26 giugno 2001

Fino al 4.IX.2001 biennale_padiglione uruguagio Venezia, Giardini di Castello

 
Un grande tumulo di terra, un simbolo di morte circondato da elementi di vita che lo riflettono infinite volte in un caleidoscopio spiazzante. Rimer Cardillo e la sua personale nel padiglione dell’Uruguay alla Biennale...

di

La galleria del padiglione uruguagio è quasi interamente ingombra da un tumulo di terra, una scultura naturale o un primitivo elemento architettonico, ricoperto di approssimate terrecotte.
La struttura biomorfa è l’installazione di Rimer Cardillo: un grande tumulo di terriccio sorregge decine di terrecotte raffiguranti armadilli, armadilli, lucertole, pesci. Tutti fossili, animali morti, elementi disforici in un lavoro che, però, viene completato da uno specchio raffigurante l’immagine di Tlazolteotl, divinità della fecondità, della creazione, della nascita; nello specchio vitale di Tlazolteotl si riflette la mortifera collinetta, il “Cupì” – come in Uruguay vengono chiamati questo genere di tumuli creati dalle formiche – dunque si moltiplica fino a circondare completamente il pubblico invadendone tutti i punti di vista e rendendosi ubiquo.
Angel Kalenberg, nel catalogo del padiglione, presenta in maniera utile e schematica il progredire della ricerca di Cardillo fino all’appuntamento veneziano. Un lavoro che – seppur spesso nato in paesi diversissimi dal suo – ha sempre guardato ai fiumi, alle paludi, alle foreste dell’Uruguay. Opere che continuamente richiamano la memoria, fino ad aggredire i temi di vita e di morte che sembrano percorrere sempre le installazioni del cinquantasettenne maestro nato a Montevideo.Rimer Cardillo
Gli elementi vivi/morti di Cardillo divengono nel “Cupì” degli attori insostituibili di una estetica archeologica mai fine a se stessa. La violenza del tumulo di animali morti è, in realtà, una denuncia continua alla situazione uruguagia, un’ammonimento che alcuni hanno voluto interpretare come ‘ideologico’, scaturito dalla incomprensione verso un paese che – unico in Sudamerica – è stato capace di sterminare tutte le popolazioni indigene, usare i fiumi come fogne a cielo aperto, eliminare ogni forma di rispetto verso l’ambiente.
La carica di critica sociale dunque permea il lavoro di Cardillo, i suoi animali – nell’ottica Biennale – possono esser affiancati alle duemila tartarughe installate nei Giardini dal Cracking Art Group: a qualcuno è venuta voglia di portare a casa qualche esemplare di queste simpatiche bestioline, avrebbe fatto lo stesso con un inquetante armadillo morto ?

Forum e sondaggi correlati:
La Biennale di Venezia, il forum dei lettori
E’ iniziata la Biennale, ci andrai?

Massimiliano Tonelli



Padiglione Uruguay
49. Biennale di Venezia 2001
10 giugno – 4 novembre 2001
Venezia
Giardini di Castello – Arsenale
Orari di apertura
10.00 – 18.00 martedì – sabato
10.00 – 22.00 sabato
chiuso il lunedì


[exibart]

4 Commenti

  1. Rimar Cardillo col suo tumolo di animali morti vuol far conoscere a tutti la situazione del suo paese. E’ come volesse chiedere aiuto. Bravo Rimer Cardillo, un abbraccio. Maria Pezzica

  2. Non sono ancora stata alla Biennale, ci andrò presto; l’dea dell’opera di Cardillo mi sembra una testimonianza forte di un paese che ha sofferto e soffre ancora per i motivi che tutti sappiamo. Darò un mio commento più preciso quando avrò visto l’opera.
    Ora vorrei sapere di più, se possibile, sull’artista e come é possibile contattarlo. grazie.

  3. Cara Italia,
    un consiglio per contattare l’artista sudamericano. Manda una email al solertissimo ufficio stampa della biennale chiedendo se a loro volta ti possono dare il contatto con l’uff. stampa del padiglione. E poi il gioco è fatto.

  4. molto suggestiva l’opera di Cardillo!Guarda caso,l’8 gennaio 2001,nella mia piccola città dell’Italia meridionale,suscitando ire tremende , ho realizzato un “documento di pietra”,scultura-istallazione :una montagna di enormi massi in pieno centro storico;non solo non sono stata invitata alla biennale,ma ho rischiato la ..lapid-azione…..e soprattutto il boicottaggio mediale (televisivo.)..Tuttavia credo che quella montagna di pietra,o il suo fantasma,tormenterà le coscienze di molti…a meno che quella stessa normalizzazione dell’orrore-che l’opera voleva evidenziare e contrastare-non sia ormai irrimediabilmente compiuta..comunque, se volete vederla ,l’opera è tra le performances del mio sito:www.terivolini.it

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui