Un tempo crocevia di culture e fedi lungo la Via della Seta, la città irachena di Mosul è diventata un campo di battaglia durante l’occupazione dell’ISIS, subendo devastazioni che hanno colpito il suo patrimonio storico e religioso. Grazie al programma Revive the Spirit of Mosul dell’UNESCO, tre dei suoi monumenti più significativi, quali la Moschea Al-Nouri, la Chiesa di Al-Tahera e il Convento di Al-Saa’a, sono stati restaurati e, adesso, risaltano come simboli di pluralismo e resistenza. «Abbiamo dimostrato il potere del patrimonio, della cultura e dell’educazione nel superare una crisi che molti ritenevano insormontabile», ha dichiarato Audrey Azoulay, Direttrice Generale dell’UNESCO.
Una città riconquistata dalle macerie
Mosul è stata sotto il controllo dell’ISIS dal 2014 al 2017, un periodo segnato da brutalità, cancellazione culturale e distruzione. Oltre alla perdita di migliaia di vite umane e allo sfollamento di intere comunità, il patrimonio architettonico e religioso della città ha subito danni incalcolabili. Il gruppo militante ha sistematicamente demolito santuari, chiese, moschee e biblioteche, con l’intento di cancellare secoli di convivenza interreligiosa. La campagna per la liberazione di Mosul, lanciata tra il 2016 e il 2917 dalle forze del governo iracheno e milizie alleate, quali il Governo del Kurdistan, restituì una città devastata, disseminata di rovine.
In questo contesto drammatico, nel 2018 l’UNESCO lanciò un’iniziativa di restauro da 115 milioni di dollari, finanziata principalmente da Emirati Arabi Uniti e Unione Europea. Negli ultimi sei anni, artigiani, archeologi e restauratori locali hanno lavorato instancabilmente per restituire alla città la sua identità.
Moschea Al-Nouri: la ricostruzione di un capolavoro medievale
Fondata nel XII secolo, la Moschea Al-Nouri era celebre per il suo iconico minareto pendente al-Hadba, soprannominato “la gobba” per la sua inclinazione distintiva. Nel 2017, l’ISIS la fece esplodere durante gli ultimi giorni di battaglia. La sua ricostruzione ha richiesto misure straordinarie, tra cui la rimozione di 115 ordigni esplosivi nascosti tra le macerie. Il minareto, un capolavoro di ingegneria medievale, è stato ricostruito utilizzando tecniche tradizionali di muratura in mattoni, con il supporto di specialisti che in passato hanno lavorato anche sulla Torre di Pisa.

Chiesa di Al-Tahera: un testimone della resilienza cristiana
Costruita nel 1862, la Chiesa di Al-Tahera, appartenente alla comunità cattolica siriaca, è stata gravemente danneggiata, con le pareti distrutte e i suoi oggetti sacri profanati. Il recente restauro ha restituito alla chiesa la sua architettura originale, accompagnata dall’installazione di due nuove campane in bronzo, incise con raffigurazioni della Vergine Maria.

Convento di Al-Saa’a: un monumento alla conoscenza
Fondato nel 1870 dall’ordine domenicano, il Convento di Al-Saa’a era un luogo di culto e un importante centro educativo e medico, con scuole, un seminario, un ospedale e un prezioso archivio di manoscritti antichi. Durante l’occupazione dell’ISIS, il convento fu trasformato in una prigione. In un atto di coraggiosa resistenza culturale, Padre Najeeb Michaeel, oggi arcivescovo caldeo di Mosul, riuscì a mettere in salvo i manoscritti, preservando un patrimonio inestimabile. Oggi, il convento è stato restaurato e le sue campane possono tornare a suonare, segnando il ritorno della vita religiosa.
Il significato della ricostruzione
Mosul, il cui nome significa proprio “crocevia”, è sempre stata un esempio di diversità religiosa ed etnica. A differenza di molte altre città ottomane, qui cristiani, musulmani ed ebrei hanno convissuto per secoli senza forti divisioni settarie. Proprio questa identità interreligiosa è stata presa di mira dall’ISIS.
Oggi, gli sforzi dell’UNESCO vanno oltre il restauro dei monumenti. Più di 1.300 giovani iracheni sono stati formati nelle tecniche di restauro tradizionali, garantendo che il sapere artigianale dei loro antenati non vada perduto. Centinaia di case di epoca ottomana nella città vecchia di Mosul sono state restaurate, contribuendo a ridare vita alle strade devastate dalla guerra.
Le sfide ancora aperte
Nonostante questi progressi, la ricostruzione di Mosul è tutt’altro che conclusa. Molti siti cristiani ed ebraici restano in rovina, e solo una piccola parte delle famiglie sfollate è tornata. Yohanna Yousef Twaya, direttore dell’ONG per i diritti umani Hammurabi, segnala che la popolazione cristiana della città si è drasticamente ridotta, con appena 60 famiglie rientrate. Anche lo storico quartiere ebraico di Mosul rimane in gran parte abbandonato, ostaggio di complesse dispute politiche e legali.
A ciò si aggiungono le incognite geopolitiche. Le tensioni regionali, la persistente instabilità della vicina Siria e l’incertezza sugli aiuti internazionali pongono rischi concreti. Alcuni temono che l’estremismo possa riemergere. Tuttavia, per molti, Mosul rappresenta oggi un modello di ricostruzione post-bellica, un esempio di speranza per altre città devastate dal conflitto, da Aleppo a Gaza.