24 marzo 2003

Cinque mesi di Biennale

 
Alla Biennale c'è la folla durante i tre giorni dell'opening e poi la mostra vivacchia e sonnecchia. Non sarà più così per la 50esima edizione. Si alza il sipario sulla prossima kermesse veneziana. Tutte le mostre, i progetti, i nomi, gli eventi a latere, gli appuntamenti della più grande mostra d'arte del mondo. E un forum per parlarne su Exibart...

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Conferenza iperaffollata per la presentazione ufficiale della 50. Esposizione Internazionale d’Arte de La Biennale di Venezia. Anfratto sotterraneo del nuovo Auditorium di Renzo Piano (tutti credevano che la sontuosa presentazione si sarebbe svolta in una delle sale principali) e cartella stampa antiecologica con otto chilogrammi circa di carta.

Torniamo seri. E’ Franco Bernabè, noto imprenditore prestato (non certo a tempo pieno) alla cultura, a fare gli onori di casa. Nuove partnership (con la Tiscali per il rinnovato sito, con la Illy, con RaiSat, con la Coop, con vari studi di architettura che studieranno totem informativi), incremento dei rapporti con il comune di Venezia e rinnovate collaborazioni tra le varie biennali, soprattutto con quella di danza alla sua prima edizione.

Ma la vera sfida della Biennale del 2003 sarà quella da vincere con il pubblico-dittatore. 99 saranno gli incontri con artisti, critici, giornalisti, curatori che saranno organizzati22729(3) praticamente per tutti i giorni di apertura dall’ASAC (Archivio Storico per le Arti Contemporanee) diretto dal giovane Giovanni da Empoli. E poi ci sarà Utopia, la mostra curata da Hans-Ulrich Obrist che, prevederà al suo interno continue performance, spettacoli, letture di poesie.
Per fare una Biennale sempre attiva e sempre frequentatissima e, sotto sotto, per superare in numero di visitatori i seicentomila della Documenta di Kassel.

Ed ecco Francesco Bonami. Con aria per la verità svogliata (moscia, si dice a Roma), il direttore parla in linea molto generale della sua mostra, fa riferimento al titolo Sogni e Conflitti. La dittatura dello spettatore che si adatta alla perfezione all’attuale situazione del mondo, scherza mostrando una diapositia del Perseo che potrebbe rappresentare il Bernabè che taglia la testa, dopo l’inaugurazione della mostra, alla medusa-Bonami.
Spiega subito la scelta di fare una mostra-delle-mostre. Una babele di 10 curatori. Individua nel suo predecessore, il curatore ticinese Haarald Szeeman, il collega che ha segnato il modo di far mostre nel XX secolo. Sottilmente si pone come successore per quanto riguarda il XXI secolo. E la scelta di non fare una mostra esclusivamente autoriale è una colonna del nuovo modo di costruire esposizioni d’arte. “Non ho voluto scegliere dei semplici consulenti, che poi alla fine dei lavori ti odiano perché tu ti sei preso tutti i meriti della loro competenza” -dichiara il curatore fiorentino- “Ho pensato al contraro di chiamare dei veri curatori, ho dato loro così tanta autonomia tanto da non sapere che mostre realizzeranno. Verificherò solo il giorno dell’inaugurazione se ho avuto ragione o se ho fatto una pazzia“.
Anticipando l’immancabile domanda del giornalista di turno chiude il capitolo-Italia. “Il paese sta vivendo un momento molto bello per quanto riguarda l’arte contemporanea, tutti si stanno avvicinando. Nella Biennale non ci sarà un classico Padiglione Italia ma gli artisti italiani invitati nelle varie mostre saranno molti, poi ci sarà il Padiglione Venezia con gli artisti vincitori del Premio per la Giovane Arte indetto dalla Soprintendenza per l’Arte Contemporanea ed infine Massimiliano Gioni presenterà alcuni giovani ne La Zona, di fatto un nuovo padiglione realizzato dagli architetti genovesi A12“.
Poi Bonami prende possesso del diaproiettore e noiosamente mostra in velocissima carrellata una serie di immagini di opere e progetti previsti per le varie mostre. Segnaliamo esclusivamente la presenta di un inedito Mattew Barney che, concluso il grande videociclo dei Cremaster inizia a… disegnare!
Non mancano le prime rivelazioni sui Leoni d’Oro, sono quelli alla carriera assegnati a due grandi artisti piemontesi. Carol Rama, apprezzata più all’estero che da noi, e Michelangelo Pistoletto, maestro dell’Arte Povera che in questi ultimi anni si sta impegnando con una attivissima fondazione a Biella. (massimiliano tonelli)28431

LE MOSTRE

Saziamo la curiosità di molti elencando (ci scuserete la brevità) tutte le mostre che comporranno questa Biennale. Per ognuna un breve sunto e la lista degli artisti partecipanti.

Ritardi e Rivoluzioni (giardini)
a cura di Francesco Bonami e Daniel Birnbaum
Da nomi notissimi sino a giovani appena affacciatisi al circuito artistico. Si tenterà di sottolineare i punti di tangenza tra le pratiche. Aree sfumate ai confini tra video, pittura, installazione, performance. Perché il significato di un’opera d’arte non è mai stabile. Assieme a Pittura/Painting sarà la mostra principale della rassegna.
artisti Franz Ackerman, Kai Althoff, Thomas Beyerle, Matthew Barney, Glenn Brown, Berlinde de Bruyckere, Maurizio Cattelan, Johnas Dahlberg, Tacita Dean, Sam Durant, Juan Pedro Fabra, Fischli & Weiss, Ceal Floyer, Giuseppe Gabellone, Ellen Gallagher, Isa Genzken, Carmit Gil, Gelix Gmelin, Robert Gober, Amit Goren, Dan Graham, Massimo Grimaldi, Kevin Hanley, Damien Hirst, Carsten Hoeller, Piotr Janas, Ian Kiar, Din W. Le, Sarah Lucas, Lucy McKenzie, Kerry James Marshall, Helen Mirra, Rivane Neuenschwander, Gabriel Orozco, Jennifer PAstor, Richard Prince, Carol Rama, Charles Ray, Tomias Rehberger, Shirana Shabazi, Efrat Shvily, Rudolf Stingel, Jaan Toomik, Andy Warhol

La Zona (giardini)
a cura di Massimiliano Gioni
Ecco forse la mostra più attesa tra gli addetti ai lavori in Italia. Gioni ha scelto cinque artisti da collocare in un nuovo spazio per l’arte italiana realizzato dagli architetti A12 di fronte al padiglione americano. Per un nuovo ed instabile spaccato dell’arte contemporanea in Italia.
artisti Alessandra Ariatti, Micol Assael, Anna De Manincor, DiegoBiennale 2003 - A12 - LA ZONA Perrone, Patrick Tuttofuoco

Clandestini (arsenale)
a cura di Francesco Bonami
Ci sarà in Clandestini tutto ciò che è emerso dai numerosi viaggi di Francesco Bonami attraverso le realtà contemporanee del mondo. Tra politica, identità ed autobiografia. Senza confini.
artisti Etti Abergel, Avner Ben Gal, Thompson Cheyney, COlin Darke, Flavio Favelli, Ghazel, Dryden Goodwin, Hannah Greely, Hakan Gursoytrak, Michal Helfman, Eva Koch, Paulina Olowska, Mgnus von Plessens, Horge Queiroz, Aida Ruilova, Bojan Sarcevic, Dana Schutz, Doron SOlomons, Monika Sonowska, Tatian Trouvé, Nobuko Tsuchiya, Amelie von Wulffen, Shizuka Yokomizo, Liu Zheng

Smottamenti (arsenale)
a cura di Gilane Tawadros. In collaborazione con il Forum for African Arts
Fratture di superficie della nuova arte africana e della diaspora africana. Discontinuità e terremoti attraverso cinque decenni.
artisti Frank Bowling, Hassan Fathy, Wael Shawky, Kader Attia, Salem Mekuria, Zarina Bhimji, Samta Benyahia, Rotimi Fani-Kayode, Clifford Charles, Laylah Ali, Pitso Chinzima, Veliswa Gwintsa, Moataz Nasr, Sabah Naim, Moshekwa Langa

Sistemi individuali / Individual Systems (arsenale)
a cura di Igor Zabel
Il concetto di sistema è un paradigma della modernità. Senza il funzionamento del sistema niente funzionerebbe. Fin qui gli aspetti positivi. Ma la modernità non è solo razionalità e funzionalità. Tensioni, lotte e conflitti nella mostra di Zabel.
artisti Viktor Alimpiev & Marian Zhunin, Pawel Althamer, Art & Language, Josef Dabernig, IRWIN, Luisa Lambri, Yuri Leiderman, Andrei Monastirsky, Pavel Markus, Roman Opalka, Marko Peljhan, Florian Pumhosl, Simon Starling, Mladen Stilinovic, Nahum Tevet

Zona d’Urgenza (arsenale)
a cura di Hou Hanru
Le città scoppiano, soprattutto ad oriente. E non solo per troppo affollamento. L’urbanizzazione e la pianificazione subiscono e prestano quindi necessariamente il fianco ad una modernità ‘diversa’. Una negoziazione della realtà che vede impegnati artisti, intellettuali, architettu, attivisti.
artisti Yung Ho Chang e Atelier FCJZ, Adel Abdessened, Alfredo Juan Aquiliza e Maria Isabel Aquilizan, Atelier Bow-Wow e Momoya Kaijima, Campement Urbain, Canton Express, Jota Castro, Young-Hae Chang Heavy Industries,28429(1) Shulea Cheang, Heri Dono, Gu Dexin, Huang Yong Ping, Joo Jae-Hwan, Sora Kim e Gimhongsoh, Surasi Kusolwong, Kyupi-Kyupi, Jun Nguyen-Hatsushiba, Tsuyoshi Ozawa, Tadaso Takamine, Tsang Tsoy-choi, Wong Hoycheong, Yal Lei e Fu Jie, Yan Pei-Ming, Yang Zhengzhou, Zhang Peili, Zhu Jia

La struttura della sopravvivenza (arsenale)
a cura di Carlos Basualdo
Come reagiscono, o meglio come sopravvivono, gli artisti e gli architetti alle crisi politiche che si susseguono nei paesi in via di sviluppo (specie quelli sudamericani)? Tra sostenibilità, auto-organizzazione, intermediazione estetica e resistenza Basualdo cerca di dare risposta.
artisti Caracas Group, Carolina Caycedo Sanchez, Alexandre da Cunha, Paola di Bello, Yona Friedman, Gego, Fernanda Gomes, Rachel Harrison, José Antonio Hernandez-Diez, Koo Heong-a, Chris Ledochowski, Mikael Levin, Marepe, Cildo Meireles, Oda Projesi, Antonio Ole, Olumuyiwa Olamide Osifuye, Marjetica Potrc, Raqs Media Collective, Pedro Reyes, Andreas Siekkmann / Alice Creischer, Grupo de Arte Callejero, Robert Smithson, Mayer Vaisman, Dolores Zinny / Juan Maidagan

Rappresentazioni arabe contemporanee (arsenale)
a cura di Catherine David
Niente di più attuale di una mostra sul medioriente. La David rielabora, ripropone e amplia la sua Contemporary Arab Rappresentation già vista a Rotterdam e Barcellona.
artisti Tony Chakar, Rabih Mrouè, Walid Raad, WAlid Sadek, Paola Yacoub, Michel Lasserre ed altri

Il Quotidiano Alterato (arsenale)
a cura di Gabriel Orozco
Pochi giocatori e poche regole: niente pareti, niente piedistalli, niente vetrine, niente video, niente foto! Play!
artistiAbraham Cruzvillages, Jimmie Durham, Daniel Guzman, Damian Ortega, Damian Ortega, Fernando Ortega, Jean Ortega, Jean Luc Moulene

Stazione Utopia(arsenale)28428(1)
a cura di Molly Nesbit, Hans-Ulrich Obrist e Rirkrit Tiravanija
Impossibile elencare gli autori (la lista è peraltro sempre in movimento) di questo progetto nato da un workshop della facoltà di architettura (IUAV) dell’università di Venezia. 160 artisti sono stati chiamanti per realizzare manifesti che invaderanno la città. Utopia Station sarà un luogo dove fermarsi, guardare, parlare e riprendere il viaggio. Un progetto che potrà continuare negli anni.

Pittura/Painting: da Rauschenberg a Murakami, 1964-2003 (museo correr)
a cura di Francesco Bonami
Mostrona storica in Piazza San Marco. Si parte dal ’64, anno di svolta per la Biennale e per la storia della pittura. Il premio per la pittura è vinto da Bob Rauschenberg, un americano. Per la prima volta l’Europa perde una supremazia cultura che riacquisterà, forse, solo con l’exploit di Londra negli anni Novanta. La mostra parte da qui per arrivare ad oggi. Si tratterà probabilmente di una delle maggiori attrattive in laguna.
artisti Robert Rauschenberg, Lucio Fontana, Bridget Riley, Alberto Burri, Andry Warhol, Domenico Gnoli, Richard Hamilton, Philip Guston, Renato Guttuso, Roy Lichtenstein, Enrico Castellani, Jan Hafstrom, MAria Lassnig, Gerhard Richter, Jorg Immendorff, Frank Auerbach, Fraz Gertsch, Martin Kippenberger, Anselm Kiefer, Georg Baselitz, Jean Michel Basquiat, Francesco Clemente, Marlene Dumas, Francis Bacon, Sigmar Polke, Carroll Dunham, Erik Bulatov, Damien Hirst, Lari Pittman, Gino de Dominicis, John Currin, Peter Doig, Jenny Saville, Elizabeth Peyton, Gary Hume, Luc Tuymans, Margherita Manzelli, Chuck Close, Thomas Scheibitz, Glenn Brown, Takashi Murakami

Interludes (sedi varie)
progetti esterni ed interventi urbani
Una polifonia di voci. Gli interludi saranno interventi esterni, intermezzi mentali della mostra come dice Bonami. Dodici interventi attraverso il normale percorso espositivo della mostra.
artisti Darren Almond, Pawel Althamer, PEdro Cabrita Reis, Thomas Demand, Urs Fischer, Mareaperto Onlus, Jeppe Hein, Gabriel Kuri, Alexandre Perigot, Sandi Hilal e Alessandro Petti, Paola Pivi, Piotr Uklanski

progetti speciali (sedi varie)
Una serie di tubi, o meglio di cavi, di canali informativi dove il flusso è costituito dai visitatori. Ecco il progetto The cord degli architetti archea associati e c+s associati. Le strutture serviranno, a Venezia e in altre città italiane, a fornire informazioni sempre aggiornate sulla Biennale.
Riserva Artificiale, a Porto Marghera, sarà l’altro progetto speciale per la Biennale del 2003. Nasce da una collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti di Venezia e la Biennale. Riserva Artificiale si ‘prenderà cura’ della Darsena di via dell’Atomo nell’inquinatissimo porto veneto. Tra i promotori del progetto l’artista Cesare Pietroiusti.

apparati
I leoni d’oro alla carriera
Le partecipazioni nazionali
Tutte le mostre a latere
Tanti architetti alla Biennale
Biennale, gossip dalla presentazione stampa
categorie correlate
Speciale di Exibart per la Biennale2001


Sogni e Conflitti. La dittatura dello spettatore
Direttore: Francesco Bonami
Venezia, Giardini della Biennale – Arsenale – Museo Correr – Stazione Santa Lucia
Inaugurazione ufficiale: 14 giugno
Apertura al pubblico dal 15 giugno al 2 novembre 2003
www.labiennale.org


[exibart]

4 Commenti

  1. Nell’ambito delle manifestazioni per la 50a edizione della Biennale d’Arte di Venezia, grazie all’organizzazione di Guglielmo Di Mauro, nella sezione Extra 50 è stato invitato anche l’artista friulano Piermario Ciani che si presenta con due diverse opere realizzate in collaborazione con altri artisti.
    Come coordinatore del progetto FUN (FUNtastic United Nations), Piermario Ciani ha ideato e organizzato la Bank Of FUN, stampando vere banconote di stati immaginari, edite da AAA edizioni e disegnate da vari artisti: Emanuela Biancuzzi, Dogfish, Andrea Bocchi, Prof. Bad Trip, Carolina Del Sal, Pablo Echaurren, Helmut King, Keith Bates, Aleksandar Zograf e altri.
    Durante le giornate della vernice e dell’inaugurazione della Biennale, in vari luoghi di Venezia, Enrico Michieletto si esibirà nella performance “Gondollars” sponsorizzata dalla Bank of FUN.
    Come autore Piermario Ciani si presenta insieme a Vittorio Vella con l’opera “Saluti da Venezia” frutto dell’interazione di suoni e immagini campionati, rielaborati e diffusi nel web col sostegno dell’Internet Point RialtoNet.

  2. l’ennesima presa in giro.
    Anche quest’anno mancano moltissimi artisti italiani in vita, storicizzati e di fama internazionale, i quali dovrebbero invece avere ampio risalto,nonchè non vedo tra i nomi riportati quelli dei piu’ interessanti giovani emergenti.
    Una cosa è certa il “mitico” Cattellan non manca mai!
    E’proprio vero che la biennale di venezia è il contrario di tutto.

  3. Come al solito ci si chiede dove sono gli artisti italiani?…. escluso quei pochi raccomandati che non sono sicuramente i più bravi e meritevoli anche questa volta ci hanno ignorato, ma forse pensando bene alle cose che le gallerie italiane ci propinano ed a quello che gli adetti ai lavori sostengano e giusto che sia cosi, quando le logiche di scelta dei vari concorsi di merda e del sistema italia per l’arte cambierà realmente forse anche a livello internazzionale avremo più credibilità e riscotreremo così una maggore attenzione, ma questo non avverrà finchè sano gli artisti piu pipponi e leccaculi quelli ad avere una maggiore visibilità internazionale, e pertanto è giusto che sia cosi… presi per il culo anche in casa nostra dove non siamo più padroni di decidere chi si debba pulire le chiappe per primo nel bide del bagno di casa nostra, viva l’italia

  4. La grande novità di questa Biennale non è rappresentata dal fatto che si vedrà la solita montagna di schifezze ma dal fatto che anche nella tradizionale mostra degli artisti storici ad eccezione di Bacon, De Dominicis, Fontana, Burri, Gerhard Richte e dei gradevoli Rauschemberg e Warhol sarà difficile essere colti dalla sindrome di Stendhal: Non conoscendo le motivazioni per le quali in tale mostra sono completamente assenti gli artisti che anche dopo il 1964 hanno creato opere di grandissimo pregio mi permetto di inventarmele di sana pianta. Mancano Picasso, Balthus, Mirò, De Chirico e Moore perché la presenza dei quadri di questi lazzaroni impedirebbe qualsiasi lucignolata critica. Manca Tàpies per la fifa maledetta che fa un artista dotato dell’arma letale della ragione quando sa esprimersi con la scrittura. Manca Sutherland per fare in modo che Bacon sembri un caso isolato. Manca Peter Blake perché per rappresentare il pop inglese dipinge troppo bene e finirebbe con l’oscurare le campiture fighette di Richard Hamilton. Per una ragione analoga si è rinunciato a Hans Hofmann uno dei pochi tedeschi non cupi al contrario della marea di prussiani presenti, tutti maledettamente drammatici: il bravissimo ma cupissimo Gerhard Richte, lo slavato Georg Baselitz, il mitologico e barbarico Anselm Kiefer, Thomas Scheibitz detto anche il  Mondino senza sorriso, il neo dadaista sgocciolone e poliesterone Sigmar Polke, Martin Kippenberger la versione Wagneriana di Warhol e infine Franz Ackerman detto il vorticista del furor segnico. Manca Cy Twombly per non dare una casa alla leggerezza e manca Richard Diebenkorn perché se no si capirebbe che esiste un America diversa da quella di Basquiat dove si sa coniugare pensiero a bravura pittorica. Manca Hans Bellmer perché la precisione tecnica è concessa solo se ci si perde nelle illusioni ottiche della op art di Bridget Riley. Manca Frank Stella perché il suo minimalismo, troppo vicino all’espressionismo astratto, metterebbe in pericolo lo sgargiantello e sparacchione Lari Pittman. Mancano Lam e Sebastian Matta per non oscurare i fumettoni di Carrol Dunham e la mediocrità naive di Peter Doi. Mancano Philip Guston e Patrick Heron preferiti a Gary Hume con le sue grafichette londinesi o al timoroso e annebbiato Luc Tuymans. Sono invece presenti Francesco Clemente probabilmente per fare incazzare Chia e Paladino, Domenico Gnoli con la sua pittura sapiente ma decisamente freddina, Renato Guttuso perché a qualcuno non venga in mente di riscrivere la storia della pittura figurativa italiana del 900′ con gente del calibro di Lorenzo Tornabuoni, di Music, di Clerici, di Cagli o di Tommasi Ferroni. Enrico Castellani perché i suoi chiodini sottopelle sono una trovata buona per tutte le stagioni. Marlene Dumas perché il suo intimismo slavato è lontano anni luce da quello straordinario di una Barbarigo e quindi non crea problemi.
    PER CHI FOSSE INTERESSATO A UNA VISIONE DIVERSA SULLA BIENNALE SEGNALO LA PAGINA DEL MIO SITO DEDICATA ALLA MANIFESTAZIONE VENEZIANA http://www.gnomiz.com/nexus/arte00/bienna.htm

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